tratto da www.iltempo.it
I due Paesi non riescono più a gestire l’assedio di Calais e chiedono aiuto all’Unione Europea. Ma quando toccava all’Italia dicevano fieri: “Sbrigatevela voi”…
È sempre una questione di punti di vista. Fino a qualche tempo fa Gran Bretagna e Francia non avevano dubbi: l’immigrazione? Un problema italiano. Non a caso il governo inglese, appena l’Europa aveva provato a redistribure tra gli Stati membri i rifugiati che, attraverso il Mediterraneo, sbarcano quotidianamente sulle nostre coste, era stato tra i primi a promettere che non avrebbe accolto nessuno. Parigi, invece, era stata velocissima a chiudere la barriera di Ventimiglia lasciando centinaia di immigrati accampati sugli scogli della Liguria. Ora però le cose sono cambiate. Perché i rifugiati sono arrivati a Calais (territorio francese) e da giorni hanno preso d’assalto l’Eurotunnel nella speranza di poter sbarcara sul suolo inglese.
La scorsa notte, giusto per farsi un’idea, sono stati 400 i tentativi di intrusione con il traffico sotto la Manica che è stato sospeso per cinque ore per motivi di sicurezza. Non solo, un gruppo di migranti ha anche un sit-in di protesta su una bretella di accesso alla galleria. Una vera e propria emergenza che ricorda tanto le scene viste nei mesi scorsi a Milano o alla stazione Tiburtina.
Ma un conto è l’Italia, un conto è il proprio territorio nazionale. Così i ministri dell’Interno di Gran Bretagna e Francia, Theresa May e Bernard Cazeneuve hanno preso carta e penna e scritto un appello a Bruxelles: “Questa situazione non può essere considerato solo un problema dei nostri due Paesi. È una priorità sia a livello europeo che internazionale. Molti di coloro che a Calais stanno cercando di attraversare la Manica sono passati attraverso l’Italia, la Grecia o altri Paesi. Questo è il motivo perché stiamo chiedendo agli altri Stati membri, e all’intera Ue, di affrontare questo problema alla radice“.
“Stiamo anche lavorando per garantire che le persone nel Corno d’Africa comprendano la dura realtà di un viaggio pericoloso che potrebbe portare solo al loro rimpatrio – proseguono -. La risposta a lungo termine a questo problema risiede nel ridurre il numero di migranti che arrivano in Europa dall’Africa, aiutando i Paesi africani a offrire opportunità economiche e sociali alla popolazione. Dobbiamo collaborare con questi Paesi per contrastare la migrazione irregolare e consentire alle persone di tornare nei loro Paesi in modo più semplice. Questo significa indirizzare meglio gli aiuti allo sviluppo e maggiori investimenti. Le nostre strade non sono pavimentate d’oro”.
Insomma Francia e Gran Bretagna sembrano aver scoperto all’improvviso che è meglio “aiutarli a casa loro”. Matteo Salvini lo dice da un po’.
Intanto, mentre i governi chiedono aiuto all’Ue, il quotidiano britannico Daily Mail attacca: “Centinaia di migranti illegali arrivati da Calais sono ora negli hotel a spese dei contribuenti, hanno tre pasti caldi al giorno e 35 sterline a settimana. Vengono accolti in hotel con piscina e palestre anche prima che richiedano l’asilo“. Vi ricorda qualcosa?
Don Sturzo diceva che non può esistere buon politica senza buona cultura.
Ed aveva ragione. Questa intervista del defunto grande storico medievista francese Le Goff, risalente all’Ottobre del 2013
http://qn.quotidiano.net/primo_piano/2013/10/10/963374-goff_tragedia_degli_sbarchi.shtml
nella quale si dà conto del comportamento lungimirante dell’impero romano di fronte alle migrazioni e/o invasioni dei barbari, testimonia che di fronte a migrazioni demografiche di questa portata non c’è, e non ci può essere, muro che tenga.
Fa veramente sorridere che Stati che avevano lasciato da sola l’Italia nella gestione dell’emergenza sbarchi dal nord Africa, generato tra l’altro anche da discutibili decisioni alle quali essi stessi hanno contribuito, come sulla Libia, si trovino ora a richiedere aiuto per gestire lo stesso problema.
E non si tratta di due piccoli Paesi, ma di Stati nazionali solidi e con vasta e sofferta esperienza coloniale. Se anche loro chiedono aiuto, figuriamoci noi. Un altro fatto che testimonia che senza Europa non si va da nessuna parte.
Condivido anch’io la necessità per i paesi europei di affrontare il problema alla radice, chiedendo unitariamente alle istituzioni competenti le necessarie autorizzazioni legali per gestire gli accessi sui mari dei paesi africani costieri, pattugliare le coste, impedire le partenze e disarmare gli scafisti, garantendo nel tempo a quei paesi un clima idoneo alla riconciliazione nazionale e ad un soddisfacente sviluppo economico.
Non ci voleva certo Salvini e le sue felpe per scoprirlo. Egli però ha avuto il merito di porlo con forza di fronte alla pubblica opinione. Negli altri Stati europei ne discutono partiti, come CDU/CSU, Conservatori ed anche Partiti Socialisti, soprattutto del nord Europa, che nessuno si sognerebbe di etichettare come razzisti.
Basta alle visioni pacifiste ed internazionaliste di certa sinistra, soprattutto ex comunista, e di parti non marginali del mondo cattolico e più in generale cristiano, che hanno portato ad una gestione dell’accoglienza discutibile e costosa, della quale abbiamo avuto qualche esempio anche a livello locale
https://www.massacomune.it/2012/10/26/cara-la-mia-accoglienza/