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Ventotto anni fa, con la moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta (Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo e Vito Schifani), fu ucciso Giovanni Falcone.
La strage di quel sabato 23 Maggio 1992, a Capaci, fu ordita da Cosa Nostra.
Al tempo, piccolo e fragile architetto, vestivo la divisa del Carabiniere ausiliario, svolgendo il servizio militare nella minuscola Stazione di Bagno a Ripoli, periferia est di Firenze. Avevo con me la pistola d’ordinanza. Avrei voluto gettare via quella pistola. Avrei voluto buttarla nell’Arno.
Ricordo che, alla notizia della Sua uccisione (passata per radio dalla Centrale Operativa della Compagnia “Firenze Oltrarno” a tutte le proprie vetture), mentre stavo guidando la Fiat Uno di servizio, tutto si fermò e non bastò mezz’ora perché smettessero di tremarmi le gambe.
Voglio umilmente ricordare il Giudice Falcone rammentando la paura e lo sgomento che mi colsero, improvvisamente, in quel triste giorno.
Certe sue dichiarazioni, forse non casualmente cadute nel dimenticatoio, mi trovavano e mi trovano ancora totalmente d’accordo
http://www.ilgiornale.it/news/politica/lezione-inascoltata-falcone-sui-giudici-1401676.html
Tra l’altro sembrano molto in accordo con quanto scritto da Stefano Livadiotti nel suo libro “L’ultracasta”