di gabriele galeotti
Molte cose accomunano taluni nostri cari Amministratori.
Hanno un buon lavoro dipendente (presso una Banca, la Provincia, un Ente privato ecc. ecc.) per il quale altre persone non smetterebbero mai di ringraziare il Signore.
Hanno un lauto stipendio e i contributi previdenziali pagati.
Eppure non hanno voglia di lavorare e vedono la Politica come il metodo più semplice per evitare di farlo, rifugiandosi nell’aspettativa.
Sono ipocriti (più con sé stessi che con gli altri) e riescono a convincersi di essere davvero bravi Amministratori pubblici.
Ma sanno bene di non esserlo e di rivestire un determinato ruolo solo per convenienza e/o connivenza.
Ovvero, esclusivamente per interesse proprio, della propria famiglia o del proprio Partito.
Parlano con i figli e narrano loro le proprie gesta, raccontandosi integerrimi e onesti.
Ma non sanno che cos’è l’onestà, né fanno qualcosa per saperlo.
Sono bugiardi e si arrabbiano pure se qualcuno, carte alla mano, lo dimostra.
Sono egoisti, vigliacchi e presuntuosi.
Sono ignoranti (nel senso italiano di “non sapere”).
L’unica cosa che sanno è che non valgono niente e che senza la politica che reprime l’intelligenza, umilia la correttezza, sgambetta il merito, annulla l’ingegno, sfotte la giustizia, loro sarebbero NULLA, polvere al vento, custodi di un porcile.
Sono incompetenti e inetti, incapaci pure di riconoscersi tali.
Hanno rovinato la nostra Cittadina ma fanno finta di niente, fanno finta che non sia assolutamente così.
E, spesso, quasi godono del Suo inesorabile declino e delle difficoltà altrui.
Tanto a loro non importa niente: hanno un buon lavoro dipendente (presso una Banca, la Provincia, un Ente privato ecc. ecc.) per il quale altre persone non smetterebbero mai di ringraziare il Signore.
Dove, però, con ogni probabilità, non torneranno mai.