GROSSETO. Che cosa sia esattamente la Fondazione – associazione culturale “La Quercia” di Grosseto non è scritto in alcun sito internet. Sui giornali locali raramente se n’è parlato. Si sa che gestisce il patrimonio culturale, ma soprattutto immobiliare, di cui ha la disponibilità (quello proveniente da Pci-Pds-Ds), coniugando, laddove è possibile, esigenze economiche con il sostegno ad attività di promozione sociale.
È nata nel 2009 – la Quercia di Grosseto – e da allora amministra i beni del partito. Ad essere meno prosaici, la Fondazione è la cassaforte del Pd grossetano e in questi giorni sta cambiando il suo vertice.
Finora è stata presieduta da una figura di totale garanzia (il dipendente della Federazione Enrico Pieraccini), con un direttivo ristretto – come da statuto – a ex dirigenti di provata fede. Al loro fianco un segretario amministrativo e i revisori dei conti.
Adesso pare che la presidenza verrà assegnata a Massimo Alessandri (medico, leader di Campo democratico), con l’ex presidente Pieraccini assunto come dipendente in modo da traghettarlo al pensionamento. Gli mancano due anni.
La Federazione (cioè il Territoriale del Pd) – a partire dal 30 novembre – sarà infatti costretta (causa mancanza di denaro) a liberarsi di due dei tre dipendenti che gli sono rimasti in carico. Escono Barbara Pinzuti ed Enrico Pieraccini. Rimane in organico solo il deputato Luca Sani, attualmente in aspettativa.
Tornando alla Quercia il patrimonio amministrato supera oggi i 5 milioni di euro in beni immobili e 300.000 euro in denaro. Edifici, terreni e perfino opere d’arte, per un valore che in tutta Italia si stima in mezzo miliardo. La gestione degli immobili, che in provincia di Grosseto sono spesso occupati dall’Arci o dallo stesso Pd, è il core business della Quercia, proprietaria, per esempio, della Casa del Popolo di Gavorrano. Ma oltre agli affitti, tra le entrate, si trova anche un’altra voce, il 5 per mille: la Quercia lo incassa in quanto “ente di volontariato”.
Di fondazioni gemelle ce ne sono una settantina. La maggior parte in Toscana, Emilia, Marche, Umbria e nelle principali città. Tutte con le stesse caratteristiche. Quando nacque il Pd il compagno Ugo Sposetti, vecchia scuola Pci, si premurò di mettere in salvo il patrimonio e i simboli sparsi per l’Italia. Non si fidava degli ex democristiani, come Renzi. Creò così le cosiddette fondazioni-cassaforte intitolate alla nomenclatura comunista (Longo, Natta, Chiaromonte, Quercioli, Vittorio Foa, o a simboli, come Tricolore, Bella ciao, o appunto la Quercia).
«La Quercia – spiega un ex dirigente e amministratore, che non vuole essere menzionato – è un ente morale senza scopo di lucro, che si è sempre cercato di tenere separato dalla gestione del partito, ma in realtà non è così». Un censimento pubblico del patrimonio, almeno a Grosseto, non esiste. La fondazione fa capo a una sorta di holding nazionale che ha un compito di coordinamento senza grandi obblighi di trasparenza e rendicontazione.