tratto da   www.huffpost.it

 

 

 

Ritardi, burocrazia e corruzione bruciano 485 miliardi l’anno

(20mila euro a famiglia)

 

 

 

L’Italia è una macchina con un sistema frenante eccellente. Un sistema fatto di burocrazia, corruzione, concorrenza insufficiente, infrastrutture inadeguate e ritardi dell’istruzione che ostacolano la crescita dell’Italia e “in termini aziendalistici” costano al Paese il 30% del Pil “con perdite pari a 485 miliardi annui, 19.400 euro a famiglia”. A dirlo è il presidente della Piccola Industria di Confindustria, Alberto Baban, che descrive un Paese “lento, molto lento”, una mobilità ridotta che “si misura con l’arretramento del nostro Pil pro-capite rispetto alla media delle altre Nazioni europee”.

 

Discesa del costo del petrolio, euro meno forte e tassi “daranno una spinta al Pil di 2,1 punti percentuali quest’anno e 2,5 punti il prossimo”, prosegue Baban, parlando di “spinta importantissima” per rimettere il moto il Paese e “schiodarlo dalla Palude di pessimismo, sfiducia e sconforto in cui è caduto, nell’agevolare il processo delle riforme”. Tuttavia si tratta “solo una boccata di ossigeno”.

 

Le imprese italiane corrono “con uno zaino sulle spalle”, devono “gareggiare con una gamba ingessata”. Pesano “lentezza, sprechi pubblici, burocrazia”. La burocrazia“ogni anno ci costa almeno un 4% di minore Pil”. La corruzione “ taglia le gambe alla crescita: se la riducessimo al livello della Spagna il Pil potrebbe aumentare dello 0,6% in all’anno”, con l’effetto di chiudere “più della metà del differenziale di velocità con il resto d’Europa”. Poi, il ritardo infrastrutturale “sottrae il 2% al Pil, senza contare la minore efficienza che questo comporta per il sistema Paese”. Ed infine “i ritardi nell’istruzione ci costano un altro 13%”.

 

Per la Piccola Industria è quindi necessario recuperare il tempo perduto e cominciare a correre se si vuole “rimanere nelle posizioni alte della graduatoria mondiale della concorrenza” e ricominciare a crescere. Un mix fatto di crescita e riforme. “Se non si cambia in fretta – afferma Baban – saremo condannati a una crescita del Pil procapite, quindi del nostro benessere, molto lenta. Se proprio tutto va bene ci attende un aumento dello 0,5% all’anno”.

 

La ricetta della Piccola Industria di Confindustria assume la forma di un patto per la Terza Repubblica, fondato sulle imprese. Le aziende, afferma Baban, “sono indispensabili, ma da sole non ce la possono fare a rimettere in piedi l’Italia. È tempo di scrivere un nuovo patto tra Stato e cittadini, tra economia e politica”, serve in altre parole “una Terza Repubblica, basata sull’impresa e sui suoi valori”. Il nuovo patto deve riconoscere “finalmente la centralità della cultura imprenditoriale, trasformandola in un valore sociale condiviso, perché anche nelle decisioni più minute del nostro vivere quotidiano, c’è sempre un pizzico di spirito e di capacità imprenditoriale”. Il presidente della Piccola Industria ha aggiunto che “è possibile pensare a un nuovo Rinascimento grazie agli imprenditori che hanno creduto nell’Italia e che ci credono ancora. Ma tutti devono diventare attori del nuovo rinascimento”.

 

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