tratto da www.infiltrato.it
Il Partito Democratico, quello che sventolava in faccia a Berlusconi e ai suoi “mafiosi” la bandiera della legalità, è pesantemente coinvolto nell’affaire Mafia Capitale. Persino le primarie sono state inquinate: tessere comprate e “file di rom” ai seggi, gli stessi rom provenienti dai campi gestiti da Salvatore Buzzi e Massimo Carminati. Per eleggere chi? Ecco tutte le prove.
Alicata, che denunciava quanto accadeva nel seggio vicino al campo nomadi di Via Candoni (finito nell’inchiesta su Mafia Capitale, ndr), venne tacciata di razzismo e fu costretta a dimettersi.
Oggi le sue dichiarazioni assumono un contorno completamente diverso e premonitorio: chi sapeva ha volutamente creato terra bruciata attorno alla Alicata e il Partito Democratico non ha difeso l’unica che ebbe il coraggio di denunciare. Forse perchè i vertici del Pd romano erano pienamente coinvolti nell’inquinamento delle primarie? Ah, saperlo…
L’unica a dar seguito alle parole di Cristiana Alicata fu l’attuale ministro della Pubblica Amministrazione Marianna Madia, che parlò apertamente di “vere e proprie associazioni a delinquere sul territorio”, riferita alle correnti del suo stesso partito: “Nel Pd a livello locale e parlo di Roma facendo le primarie dei parlamentari ho visto, non ho paura a dirlo, delle vere e proprie associazioni a delinquere sul territorio.”
A gettare benzina sul fuoco ci ha pensato Il Fatto Quotidiano, che oggi scrive: “In quell’accampamento (campo nomadi di Via Candoni, ndr), nel 2013, la cooperativa 29 giugno di Salvatore Buzzi ha ottenuto una commessa da 86mila euro per la bonifica dell’impianto fognario.
Non c’è nessuna prova che colleghi i rom in fila ai presunti tentativi della cupola di inquinare le primarie. Rimangono però le anomalie denunciate alla commissione di garanzia del Pd in diversi seggi, poi cadute nel nulla.”
E c’era persino un tariffario: 10 euro per un voto al proprio candidato di fiducia, 20 per la tessera.
Questo è stato il Pd romano.
Con la complicità, ça va sans dire, dei piani alti.
Ma non era Berlusconi il problema dell’Italia?