IL TIRRENO
26 giugno 2015
Caos nel Pd massetano, si dimette la segretaria
Cita i Pink Floyd a chiusura della sua lettera di dimissioni. «The dream is gone». Il sogno è svanito, scrive Giusi Biolatto, rimettendo il suo mandato da segretario del circolo Pd di Massa Marittima, dato che non si riconosce più nel partito. «Come potrei rimanere in un partito del quale non condivido più la linea politica e che non mi rappresenta più?» si chiede. Il punto di rottura tra Biolatto e i democratici comunque è facile collocarlo nel tempo, riferibile all’ascesa di Matteo Renzi sulla scena politica nazionale. L’ormai ex segretaria massetana, che ha preso questa decisione «con ferma convinzione», non ha mai nascosto il suo disappunto per la linea tenuta del leader fiorentino, ancor prima che diventasse premier. Lo ha sempre criticato, anche con toni aspri, sia nelle riunioni sia sui social network, con post che sfioravano l’insulto. Da qui, la rabbia dei renziani massetani, tanto che in questi giorni è circolata la voce di una possibile mozione di sfiducia (subito smentita dal partito stesso). Ma in ogni caso Biolatto ha giocato d’anticipo e, con una lettera inviata a tutti i vertici del partito, dallo stesso Renzi fino al segretario dell’Unione comunale massetana Piero Boccuni, ha lasciato l’incarico. «Vorrei però invitare anche gli organi superiori ad una riflessione profonda su questo e altri casi di delusione e abbandono» dice Boccuni, invitandola a restare comunque nel partito. È un altro pezzo che se ne va dalla coalizione di maggioranza guidata da Marcello Giuntini. Certo, nella lettera dell’ex segretaria non c’è nessun riferimento al sindaco né a questioni in sospeso con lui, ma dopo il recente abbandono di Sel, è chiaro che anche queste dimissioni andranno a pesare sulla maggioranza, che adesso dovrà trovare un nuovo assetto. Anche perché non fè proprio una novità che il Pd massetano non sia di stampo renziano: Biolatto, ad esempio, è sempre stata un’espressione dell’ala cuperliana del partito. Boccuni, alle primarie, ha fatto la campagna elettorale per Pippo Civati. Insomma, una sintonia vera e propria con il segretario nazionale non c’è. Sicuramente Biolatto non l’ha mai avuta, come traspare chiaramente dalla sua lettera. «Nel lontano 2007, quando il progetto per un nuovo partito di sinistra volgeva alla conclusione, tutto stava passando nella mia testa tranne il pensiero che un giorno avrei lasciato a malincuore, ma con ferma convinzione, questo raggruppamento politico che di sinistra, a mio parere, ha ormai ben poco». È lo spostamento verso il centro che non ha convinto l’ex segretaria, che ha vissuto momenti d’entusiasmo durante l’era Bersani e ha stretto i denti durante la presidenza di Enrico Letta, fino alla sfiducia promossa da Renzi all’allora premier pisano. «Nonostante la mia immediata diffidenza nei confronti del carismatico sindaco di Firenze, rimasi nel partito – scrive Biolatto – Inizialmente, restai perché credevo, e credo tutt’ora, che le possibilità si debbano dare a tutti». Poi però certe scelte politiche che l’hanno convinta poco, dal Job Act ai famosi 80 euro. E alla fine «mi sono resa conto che, i confronti, il dialogo e le discussioni fino a non molto tempo fa propri del Partito democratico, non sono più realizzabili e che il Pd ormai non è altro che un partito schiacciato da un unico pensiero imperante, un unico pensiero che non accetta critiche». Da qui, la decisione di lasciare.
Io invece credo che forse il testo della canzone più opportuna per descrivere gli intenti della protagonista di questa vicenda potrebbe essere “Revolution” dei Beatles
https://www.youtube.com/watch?v=gR9JMwzxybE
You say you want a revolution
Well, you know
We all want to change the world
You tell me that it’s evolution
Well, you know
We all want to change the world
But when you talk about destruction
Don’t you know that you can count me out
Don’t you know it’s gonna be alright
Alright, alright
You say you got a real solution
Well, you know
We’d all love to see the plan
You ask me for a contribution
Well, you know
We’re all doing what we can
But if you want money for people with minds that hate
All I can tell you is brother you have to wait
Don’t you know it’s gonna be alright
Alright, alright, al…
You say you’ll change the constitution
Well, you know
We all want to change your head
You tell me it’s the institution
Well, you know
You’d better free your mind instead
But if you go carrying pictures of Chairman Mao
You ain’t going to make it with anyone anyhow
Don’t you know know it’s gonna be alright
Alright, alright
Alright, alright
Alright, alright
Alright, alright
Alright, alright
Se qualcuno volesse invece dedicarmi una canzone per sottolineare, con qualche ironia, la modestia del sottoscritto, come desumibile dai propri vecchi trascorsi ammnistrativi, potrebbe scegliere YESTERDAY, sempre dei Beatles
https://www.youtube.com/watch?v=rRen3jDqViI
D’altronde Paul McCartney non gli attribuì provvisoriamente il titolo SCRAMBLED EGGS (UOVA STRAPAZZATE)?
https://it.wikipedia.org/wiki/Yesterday