“Mi assumo la responsabilità di una soluzione immediata, ma contemporaneamente vi chiedo di aiutarmi dicendo no ai memorandum europei e aprire una nuova pagina della democrazia”. Il premier greco Alexis Tsipras, in un video-messaggio alla Grecia, prosegue il suo braccio di ferro con Angela Merkel e i vertici dell’Unione europea e invita a votare no al referendum che domenica prossima chiederà ai greci se vogliono accettare o meno le politiche di austerità che pretendono Ue e Fmi.
“Il referendum non è sull’euro” – Il governo greco, assicura il leader di Syriza, “resta al tavolo delle trattative” e “risponderà immediatamente all’Eurogruppo se ci sarà un risultato positivo”. “Il nostro fermo proposito – prosegue Tsipras – è trovare una soluzione, decideremo se approvare una qualsiasi soluzione sostenibile, vogliamo un’intesa ma che sia sostenibile”. Di fatto, dunque, un no alle condizioni sanguinose poste dalla (ex) Troika ma, sottolinea Atene, senza che questo significhi abbandonare l’Unione, perché il referendum, parola di Tsipras, “non riguarda il restare o meno nell’euro“. Un po’ come cercare di salvare capra e cavoli, perché la rinuncia della Grecia a pagare i suoi creditori (di fatto concreta da oggi) rappresenta un salto nel buio per la natura stessa dell’Unione, un precedente pericolosissimo che potrebbe avere ripercussioni devastanti sulla stabilità dell’Eurozona.
Il braccio di ferro – La scommessa di Tsipras, però, è che di fronte a una vittoria del “no” al referendum siano Ue e Fmi a piegare il capo, anche su pressione di Usa e altre potenze mondiali, pur di non mandare in frantumi gli equilibri finanziari ed economici dell’Europa: “Il no è un passo decisivo per l’accordo che prepariamo per dopo referendum”, è la conclusione di Tsipras. Peccato che la Merkel faccia un calcolo speculare: nessuna trattativa e nessun accordo da qui a domenica, perché una vittoria del sì costringerebbe Tsipras a tirare i rami in barca e calare le braghe definitivamente.
In Grecia, così come si verificherebbe in futuro in ogni altro Paese interessato ad uscire dall’area Euro, si sta puntualmente determinando quanto paventato in un link richiamato in un mio commento
https://www.massacomune.it/2014/12/06/per-uscire-dalleuro/#comment-3572
a proposito di quanti desideravano la stessa scelta da parte dell’Italia.
Ed attenzione, questi sono solo i problemi tecnici connessi alle procedure derivanti dall’uscita dall’Euro.
Poi arriveranno gli altri problemi, principalmente connessi alla futura ricerca dei finanziamenti sui mercati per garantire il funzionamento di uno Stato che, come l’Italia, non mi sembra molto informato a criteri di economicità ed efficienza (sul quotidiano La Stampa, a proposito dello Stato ellenico, si parlava di un’agenza della entrate e di un catasto praticamente sulla carta).
Mi chiedo chi sia quell’istituzione bancaria e/o finanziaria di buon cuore che, fuori da ogni logica di garanzia, sia disposto a finanziare le attività di uno Stato con questi problemi, che ha un PIL pari ad un terzo di quello della Regione Lombardia.
Al posto loro, io ci penserei bene prima di uscire dall’area Euro.
Per il momento, comunque, tanti cari auguri agli amici greci ed un invito a valutare la questione in modo cosciente e consapevole