Archivi per la categoria ‘Per non dimenticare’
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Ventotto anni fa, con la moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta (Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo e Vito Schifani), fu ucciso Giovanni Falcone.
La strage di quel sabato 23 Maggio 1992, a Capaci, fu ordita da Cosa Nostra.
Al tempo, piccolo e fragile architetto, vestivo la divisa del Carabiniere ausiliario, svolgendo il servizio militare nella minuscola Stazione di Bagno a Ripoli, periferia est di Firenze. Avevo con me la pistola d’ordinanza. Avrei voluto gettare via quella pistola. Avrei voluto buttarla nell’Arno.
Ricordo che, alla notizia della Sua uccisione (passata per radio dalla Centrale Operativa della Compagnia “Firenze Oltrarno” a tutte le proprie vetture), mentre stavo guidando la Fiat Uno di servizio, tutto si fermò e non bastò mezz’ora perché smettessero di tremarmi le gambe.
Voglio umilmente ricordare il Giudice Falcone rammentando la paura e lo sgomento che mi colsero, improvvisamente, in quel triste giorno.
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UN POST DI CINQUE ANNI FA
Massa Marittima 07.04.2015
Al Segretario Comunale
Ai Responsabili di Settore
p.c. al Sindaco
p.c. agli Assessori
p.c. ai Consiglieri di Maggioranza
p.c. alla Procura della Repubblica di Grosseto
p.c. alla Prefettura di Grosseto
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OGGETTO: comunicazione a Vostra firma prot.4793 del 01.04.2015 – mia replica
Gentili Signori,
replico brevemente alla nota in oggetto non senza l’imbarazzo di sapermi rivolto a Soggetti che, per tutta evidenza, volutamente o meno, ben poco hanno capito di quelli che sono i reali obiettivi miei e del Movimento Civico “Massa Comune”.
Ebbene: preso atto delle Vostre pesanti affermazioni, qualora abbiate voluto riferirVi alla mia persona, sono cortesemente a chiederVi, esempi alla mano e ciascuno per proprio conto, di SPECIFICARE MEGLIO quanto incautamente sostenuto.
Ritengo che la Vostre affermazioni tradiscano oltremodo una MERA STRUMENTALIZZAZIONE dei fatti, peraltro suggeritaVi dal Sistema di cui siete parte e dal quale NON POTETE prendere le distanze, quandanche voleste farlo.
Il Vostro è OSTRUZIONISMO, non certo il mio!!!
Io faccio semplicemente il mio dovere di Consigliere Comunale di Minoranza, con serietà e dedizione; siete certi di poter dire la stessa cosa circa i Vostri rispettivi incarichi pubblici?
Qual’è, inoltre, il senso del declinare ogni responsabilità, quando TUTTE le informazioni alle quali alludete sono RIGOROSAMENTE VERE?
La vostra, forse, è paura della VERITA’?
Eppure, per lo meno a mio avviso, non bisognerebbe mai temere la VERITA’, sebbene avversa.
In questo senso, sperando di fare cosa gradita, Vi invito a riflettere sul significato di una frase che mi accompagna da quando ho iniziato a ragionare: “l’unica cosa vera è… la Verità; il resto è politica”.
Evidentemente, quelle che per me sono VERITA’ e TRASPARENZA, per Voi sono “USO ANOMALO DELLE INFORMAZIONI”…
Anche io faccio appello a Voi tutti affinché, in futuro, possiate risparmiarVi figure MESCHINE come quella fatta firmando il documento in oggetto.
Era meglio se, essendo datato 01.04.2015, fosse stato un “pesce d’Aprile”…
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Cordiali saluti.
…….. gabriele galeotti
CLICKA QUI o sull’immagine per leggere la nota
a firma del Segretario e dei 5 Responsabili di Settore
di gabriele galeotti
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Chi mi conosce sa perfettamente chi sono: una persona semplice, con la propria Cittadina nel cuore e incapace di prescindere da Libertà e Giustizia.
Non sosterrò mai di essere un bravo architetto perché non spetta a me dirlo; non ho timore, invece, a definirmi una persona estremamente seria e onesta che non si è mai venduta alla politica e che mai lo farà, neanche con la pistola alla tempia.
Non ho mai avuto tessere di partito ed ho sempre preferito l’impegno civico e sociale a quello politico: ad oggi, mi riconosco solo nell’Onestà e nel Coraggio del Movimento 5 Stelle [nato ben dopo Massa Comune] di cui sono un convinto sostenitore e un attivista della prima ora.
Detesto la politica di partito: all’insegna di incapacità e clientelismo, almeno negli ultimi trent’anni, questa ha mosso unicamente alla ricerca del proprio profitto e di quello dei suoi appartenenti, quand’anche a discapito degli interessi collettivi.
Ed ha corrotto l’azione amministrativa fino a distrarla dal perseguimento dell’interesse pubblico a vantaggio del suo squallido tornaconto: la Pubblica Amministrazione, di conseguenza, ha rinnegato numerosi capitoli della propria missione, fuggendo dal ruolo stesso assegnatole dalla Costituzione.
Quando la sua azione non è trasparente, quasi sempre è tale perché nel torbido si nasconde meglio il malaffare ed è più difficile – se non impossibile – che vengano scoperte le truffe ai danni della Collettività.
Nel caos della politica di partito, inoltre, c’è spazio per tutti: anche (e soprattutto) per gli inetti, i parassiti, i delinquenti e gli ipocriti.
Una realtà permeata di efficienza, basata sul merito e alimentata dal lavoro di persone moralmente limpide, non consentirebbe alla politica di partito di portare a segno i suoi colpi con la facilità di adesso.
Amministratori di bassissimo spessore – affacciatisi alla politica solo per convenienza – hanno portato la mia Cittadina alle soglie del baratro, fors’anche al “punto di non ritorno”, nonostante la Sua storia millenaria, l’arte che custodisce e la straordinaria bellezza del territorio di cui è la perla più preziosa.
Le hanno estorto la dignità conquistata nei secoli e l’hanno spremuta come un limone, lanciandosi vilmente all’assalto delle poche risorse rimasteLe.
Soggetti di bassa lega con un unico obiettivo, altrettanto misero: la spasmodica ricerca di un profitto di parte [il termine “partito” – del resto – deriva proprio dalla parola “parte”].
Ne hanno irriso il prestigio e calpestato l’onore, finanche mortificando i Cittadini e gli Operatori economici tutti, dal commerciante al libero professionista, dall’artigiano al piccolo imprenditore.
In troppi hanno solo approfittato di Massa, senza darLe nulla, mai nulla; hanno solo preso tutto quello che era possibile prenderLe – spesso illegittimamente e senza scrupolo alcuno – benché, quasi sempre, la loro condotta corrispondesse a procurare un danno alla Collettività.
Tutti costoro non hanno una dignità e sono schiavi di un sistema al quale si sono prostituiti e per il quale hanno accettato di delinquere in cambio di un lurido tornaconto (talvolta un tozzo di pane), capaci di tutto pur di procurarsi un profitto personale, anche se in danno altrui.
Mai una sola volta si sono spesi per la causa comune e men che mai hanno sostenuto chi lo ha fatto: hanno sguazzato nel malaffare e, per arricchirsi, hanno approfittato del clientelismo sfacciato messo abilmente in campo dalla politica di partito per gestire ogni cosa.
Chi non è di loro – oltretutto – è contro di loro ed è un nemico. Per questo va controllato e tenuto a bada, gli va fatto capire “chi comanda” e – nei casi in cui possa minare la “tranquillità” del sistema, si giunge a screditarlo e vessarlo, fino a minacciarlo per indurlo a ripensare la sua posizione avversa al partito.
Massa di Maremma [Marittima perché nella “Maritiba Regio” dei Romani], già Libero Comune dal 1225 al 1335, Zecca autonoma dal 1317 al 1319, tra le realtà tardomedievali toscane più importanti – con Firenze, Siena, Arezzo, Pisa, Lucca, Volterra – sta pagando amaramente tutto questo: sta pagando, oggi, tutto il male che la politica di partito e i suoi cavalieri senza cavallo non hanno esitato a farLe.
Ma vederla agonizzare a causa di coloro che l’hanno amministrata con incapacità e arroganza, all’insegna di privilegi e clientelismo, non mi va bene: NON MI VA BENE AFFATTO.
E’ per questo che, un bel giorno, anche a seguito del coraggio che ti assale dopo aver superato – soffrendo indicibilmente – un più che grave problema di salute, mi è scattata una “molla” in testa ed ho deciso di ribellarmi al marciume che mi circonda e che mi priva della libertà cui anéla ciascuna persona onesta…
tratto da www.ilgiunco.net
quotidiano web del sistema
Area ex Molendi, Sani: «Occasione persa. Chi bloccò quell’operazione ha poi continuato con ex Agraria, palazzo dell’Abbondanza, infissi in Pvc e gazebo in piazza. Massetani riflettano: rischio declino turistico è reale»
MASSA MARITTIMA – La vicenda “ex Molendi” è la classica occasione mancata. Ed ora, possiamo aggiungere, anche con esiti costosi per la comunità.
Massa Marittima ha perso l’occasione di riqualificare e rendere fruibile un’area che per collocazione avrebbe valorizzato la città, facendole guadagnare in competitiva turistica. L’amministrazione che ho presieduto si era mossa in questa direzione, definendo accordi con la proprietà, reperendo finanziamenti e ottenendo le autorizzazioni; dall’approvazione a larga maggioranza in consiglio comunale fino alla consegna dei lavori.
A cose fatte, su quel progetto un comitato costruì un’efficace campagna che portò l’allora ministro Melandri, con una certa superficialità, a promuovere il vincolo e il conseguente blocco del cantiere. Come è finita lo sappiamo. Se vi sono responsabilità amministrative o penali saranno gli organismi preposti a verificarlo.
Per quanto mi riguarda non ho granché da rimproverarmi, se non il fatto di non aver resistito con più forza all’iniziativa del ministro, confidando in un confronto mai avvenuto. Le principali responsabilità politiche, invece, sono di chi, fuori dalle istituzioni, ha ostacolato quel progetto. Non considerando che, quando si agisce con fini politici questa produce sempre effetti. Positivi o negativi, a seconda dei punti di vista.
Politicamente quella battaglia la perse l’amministrazione e la vinse il comitato. Il risultato per la città è noto: una costosa occasione mancata che dovrebbe far riflettere sui danni, non solo economici, figli di un istinto alla conservazione e alla chiusura che a Massa caratterizza un certi ambienti. Dall’ ex Molendi, passando, se vogliamo, per l’ex Agraria, il palazzo dell’Abbondanza o l’opposizione agli infissi in Pvc. Per arrivare al divieto dei gazebo per le manifestazioni in piazza. Determinando una sostanziale paralisi da oscurantismo economico e culturale.
Mi chiedo dove si pensi tutto ciò possa portare? Può bastare la contemplazione dei monumenti per dare una qualche prospettiva di crescita e di lavoro? Dovremmo chiederci anche perché le cose che altrove sono possibili a Massa diventano irrealizzabili, non per responsabilità dell’Amministrazione ma per il clima astioso che puntualmente viene alimentato.
Se Massa, nel suo insieme, non s’interroga rapidamente su questo e non rimuove quella mentalità, se non esce dal gioco in difesa di un mondo che non esiste più da tempo e non affronta con determinazione la sfida della contemporaneità, il declino già è in corso sarà inarrestabile. Col rischio che il bel sentimento che proviamo seduti sulla scalinata del duomo, non ci sia nemmeno di consolazione. Ma diventi mera testimonianza di vanagloria.
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di gabriele galeotti
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Il primo stralcio del progetto interessa tutto ciò che non riguarda il Piazzale Mazzini; il secondo stralcio comprende, invece, ciò che deve essere realizzato sotto e sopra di esso.
A valle, verso la Statale, sono previsti due edifici fuori-terra ed un parcheggio interrato con 17 posti auto al primo piano (per mq.600) e 44 box al secondo (per circa mq.1300), accessibile attraverso una rampa che sottopassa la Statale.
Il primo edificio ospita un bar su due livelli e, superiormente, altri uffici; sul fianco occidentale, una lunga rampa pedonale conduce i visitatori alla terrazza a verde sulla copertura del parcheggio dalla quale raggiungere agilmente il sagrato della Cattedrale.
Nel secondo edificio, accessibile da livelli diversi e dal parcheggio interrato, trova sede il nuovo Ufficio Postale.
L’intervento garantisce un’adeguata accessibilità al Complesso Monumentale di San Cerbone e, nel contempo, trasforma il Piazzale Mazzini in uno spazio accessorio alla Piazza del Duomo di circa mq.1000 [in grado di ospitare eventi all’aperto per 600-700 persone].
Al di sotto di esso, previo demolizione dell’edificio che ospita l’Ufficio Postale, è previsto un parcheggio interrato a tre livelli per massimo 120 posti auto (per circa mq.5000) a cui accedere da via Ximenes; all’ultimo piano del parcheggio trova sede un edificio per uffici (per mq.670).
Si prevede che il Comune realizzi i parcheggi interrati e il Privato la volumetria fuori-terra da destinare a servizi [con vincolo ventennale quale esercizio di somministrazione di alimenti e bevande]; la gestione del parcheggio coperto a piano terra è affidata in convenzione alla Società.
L’iniziativa è duramente contestata dalle associazioni ambientaliste, da comitati cittadini e importanti opinionisti: è grande la preoccupazione per le possibili conseguenze di un intervento da compiersi in un contesto estremamente vulnerabile, definito “ad elevata pericolosità, con fenomeni franosi in atto e potenziali” negli elaborati preliminari del Piano Strutturale e confermato tale di seguito alle indagini commissionate a un locale studio di geologia.
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CONTINUA
Le foibe sono cavità carsiche di origine naturale con un ingresso a strapiombo. È in quelle voragini dell’Istria che fra il 1943 e il 1947 sono gettati, vivi e morti, quasi diecimila italiani.
La prima ondata di violenza esplode subito dopo la firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943: in Istria e in Dalmazia i partigiani slavi si vendicano contro i fascisti e gli italiani non comunisti. Torturano, massacrano, affamano e poi gettano nelle foibe circa un migliaio di persone. Li considerano “nemici del popolo”. Ma la violenza aumenta nella primavera del 1945, quando la Jugoslavia occupa Trieste, Gorizia e l’Istria. Le truppe del Maresciallo Tito si scatenano contro gli italiani. A cadere dentro le foibe ci sono fascisti, cattolici, liberaldemocratici, socialisti, uomini di chiesa, donne, anziani e bambini.
Lo racconta Graziano Udovisi, l’unica vittima del terrore titino che riuscì ad uscire da una foiba. È una carneficina che testimonia l’odio politico-ideologico e la pulizia etnica voluta da Tito per eliminare dalla futura Jugoslavia i non comunisti. La persecuzione prosegue fino alla primavera del 1947, fino a quando, cioè, viene fissato il confine fra l’italia e la Jugoslavia. Ma il dramma degli istriani e dei dalmati non finisce.
Nel febbraio del 1947 l’Italia ratifica il trattato di pace che pone fine alla Seconda guerra mondiale: l’Istria e la Dalmazia vengono cedute alla Jugoslavia. Trecentocinquantamila persone si trasformano in esuli. Scappano dal terrore, non hanno nulla, sono bocche da sfamare che non trovano in Italia una grande accoglienza. La sinistra italiana li ignora: non suscita solidarietà chi sta fuggendo dalla Jugoslavia, da un paese comunista alleato dell’URSS, in cui si è realizzato il sogno del socialismo reale.
La vicinanza ideologica con Tito è, del resto, la ragione per cui il PCI non affronta il dramma, appena concluso, degli infoibati. Ma non è solo il PCI a lasciar cadere l’argomento nel disinteresse. Come ricorda lo storico Giovanni Sabbatucci, la stessa classe dirigente democristiana considera i profughi dalmati “cittadini di serie B”. E non approfondisce la tragedia delle foibe. I neofascisti, d’altra parte, non si mostrano particolarmente propensi a raccontare cosa avvenne alla fine della seconda guerra mondiale nei territori istriani. Fra il 1943 e il 1945 quelle terre sono state sotto l’occupazione nazista, ovvero annesse al Reich tedesco.
Per quasi cinquant’anni il silenzio della storiografia e della classe politica avvolge la vicenda degli italiani uccisi nelle foibe istriane. È una ferita ancora aperta ‘perché, ricorda ancora Sabbatucci, è stata ignorata per molto tempo? Il 10 febbraio del 2005, il Parlamento italiano ha deciso di dedicare la giornata del ricordo ai morti nelle foibe. Inizia nel giorno di oggi l’elaborazione di una delle pagine più angoscianti della nostra storia.
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Il monumento in onore delle vittime delle foibe a Basovizza.
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di gabriele galeotti
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L’idea di riqualificare l’accesso al Centro Storico di Massa Marittima realizzando una struttura ricettiva con parcheggio multiplano interrato nella così detta AREA MOLENDI e nell’adiacente PIAZZALE MAZZINI nasce nella prima metà del 1997, nel corso degli incontri pubblici tenutisi al margine delle procedure di avvio per la redazione del nuovo PRG.
Tutto ciò quando, dal 1995, è Sindaco Luca SANI, massetano, classe 1965, ora Onorevole della Repubblica in forza prima ai DS ed ora al PD.
Nel corso delle trattative dirette all’acquisizione dell’area, la Società Molendi si dimostra disponibile a cederne la proprietà al Comune e a realizzare in proprio il fabbricato, sistemando quanto soprastante il parcheggio interrato.
Al 26.12.1984, l’area è intestata a “Molendi Sergio e Molendi Renzo” SNC con sede in Massa Marittima e Partita IVA 00111820536.
Col successivo atto del 23.05.1985, invece, gli intestati diventano Renzo Molendi (Massa Marittima, 15.08.1932), Sergio Molendi (Massa Marittima, 31.03.1934), Duilia Orlandini (Massa Marittima, 20.09.1932) e Marisa Vichi (Massa Marittima, 11.07.1933).
Al 30.06.1987, data di impianto del sistema meccanografico, compaiono i soli fratelli Renzo e Sergio Molendi, proprietari per 1⁄2 ciascuno.
Al 28.12.1987, l’area è intestata a “Molendi Sergio e Molendi Renzo” SRL con sede in Massa Marittima e Partita IVA 00111820536.
Al 23.05.2013, passa alla “Immobiliare Porta al Salnitro” SRL con sede in Massa Marittima e Partita IVA 00111820536.
Con Deliberazione n.374 del 14.11.1997, nella speranza di poter beneficiare del finanziamento [per 1.700.000.000 di lire] assegnato grazie alla Legge 270/1997 sul Giubileo, la Giunta Comunale affida l’incarico per la redazione del progetto di massima all’architetto Alberto Cecchetto, Professore Ordinario di Progettazione Urbana all’Università di Venezia.
Il progetto prende in considerazione l’area compresa tra Piazza Dante (Piazzale della Pretura) e Piazzale Mazzini e, previo demolizione degli edifici di proprietà Molendi, mira alla riqualificazione di zone in larga parte degradate; il tutto è reso possibile da una consistente partecipazione privata.
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CONTINUA
Capogruppo dell’ATI OBIETTIVO MAREMMA che ha gestito i punti di informazione turistica APT di Castiglione della Pescaia, Follonica, Grosseto, Massa Marittima, Pitigliano
2005
Docente ai corsi di formazione professionale “Donna Impresa” organizzato dall’Amministrazione Provinciale di Grosseto
2004
Docente ai corsi di formazione professionale “Calice” organizzato dall’Amm.ne Provinciale di Livorno e al corso “Esperto di turismo enogastronomico” organizzato dall’Amministrazione Provinciale di Grosseto
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Il 30 maggio 1924, il deputato socialista Giacomo Matteotti pronunciò alla Camera un duro discorso contro il governo, accusandolo di essere il responsabile dei soprusi che avevano accompagnato l’intero periodo elettorale, finanche il giorno delle elezioni.
Un discorso che animò il Parlamento e che si concluse con una diretta e inequivocabile richiesta: “Noi difendiamo la libera sovranità del popolo italiano al quale mandiamo il più alto saluto e crediamo di rivendicarne la dignità, domandando il rinvio delle elezioni inficiate dalla violenza alla Giunta delle elezioni”.
Qualche giorno dopo, il 10 giugno 1924, l’onorevole Giacomo Matteotti fu rapito e picchiato dai fascisti all’uscita della sua abitazione di Roma; poi fu ucciso.
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