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02-19 INTERROGAZIONE CHIRURGIAclicka per ingrandire

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di Luciano FEDELI
tratto da FaceBook

Il primo passo verso la chiusura della pneumologia è stato compiuto con la deliberazione n° 389 del 2014 da parte della direzione generale della ASL che è passata senza alcuna opposizione concreta.
Che nulla sia cambiato non è vero e lo si può dimostrare ma il meglio ha da arrivare.
Poi se nulla è cambiato tutto non poteva restare com’era?
Ma vediamo perché così non è. Con il Decreto Ministeriale n° 70 del 2015 si sono regolati gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza sanitaria e l’articolo 3 stabilisce quali siano i numeri minimi e massimi con i quali può funzionare una unità operativa di pneumologia su un territorio compresi tra i 400.000 e gli 800.000 abitanti.
Questo non significa che Grosseto sarà chiusa, perché sarà inserita nel contesto di area vasta e ne sarà riferimento, ma significa che se qualcosa dovrà essere sacrificato questo sarà a Massa Marittima, dove vi è una semplice sezione, con attività ridotta dal 2014.
È qui che sta l’inganno, sostenuto da una passività politico-istituzionale senza precedenti che tende sempre più a minimizzare gli eventi assumendo una frase di rito “nulla cambia per i cittadini”. Non è vero!
È vero il contrario: passo dopo passo si stanno spegnendo quei servizi fondamentali che tutelano la salute e tengono in vita le realtà minori, evitando lo spopolamento ed anzi cercando di attrarre nuovi residenti.
Non è stato il governo di turno o quello di Firenze a tagliare ma il silenzio di chi ha accettato senza ribellarsi o porre condizioni in ambito locale ad un piano sbagliato e ad una delibera monocratica in netto contrasto con quanto stabilito in sede istituzionale.
A Fivizzano vi è una situazione analoga per lo stesso reparto e per altre attività che riguardano la chirurgia. A Fivizzano si sono mossi amministratori, si è mossa la gente, Mugnai consigliere di Forza Italia ha fatto persino un’interrogazione al Consiglio Regionale, si è creato quel movimento e quell’interesse rispetto ad un tema reale come la salute.
Qui da noi prevalgono silenzio ed indifferenza, anzi dà fastidio quando qualcuno esprime un punto di vista, un’opinione, quando si toccano argomenti sensibili, si esprimono critiche o si va a turbare i programmi.
Forse si sta guardando troppo avanti e non ci si occupa più di quelle che saranno le conseguenze ed i destini di scelte sbagliate che avranno ricadute negative sui cittadini in un comprensorio che non è solo quello di casa nostra ma ben più vasto e importante.
Ed è così anche per altri settori della sanità ospedaliera per i servizi territoriali, quelli sociali e dei servizi al cittadino sui quali avremo occasione di porre all’attenzione della gente per ricostruire quella partecipazione, quella voglia di discutere, lottare che servono soprattutto in momenti oscuri come quelli attuali.
C’è chi mi dice che la mia è una reazione legata a motivi personali, chi ritiene che voglia avere visibilità, io ritengo più semplicemente che lo faccio e lo farò, con i compagni del mio partito e con chi condividerà questi obiettivi come prioritari, solo per dire la mia su questo e su altri temi, per esercitare il diritto di esprimere quello che penso. Mi dispiace ma prima restare fermi significa vivere in ginocchio ed io preferisco rischiare ma vivere e lottare in piedi cercando, per quello che posso, di cambiare e contrastare tutto quanto provoca diseguaglianza e ingiustizia.

 

di Roberto OVI

articolo pubblicato il 5 Agosto 2013

 

Le “Società della Salute” sono un tentativo ambizioso della Regione Toscana,e dell’ex assessore regionale alla Sanità Enrico Rossi di ricondurre sotto un’unica gestione integrata i servizi socio sanitari e socio assistenziali, non riconducibili all’assistenza ospedaliera, erogati dai diversi soggetti istituzionali e non (Aziende USL, Comuni, ex IPAB – divenuti ASP ovvero Aziende Pubbliche per i Servizi alla Persona, medici convenzionati, associazioni non profit e del privato sociale).

L’allora assessore regionale Enrico Rossi, a quel tempo coordinatore per le politiche sanitarie della Conferenza Stato Regioni, le sottopose nel 2002 all’attenzione dell’allora Ministro della sanità Girolamo Sirchia, ottenendone un giudizio positivo ed un invito alla sperimentazione che, con la riforma del Titolo V della Costituzione, non doveva comunque più essere sottoposta all’autorizzazione ministeriale. 

Per questo motivo inviterei l’amico Stefano Mugnai (PDL), ex assistente di Lorenzo Zirri (CDU, poi confluito nel gruppo di Formigoni), ad essere meno severo con i propri giudizi sulle Società della Salute (SdS). Mi ritrovo molto di più con il giudizio a suo tempo espresso dall’amico Marco Carraresi che, pur criticando con precise motivazioni le SdS, invitava a seguirne con attenzione e rispetto la sperimentazione, rinviando i propri giudizi al termine della sperimentazione triennale, secondo le modalità previste in una delibera del Consiglio Regionale del mese di Settembre dell’anno 2003.

Questo fu il percorso seguito da me e Cappelloni, prima con la Delibera C.C. n°95 del 26 Novembre 2003 e poi con la successiva Delibera C.C. n°95 del 20 Dicembre 2004, con la quale abbiamo accompagnato in modo critico, ma anche propositivo e privo di inutile spirito polemico (si leggano a tale scopo gli interventi letti in consiglio comunale ed allegati alle due deliberazioni) questa sperimentazione.

Nel corso dei due anni successivi, per gentile intercessione del Sindaco Lidia Bai e del Presidente della Società della Salute Luciano Fedeli, ci fu anche consentito di far parte di una delle commissioni (percorsi ospedale territorio), e di conoscere persone dalle qualità davvero notevoli, confrontandomi con le quali ho imparato molto.

Al termine di questo lavoro, è scaturita prima l’immagine di salute del territorio e poi il PIS (Piano Integrato di Salute). Poi, dovendo passare alla fase attuativa di questi processo, che avrebbe dovuto portare alla creazione di molti servizi, credo che la sperimentazione si sia come impantanata, tanto che anche la Sezione Regionale di Controllo della Corte dei Conti, in un proprio referto del 2010, ha fortemente censurato ritardi ed i profili di estrema burocratizzazione di questa sperimentazione, che riguardava ben 27 zone socio sanitarie in tutta la Toscana.

Chi oggi gioisce, legittimamente, della fine delle Società della Salute, dovrebbe anche porsi un’altra domanda: in quale altro modo, certamente migliore di quello delle SdS, sarà possibile coinvolgere tutti i professionisti della sanità nella gestione dei servizi socio sanitari e socio assistenziali territoriali, compresi quelli ad alta integrazione, mettendo al centro i bisogni reali dei cittadini?

E’ ancora tollerabile che i degenti, specie anziani, debbano girare come una trottola da un servizio all’altro, da un professionista all’altro, portandosi sotto braccio referti medici e certificati?

Se le Società della Salute avessero funzionato, ci sarebbe stato un tutor territoriale che avrebbe gestito l’intero percorso assistenziale di ciascun degente.

E’ ancora tollerabile che un genitore di bambino piccolo, con quest’ultimo a casa con la febbre alta, debba sentirsi dire dal pediatra al telefono “lo avvolga in una coperta e me lo porti in Studio”, piuttosto che venire egli stesso a visitarlo a domicilio?

Questo era uno egli scopi della sperimentazione delle Unità di Cure Primarie, con le quali si doveva anche evitare gli accessi inappropriati al Pronto Soccorso Ospedaliero, che determinano ingenti spese a carico della collettività.

Forse sarò un idealista, oltre che un incapace, ma io non riesco ad esultare per il fallimento delle Società della Salute.

 

fonte   www.ilmessaggero.it

In ospedale per un’emorragia ma la tac è fuori uso: muore 41enne

 
Una corsa disperata al pronto soccorso in preda a una emorragia, l’unica tac in dotazione rotta da giorni per un pezzo di ricambio da sostituire e l’inizio di un’odissea tra gli ospedali dell’Asl Napoli 2 Nord, terza più grande d’Italia, terminata con il decesso del 41enne Gianluca Forestiere la sera del 2 gennaio. Fotogrammi di una tragica storia iniziata nella serata di San Silvestro e ora al centro di una delicata indagine coordinata dal pm Manuela Persico. La procura ha disposto il sequestro della salma di Forestiere e della cartella clinica, dopo la denuncia sporta alla polizia dalla moglie 36enne Emanuela Falco: tra oggi e giovedì mattina si procederà all’autopsia e, contemporaneamente, partiranno gli avvisi di garanzia all’indirizzo dei medici in servizio negli ospedali di Pozzuoli e Giugliano che hanno avuto in cura Forestiere in quelle concitate ore del secondo giorno dell’anno.
 
Per ora si procede contro «soggetti da identificare», ma gli accertamenti degli inquirenti sono già iniziati per individuare chi abbia accolto in ospedale il 41enne, chi abbia disposto il suo trasferimento e chi, infine, abbia deciso per il rientro a Pozzuoli dopo averlo sottoposto a una tac allo stomaco. Atti giudiziari dovuti, dopo la denuncia della famiglia, per consentire ai periti di parte di partecipare all’incidente probatorio. Dall’esame autoptico si potrà iniziare a dipanare un caso di presunta malasanità, come accusano i familiari rappresentati dall’avvocato Amerigo Russo e chiarire quanto avvenuto nelle ultime 36 ore di vita del 41enne, padre di due bimbe, manager nella concessionaria Bmw M.Car di Teverola e che da poco si era trasferito in un appartamento di Arco Felice. 

I poliziotti del vicequestore Pasquale Toscano hanno ascoltato i parenti, a cominciare dalla moglie e hanno annotato orari e percorsi fatti il 31 dicembre e il pomeriggio del 2 gennaio nella spola tra i due ospedali della Na2 Nord.

Le lancette dell’orologio di questa terribile storia – le cui responsabilità sono tutte da chiarire – iniziano a scorrere nel tardo pomeriggio del 31 dicembre. Secondo quanto riferito dai familiari, il 41enne ha la febbre, con scariche violente di diarrea e vomito verdastro. Emanuela gli consiglia di andare nel vicino ospedale di Pozzuoli, dove viene visitato e sottoposto alla somministrazione di una flebo con antipiretico che gli fa abbassare la temperatura corporea e soprattutto lo reidrata. Sembrano i sintomi di una banale influenza. Gianluca resta in osservazione poco più di un’ora e poi firma le dimissioni volontarie. Si sente meglio. Esce dall’ospedale con le proprie gambe. Ma, una volta a casa, il giovane e brillante manager della Bmw avverte di nuovo quei fastidi allo stomaco e, soprattutto, una forte emicrania.

La situazione precipita nel giro di 36 ore. Dalla mattina del 2 gennaio il 41enne continua ad accusare dolori lancinanti a stomaco e testa. Vomita più volte. Perde conoscenza e a quel punto, siamo intorno alle 17.50, la moglie chiama disperata il 118 e chiede l’intervento dell’ambulanza. Intorno alle 18 c’è l’ingresso al pronto soccorso di Pozzuoli: i medici decidono di sottoporlo ad una tac allo stomaco, ma il macchinario della Radiologia, l’unico in dotazione nell’ospedale più grande dell’Asl con un milione di abitanti è guasto. Rotto da alcuni giorni per colpa di un pezzo di ricambio (e rimasto in panne fino alle 17 di ieri pomeriggio).

 
A quel punto il paziente viene trasferito in ambulanza con medico a bordo al San Giuliano di Giugliano per la tac e dall’esame strumentale emerge un quadro che avrebbe convinto i medici a riportarlo a Pozzuoli: a differenza di Giugliano lì c’è il reparto di neurochirurgia. Una corsa contro il tempo. In ambulanza tra i due nosocomi che distano 27 chilometri l’uno dall’altro. A Pozzuoli Gianluca Forestiere arriva in fin di vita intorno alle 21.30, quando sopraggiunge l’arresto cardiaco. Poi il buio, la disperazione, il dramma di una intera famiglia che ora chiede giustizia. 

 

 

 

 

Saccardi: una nuova norma per completare quella già varata

 

Ma i comitati sono a quota 40mila firme e tuonano: un sotterfugio

 

 

 

 

di Samuele Bartolini

 

 

 

 

 

Banchini davanti agli ospedali. Tavolinetti improvvisati con i moduli da firmare nei mercati rionali di mezza Toscana. Boom di visualizzazioni dei video di protesta su Internet. È un fiume che si muove la raccolta firme contro la riforma sanitaria regionale. La previsione è di raggiungere quota 40mila già per fine ottobre, traguardo inaspettato fino a qualche mese fa.

 

E monta pure la polemica con il presidente del consiglio regionale Eugenio Giani accusato dai comitati promotori del referendum di rallentare le procedure per stampare altri moduli per la consultazione popolare che punta ad abrogare la legge 28/2015 con la chiamata alle urne dei toscani entro la primavera.

 

Saccardi e comitati. Il referendum è una “bomba democratica” pronta ad esplodere? È tutto da vedere. Di sicuro punta a ribaltare la legge approvata in corsa sul finire della passata legislatura. Ma l’assessore alla sanità Stefania Saccardi reagisce: «C’è chi fa i referendum e chi fa le leggi. Io preferisco fare le leggi per migliorare la qualità del sistema a favore dei cittadini e c’è chi invece, con un referendum, vuole conservare lo stato attuale delle cose e mantenere in vita 12 Asl e le aziende ospedaliero-universitarie. Facciamo mestieri diversi».

 

Eppure i comitati sentono puzza di bruciato. A loro non piace l’accentramento dei poteri sanitari nelle mani di Rossi, gridano allo svuotamento degli ospedali periferici, ai 2000 esuberi del personale e promuovono esposti alla magistratura, come a Pistoia. Ci va giù duro Giuseppe Ricci, presidente del Comitato referendario ed ex direttore generale della Asl 9 di Grosseto: «I cittadini non vogliono saperne nulla di questa politica sanitaria di Rossi e della Saccardi e lo dimostreremo con tutte le firme che stiamo raccogliendo». Anche se, in realtà, la riforma sanitaria oggi in discussione porta più la firma dell’ex assessore Luigi Marroni che quella di Stefania Saccardi, che ha appena assunto la delega alla Sanità.

 

A sostenere il referendum, sono tutti i partiti oggi all’opposizione, da FI di Stefano Mugnai alla Sinistra di Tommaso Fattori, che hanno iniziato a fare i tavoli insieme ai comitati formando una coalizione trasversale contro l’unico partito che sostiene la legge 28, il Pd.

 

La contromossa della Regione, Eppure sembra che la giunta regionale stia già preparando la contromossa per disinnescare la bomba del referendum. Un’altra legge nuova di zecca per spiazzare i comitati e impedire la possibilità di chiedere il giudizio dei cittadini sulla riforma sanitaria. È la stessa Saccardi che cerca di trovare una via di uscita: «I nostri tecnici stanno lavorando per dare vita a una norma di riordino che completi i principi della legge 28. La presenteremo a fine settembre in consiglio regionale e spero che entro l’anno venga approvata. Conservare l’esistente – aggiunge – non è una risposta ai problemi complessi della sanità».

 

Attentato al referendum. Ma Giuseppe Ricci risponde per le rime: «L’integrazione di cui parla la Saccardi è un sotterfugio. Cosa faranno? Scommetto che modificheranno la vecchia Legge 40 sulla sanità. C’infileranno dentro una serie di emendamenti con gli stessi argomenti della 28: le aree vaste, i direttori di programmazione, gli esuberi». Un’azione possibile che al momento rimane tutta sulla carta e di cui l’assessora Saccardi non parla. Ma i comitati sono già pronti a dribblare l’escamotage che avrebbe un solo obiettivo: vanificare il referendum abrogativo.

 

«Visto che la sostanza degli emendamenti non cambierà, ci rivolgeremo al Collegio di garanzia (una sorta di Corte costituzionale regionale) e chiederemo di trasferire i nostri quesiti referendari alla nuova legge 40», promette Ricci. E finirà che i toscani saranno chiamati comunque ad esprimersi sulla bontà della riforma sanitaria.

 

Intanto, però, la polemica in consiglio regionale è diventata rovente. Grida allo scandalo Mugnai: «Il Pd prova a imbavagliare i cittadini. Fermiamoli», mentre Fattori chiama all’adunata generale: «Se ci provano, chiamerò tutti i gruppi politici e bloccheremo i lavori del consiglio usando tutti i tempi disponibili per gli interventi».

 

 

 

Il futuro dell’ospedale,

le prossime realizzazioni

e lo stato di attuazione dei Patti territoriali

Il sindaco Marcello Giuntini e il vicecommissario della Asl 9 Daniele Testi hanno fatto il punto della situazione.

L’assistenza sanitaria ospedaliera, i lavori al Sant’Andrea, la piena attuazione del programma previsto dal Patti territoriali. Sono questi i temi dell’incontro che si è svolto questa mattina all’ospedale di Massa Marittima tra il sindaco, Marcello Giuntini, il vicecommissario della Asl 9, Daniele Testi, il direttore della struttura, Alessandra Barattelli. Un appuntamento voluto dal primo cittadino per fare il punto sulla sanità locale, in particolare sull’ospedale, e proseguire un percorso condiviso che prevede anche una serie di incontri successivi.
Il prossimo, infatti, con la partecipazione del direttore del Distretto, Maurizio Trifoglio, sarà centrato sull’assistenza territoriale e sull’integrazione ospedale territorio, cui oggi è stato dedicato un breve passaggio riguardo all’incremento dei posti letto nell’ospedale di comunità, alla realizzazione della Casa della salute e alla razionalizzazione degli ambulatori, dato che sono tutti all’interno della struttura ospedaliera.
In questo momento, infatti, sono in corso il lavori per la ristrutturazione di un’ala del primo piano del Sant’Andrea (lasciata libera dai letti di Area medica, spostati al secondo piano, nei nuovi spazi inaugurati a febbraio 2015), dove verranno gradualmente accorpati tutti gli ambulatori specialistici, ospedalieri e territoriali (a giugno sono partiti i lavori per quelli di Cardiologia e di Medicina).
“E’ stato un incontro produttivo e rassicurante – ha dichiarato il sindaco Marcello Giuntini – oggi dedicato soprattutto all’ospedale, mentre il prossimo sarà sull’integrazione ospedale-territorio e sulla  rete dell’assistenza ai cittadini, che vede nella realizzazione della Casa della salute e nell’incremento dei posti letto all’ospedale di comunità, una risposta concreta ai bisogni espressi da questo territorio. Ho riscontrato piena sintonia con il vicecommissario Testi, anche se è nostra intenzione seguire e monitorare costantemente lo stato di avanzamento dei lavori e di attuazione dei Patti territoriali. Infatti, a questo incontro e a quello già previsto, ne seguiranno altri analoghi, con l’obiettivo di fare periodicamente il punto ed evidenziare eventuali ritardi o incongruenze nel programma. A breve, inoltre, faremo anche una visita all’ospedale, nelle parti già ristrutturate e nelle aree di cantiere, per verificare fisicamente l’andamento dei lavori”.

 

 Come è stato ristrutturato l’ospedale

 

Il sant’Andrea è stato oggetto di interventi di ristrutturazione, iniziati nel 2008, per oltre 12 milioni di euro di investimenti, secondo un programma condiviso con il territorio e riportato nei Patti territoriali del 2007, negli aggiornamenti del 2008, ribadito e ampliato nei nuovi Patti del 2013.

Il risultato è un deciso miglioramento strutturale, modifiche alla distribuzione interna degli spazi, interventi nella parte esterna, con la realizzazione della piazzola dell’elisoccorso, inaugurata a gennaio 2011, e del parcheggio di fronte all’ingresso principale.

Dal 2008 al 2013, è stato realizzato il nuovo blocco chirurgico – due sale operatorie a servizio della Chirurgia generale e dell’Ortopedia – l’ambulatorio per la riabilitazione e i locali per le attività di servizio, il poliambulatorio, il laboratorio analisi, il Centro trasfusionale, la dialisi, ampliata e portata a 14 posti. Sono stati successivamente completati i lavori per la Week surgery e l’Endoscopia, sono state realizzate l’area con letti di monitoraggio respiratorio,  l’area chirurgica, destinata ai pazienti che hanno subito interventi e che necessitano di ricovero per uno o più giorni.

A febbraio 2015 è stata inaugurata la nuova Area medica e a giugno sono partiti i lavori per spostare tutti gli ambulatori specialistici al primo piano.

 

 

 

 

IL TIRRENO

03 febbraio 2015

 


 

Giuntini: d’accordo con la riforma ma dietro garanzie precise

«Rispettiamo i patti territoriali»

 


 

MASSA MARITTIMA D’accordo con la riforma che porterà all’area vasta, ma prima vengano rispettati i patti già sottoscritti. È questo il messaggio lanciato dal sindaco di Massa Marittima Marcello Giuntini all’assessore regionale alla sanità Luigi Marroni. «Lo abbiamo detto insieme ad altri sindaci: prima della riforma portiamo a compimento i patti territoriali, ad oggi terminati solo in parte» dice il primo cittadino. Nel presidio ospedaliero di Massa, il Sant’Andrea, ad esempio, mancano ancora dei posti comunità, mentre nel territorio delle Colline Metallifere in generale manca ancora la costituzione di una casa della salute. «Tutto relativo al campo dell’assistenza» spiega Giuntini. Insomma, per i sindaci della zona nord c’è ancora del lavoro da fare prima di passare al passo successivo, ossia l’area vasta. Ma c’è anche un’altra preoccupazione che riguarda tutti gli ospedali periferici, compreso quindi quello di Massa Marittima. «Non vorremmo che la riforma sia fatta con una logica centralistica – dice il sindaco – Vogliamo delle garanzie per i presidi marginali». Tradotto: i territori periferici non vorrebbero che con l’area vasta i primari si vadano a concentrare nelle città, come Grosseto, Siena o Arezzo, ma che ci sia sempre la possibilità di mantenere i vari servizi al paziente anche negli ospedali più decentrati. Anche questa osservazione è stata fatta notare a Maroni, ma alla fine l’assessore ha dato delle rassicurazioni a proposito. «Ha proposto la tesi della salvezza dei piccoli ospedali – spiega Giuntini – Ci appelliamo alla Regione perché ciò venga concretizzato». Ma quando si parla di sanità a Massa Marittima da un anno a questa parte non si può escludere il capitolo pneumologia, con la diatriba nata dopo che l’Asl grossetana ha deliberato di trasferire l’Unità Complessa dal Sant’Andrea al Misericordia, scatenando l’ira della politica locale. Su questo versante in realtà è ancora tutto fermo: la delibera resta congelata, probabilmente finché non si saranno assestati anche i vertici aziendali provinciali. Alfredo Faetti

 

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Tratto da “La Nazione” del 05.01.2015

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Massa Marittima, 13 Novembre 2014

 

 

 

Alla c.a. Signor Sindaco del Comune di Massa Marittima

 

 

OGGETTOInterpellanza su riorganizzazione servizi socio-sanitari della Regione Toscana e relativi effetti sul Protocollo di intesa del 1° Luglio 2007 e sul nuovo accordo territoriale del 27 Luglio 2013

 

 

I sottoscritti Fiorenzo Borelli, Luciana Chelini e Gabriele Galeotti, nella loro qualità di Consiglieri Comunali del Gruppo “Lista Civica Massa Comune”


considerato che

 

il Presidente della Giunta Regionale Toscana Enrico Rossi, nelle proprie comunicazioni al Consiglio Regionale del 5 Novembre u.s., nel corso del quale è stato approvato il Piano Integrale Sanitario e Sociale per gli anni 2012 – 2015 (cfr. comunicato n.1066), ha confermato l’urgente necessità di ridefinire l’organizzazione dei servizi socio sanitari ospedalieri e territoriali, a livello di area vasta, puntando ad un “dimagrimento ed ulteriore qualificazione dei servizi”, anche avvalendosi di mobilità e prepensionamenti;

 

la Deliberazione G.R.T. n. 932 del 27 Ottobre 2014 (BURT 5.11.2014), stabilisce indirizzi alle Aziende ed enti del Servizio Sanitario Regionale per l’avvio di un percorso di analisi per la verifica di eventuali eccedenze di personale, sia per assicurare la realizzazione del percorso assistenziale e lo sviluppo dei servizi ospedalieri e territoriali in rete, perseguendo un’apposita ricognizione delle eventuali posizioni di esubero, con elenchi separati per personale dirigente e quello di categoria;

 

le suddette disposizioni sembrano coniugarsi con le norme della c.d. spending review (articolo 15 comma 13 del D.L. 95/2012, convertito dalla Legge 7 Agosto 2012 n.135), e norme attuative regionali (Delibera G.R.T. n.754 del 10.8.2012), già individuate in un’interpellanza del 17 Novembre 2012 dal gruppo consiliare Massa Comune, nella precedente legislatura, avverando i timori per un assai probabile ridimensionamento degli impegni assunti, e solo parzialmente mantenuti, con il Protocollo di intesa del 1 Luglio 2007 e con il nuovo accordo territoriale del 27 Luglio 2013;

 

visti

 

gli intenti già palesati ed in parte attuati, da parte dell’USL 9, con il verosimile parere positivo della Regione Toscana, di depotenziare i servizi pneumologici nel P.O. Sant’Andrea, già messi in evidenza da questo gruppo consiliare attraverso la nota della consigliera Chelini;

 

I N T E R P E L L A N O

 

il Signor Sindaco del Comune di Massa Marittima, ai sensi dell’articolo 43 del TUEL e del vigente Regolamento del Consiglio Comunale, per sapere:

 

se Ella sia a conoscenza di quanto riferito in premessa;

 

se Ella e l’assessore Irene Carli, di concerto con il Presidente della Società della Salute “Colline Metallifere”, intendano prendere contatti con il Direttore Generale ed il Direttore Sanitario dell’Azienda USL 9 per avere informazioni in merito agli adempimenti della Deliberazione G.R.T. n. 932 del 27 Ottobre 2014, alle possibili ricadute a livello dell’erogazione dei servizi sanitari e socio assistenziali zonali ed al completo mantenimento degli impegni previsti nel Protocollo di intesa del 1 Luglio 2007 e nel nuovo accordo territoriale del 27 Luglio 2013;

 

quale sia, alla data odierna, lo stato di concreta attuazione del protocollo di intesa degli accordi sopra citati, di cui si chiede un dettagliato resoconto scritto;

 

quale sia, alla data odierna, lo stato di concreta attuazione del protocollo di intesa tra l’USL 9 ed il Comune di Massa Marittima per la vendita del castello di Monteregio, approvato con Delibera C.C. n.56 del 9 Ottobre 2008, di cui si chiede un dettagliato resoconto scritto.

 

 

Rimanendo in attesa di Sua risposta nel corso della prossima seduta del Consiglio Comunale, a norma del vigente Regolamento, porgono

Distinti Saluti

 

F.to Fiorenzo Borelli

F.to Luciana Chelini

F.to Gabriele Galeotti

 

 

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Tratto da “La Nazione” del 04.12.2014

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IL TIRRENO

03 dicembre 2014

Sanità

 


 
Botta e risposta tra Massa Marittima e Follonica
sul potenziamento del presidio di Riotorto
«Ospedali: valorizzare il Sant’Andrea»

 


 

Massa Marittima risponde a Follonica, almeno ad alcune sue forze. Il punto del discorso riguarda gli ospedali, con la città del golfo che ne sponsorizza la costruzione a Riotorto e quella del Balestro che difende il suo Sant’Andrea. «Troviamo corretta l’osservazione di un graduale e preoccupante svuotamento di funzioni degli ospedali periferici che, conseguentemente rischiano di fornire sempre meno servizi al territorio – dicono dal Pd massetano – È in questa ottica che siamo recentemente scesi in campo e abbiamo preso posizione per difendere il presidio di pneumologia». I toni sono cortesi e mai polemici, nel tentativo di costruire una strada comune sull’argomento. «È una difficile lotta costante con necessità di vertice di tagliare spese, di risparmiare: siamo sicuri però che in tempi nei quali è arduo trovare fondi per i presidi esistenti, ci sarebbero i fondi per garantire i servizi a una nuova costosa struttura? In tempi di spending review non sarebbe meglio puntare a valorizzare le strutture che già esistono?» Una domanda che vuole andare a centrare il punto, secondo il primo partito di Massa Marittima. «Invitiamo a vedere il Sant’Andrea non come l’ospedale di Massa Marittima ma come una risorsa per un mondo esteso che va dalla costa a un vasto entroterra che non può essere dimenticato –continua la nota – In pochi minuti l’ospedale si raggiunge da tutto il golfo, minuti che potrebbero essere diminuiti investendo su una migliore viabilità. Nelle città, anche a Grosseto, considerando il traffico, ci vogliono tempi maggiori per poter essere assistiti». Da qui l’appello alla strada comune: «lottiamo allora insieme per servizi che rispondano alle esigenze del territorio: un reparto di rianimazione, ad esempio. In tempi difficili non pensiamo ad una casa nuova, ma come ogni buona famiglia ritingiamoci le persiane insieme affinché quella che abbiamo sia bella e accogliente». Parole che trovano il plauso dell’ex assessore oggi consigliere comunale, sempre Pd, Flavio Zazzeri. «Solitamente in un progetto si parte dalla fattibilità tecnica/economica: specialmente sulla seconda nutro dei dubbi sulle possibilità di trovare fondi da destinare ad una nuova struttura. Oltretutto avendo nel raggio di pochi chilometri ospedali importanti come Grosseto, Cecina, Pisa, Livorno tutti sulla costa tirrenica. Io propenderei per verniciare bene la persiane, specialmente se le Asl verranno ridotte in maniera consistente».(a.f.)

 

 

 

Fonte:  LA REPUBBLICA

27 novembre 2014

Rubrica: Sanità

 


No alla riforma delle Asl dai sindacati dei medici malumori in parte del Pd


 

UN PEZZOdel Pd, l’opposizione di destra e di sinistra in regione e i sindacati nazionali dei medici. Tutti all’attacco della riforma delle Asl della Toscana, voluta dal governatore Rossi, realizzata dall’assessore Marroni e gradita al premier Renzi, che più volte ha chiesto il taglio delle aziende sanitarie. Il cambiamento è grandissimo e tanti sono i mal di pancia. Quello forse più rilevante arriva dai professionisti. Si sono mossi i sindacati nazionali dei medici ospedalieri per protestare. «Non possiamo accettare l’idea di un sistema sanitario regionale che, quasi come uno spot mediatico di un hard discount, illude i cittadini sulla possibilità di conciliare una drastica riduzione dei costi con l’incremento della qualità dei servizi di prevenzione e cura e con il miglioramento dei tempi di relazione con i malati. Inaccettabile è il taglio lineare del personale, quasi una rottamazione di massa che pensa di mantenere elevati standard di servizio riducendo le risorse umane e peggiorandone le condizioni di lavoro». Sempre per rimanere sul piano nazionale, è molto duro anche il parlamentare Pd ed esperto di sanità Federico Gelli. «Le tre aziende non vanno bene, bisogna mantenere quelle ospedaliere. In tutto ne vanno fatte sette», spiega. Intanto a Firenze si muove pure Alberto Monaci, che, come ri- vela il vicepresidente della commissione sanità del consiglio regionale, Stefano Mugnai, ha scritto ai revisori dei conti delle Asl toscane per chiedere loro lumi sulla riorganizzazione. «Le truppe anti Rossi nel Pd si stanno organizzando », commenta Mugnai. Del resto ci sono vari consiglieri del partito che hanno già detto che si metteranno di traverso. E anche Prc parla di proposta di riorganizzazione «irricevibile perché fatta così, a pochi mesi dalla fine della legislatura».

La delibera che deve dare il via libera alla riforma dovrebbe essere presentata lunedì prossimo. Non sembra che Rossi e Marroni abbiano intenzione di tornare indietro dalle tre aziende e per gennaio vogliono nominare i nuovi responsabili. Poi ci saranno alcuni mesi, fino a settembre-ottobre quando si scriverà il testo definitivo della norma, durante i quali inizierà un percorso di partecipazione a cui sono invitati professionisti e amministratori locali e regionali.

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tratto da “La Nazione” del 26.11.2014

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ospedale26112014°

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tratto da   www.lanazione.it

di Marcello Mancini

 

Firenze, 23 novembre 2014

 

 

 

L’ex modello Toscana, o la Toscana modello, è un ricordo molto gonfiato che il tempo sta smontando senza pietà. Già lo scandalo dell’Asl di Massa, con il deficit da centinaia di milioni, aveva annebbiato l’immagine della Regione virtuosa ed efficiente. In pochi giorni si è scoperto anche che illustri medici, fra cui primari di ospedale, favorivano aziende private in cambio di favori, regali, viaggi e vacanze pagate. Sono colpe, se provate, che ricadono sui singoli, però gettano ombre sull’intero sistema sanitario. Siccome piove sempre sul bagnato, ecco i nubifragi a provocare le frane del territorio e a rivelare che i pochi lavori di consolidamento sono stati fatti a capocchia, senza controlli e ora bisogna ricominciare con altre spese aggiuntive che piegano i bilanci in ginocchio. E’ ovvio che il governo della regione ha bisogno di una politica che non sia quella del «giorno dopo». In primavera i toscani andranno a votare per rinnovare presidente e consiglio (oggi c’è un primo test in Emilia Romagna e in Calabria), sarà dunque un’occasione per ripensare una strategia e abbandonare gli interventi tampone che hanno caratterizzato gli ultimi anni.

 

RIPENSARE la Toscana. Le rasoiate giudiziarie e le grucciate del del maltempo ci offrono l’occasione per alcune considerazioni. La società sta cambiando e non basta più rigenerare i vecchi temi cari alla sinistra, di cui prima Martini e poi Rossi sono stati indomiti crociati, ingessando lo sviluppo della regione dentro una cultura polverosa che, come si è visto, è condannata dai fatti. Ieri Matteo Renzi, in una lettera a Repubblica, ha spiegato che essere di sinistra significa anche guardare avanti e non voltarsi sempre per confrontare «come eravamo». La Toscana non è una Regione sprecona, di sicuro lo è meno di tante altre. La verginità morale non consegna però la patente di infallibilità. Un progetto moderno di sviluppo dovrebbe partire dai risultati, che finora segnano rosso. Anche laddove c’è stato un impegno politico forte. Dalla battaglia per le acciaierie di Piombino, che rimane carica di incertezze per i lavoratori, a quella – persa clamorosamente – per la rottamazione della Concordia. Serve un linguaggio diverso, per esempio, nel dialogo con le imprese.

 

Serve, crediamo, un Sistema Toscana che sia davvero sistema, oltre gli slogan, e coinvolga tutte le componenti della società. Non è pensabile, per esempio, che le nostre città d’arte, la cassaforte di una economia più consapevole, trovino difficoltà quando c’è da difendere e consolidare monumenti famosi in tutto il mondo. Sarà anche colpa degli imprenditori, probabilmente sordi al grido di dolore delle istituzioni, che si nascondono quando viene chiesto un contributo, anche perché lo Stato non fa nulla per incoraggiare il regime di deducibilità per questo tipo di interventi. Manca – sarà un’utopia? – la mentalità per ragionare insieme. Se il Comune di Firenze non vuole sponsor invasivi sulla facciata del Battistero che va ripulita e restaurata, dovrà fornire una soluzione alternativa all’Opera del Duomo che chiede aiuto. Sembra di stare dentro una Torre di Babele, dove ognuno parla la sua lingua, magari dice di volere il bene comune, ma poi, finita la giornata, torna a casa sua, resta della sua idea, che pochi hanno capito, e il giorno dopo si vedrà. Così non si va lontano. La Toscana che serve è una regione che conosciamo poco, e non basterà solo una pennellata di riformismo consolatorio per convertirla.

 

 

 

Fonte:  CORRIERE FIORENTINO

21 novembre 2014

 


La sanità al prosciutto


 

di Stefano Mugnai*

Caro direttore,

quando la salute della gente viene barattata per un po’ di prosciutto o per una gita al mare, o per una giacca di buon taglio sartoriale, vuol dire che siamo davanti a un sistema sanitario avvilito e avvilente che merita le inchieste, ormai parecchie, cui è sottoposto. Nel caso della presunta corruzione sulle forniture di stent perle cardiochirurgie la filiera di controlli, leggi e procedure è finita letteralmente nel cestino. Vogliamo sapere in quale punto si è generato il vulnus, ed proprio ciò che abbiamo chiesto nella nostra interrogazione formalizzata il giorno stesso degli arresti. Attendiamo delle risposte. Ma al di là delle responsabilità personali qui entra in gioco il ruolo e la capacità degli Estav, le centrali d’acquisto d’area vasta che stanno per essere accorpate su nostro input da tre ad una, di procedere all’acquisizione di beni e servizi secondo logiche di trasparenza e vantaggio per la comunità. Negli ultimi anni gli Estav hanno spesso rinunciato ad effettuare gare per le forniture, scegliendo invece di ricorrere a proroghe su proroghe perdendo dunque l’opportunità di spuntare condizioni più favorevoli e finendo per avvantaggiare sempre le vecchie aziende fornitrici. E quando invece poi le gare sono state fatte, ecco che l’inchiesta svela quali siano stati i termini delle stesse. E anche e soprattutto da condotte simili che poi scaturiscono sprechi e disservizi. Il quadro è assolutamente sconvolgente, anche perché le procedure per le gare ad evidenza pubblica risultano stringenti. La Regione deve spiegarci in quale punto si sia generato il corto circuito. Certo, ora il governatore Enrico Rossi, al solito, alzerà la voce e, dopo quindici anni in giunta regionale prima da assessore alla sanità e ora da governatore, affibbierà la colpa a qualcun altro. Del resto glielo abbiamo visto fare per tutta la legislatura, a cominciare dal caso del crac della Asl di Massa Carrara per proseguire con la presenza regionale nelle partecipate, con i premi incentivanti ai dirigenti elargiti a pioggia, con il tallio nell’acqua della Versilia, con le reiterate alluvioni che negli ultimi anni hanno colpito tante comunità toscane e via scaricando barili in qua e in là. Sì ma lui in questi anni dov’era? Che faceva?

*Consigliere regionale di Forza Italia e vicepresidente della commissione sanità

 


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