tratto da www.lastampa.it
Non si placa la polemica sulla nuova responsabilità civile dei giudici. L’associazione nazionale magistrati alza i toni: «È un tentativo di normalizzare la magistratura». Il punto è squisitamente politico, secondo l’Anm. Perché sotto attacco è la «nostra legittimazione di fronte alla collettività». Dice il presidente dell’Anm, Rodolfo Sabelli: «Alcuni osservatori hanno parlato di riequilibrio nei rapporti tra politica e magistratura. Questo è il vero tema». E perciò i magistrati si appellano a Sergio Mattarella. Dal Quirinale, in cuor loro, si attendono parole chiare capaci di rilegittimarli agli occhi della gente.
A questo genere di critiche, il governo risponde cauto. Matteo Renzi rinuncia alla battuta, ma non si nega un nuovo tweet: «Responsabilità civile dei magistrati: una firma attesa da 28 anni. Un gesto di civiltà». Graziano Delrio, sottosegretario alla presidenza del consiglio, a sua volta fa mostra di uguale cautela. «Abbiamo il massimo rispetto per la magistratura e non intendo polemizzare. Come ha spiegato ampiamente il ministro Orlando, non si tratta di un provvedimento punitivo o che intenda controllare l’autonomia del potere giudiziario».
Quanto al ministro della Giustizia, Andrea Orlando non nasconde nei suoi colloqui di considerare «ingiuste» certe critiche e soprattutto questi toni. «Non è una riforma punitiva», va ripetendo. «Dovevamo rispondere a una domanda dell’Europa e soprattutto a una domanda inevasa: molti cittadini colpiti da malagiustizia non avevano alcuno strumento di risarcimento».
Orlando agita il ramoscello di ulivo per ricucire i rapporti. Ribadisce un «tagliando» sulla riforma tra sei mesi: qualora i ricorsi si dimostrassero eccessivi e strumentali, il Guardasigilli assicura che si farà protagonista di modifiche adeguate. La sua posizione non è facile, tanto più che finora aveva buoni rapporti con la categoria. Riteneva, Orlando, che avere rintuzzato l’offensiva del centrodestra per una versione dirompente della riforma (con la rivalsa diretta e la responsabilità collegata all’interpretazione) fosse sufficiente per avere il benestare dell’Anm. Così non è stato. È anzi una componente storicamente vicina alla sinistra come Magistratura Democratica che bombarda più forte di tutti: «A proposito – scrivono – di “chi sbaglia paga”, chi paga per pene illegali e anni di carcere per leggi ideologiche e di propaganda?».
Osservano e polemizzano gli avvocati dell’Unione camere penali, intanto, veri vincitori di questa partita: «Il limite della rivalsa sarà pari alla metà dello stipendio. Considerando lo stipendio medio di un magistrato, è una somma di 25.000 euro. Tale importo potrà essere agevolmente coperto da una polizza assicurativa di circa 200 euro all’anno».
In tutti gli Stati liberali, l’esercizio delle funzioni pubbliche, con particolare riferimento a quelle autoritative, cioè quelle che hanno una diretta ricaduta sulla vita e sui diritti dei cittadini, sono strettamente legate a criteri di efficienza, indipendenza e responsabilità.
La magistratura, che è tra le principali funzioni pubbliche autoritative (è un ordine autonomo ed indipendente dello Stato, come recita l’articolo 104 della Costituzione) non può e non deve sfuggire a questa regola.
Deve essere efficiente, ovvero organizzata in modo razionale ed economico, gestito da magistrati professionalmente preparati, indipendenti e capaci di assicurare un’adeguata produttività, ai quali devono essere fornite le necessarie garanzie per consentire loro la massima imparzialità di giudizio.
Per questo motivo, come per tutte le altre funzioni pubbliche, l’auspicabile efficienza ed indipendenza della magistratura non può essere disgiunta dalla personale responsabilità di coloro che dovessero rendersi responsabili di atti o procedimenti di assai dubbia utilità o legittimità, non solo per dolo o colpa grave, come succedeva con la vecchia Legge Vassalli, ma anche per “inescusabile negligenza” o per “travisamento del fatto o delle prove”, come giustamente dispone la nuova normativa, che ha anche altrettanto giustamente cancellato il precedente filtro dell’esame preventivo della Corte d’Appello che, a giudicare da quanto si legge sui giornali (cfr. pagina 7 de La Stampa di giovedì 26 Febbraio), non sembra aver funzionato particolarmente bene nei confronti di coloro che pretendevano risarcimenti derivanti da casi di eventuale malagiustizia.
Io non credo proprio che ci sia un tentativo di normalizzare la magistratura o che sia in gioco la legittimazione della stessa di fronte alla collettività, come paventato dall’Associazione Nazionale Magistrati (ANM).
Al contrario, come dimostrano i contenuti del libro “Magistrati, l’ultracasta” del grande giornalista Stefano Livadiotti, questo dovrebbe essere solo il punto di partenza per una riorganizzazione complessiva dell’ordinamento giudiziario che, come del resto auspicato dalla famosa lettera della BCE del 5 Agosto 2011 al Governo Italiano
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-09-29/testo-lettera-governo-italiano-091227.shtml?uuid=Aad8ZT8D
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-09-29/testo-lettera-governo-italiano-091227.shtml?uuid=Aad8ZT8D&p=2
deve sapersi raffrontare con “indicatori di performance” capaci di misurarne la concreta efficienza (e Dio sa quanto ce ne sia bisogno, leggendo il libro di Livadiotti)
Secondo quanto riferito da Franco Bechis in un articolo, pubblicato ieri sul quotidiano Libero
http://www.ristretti.org/Le-Notizie-di-Ristretti/gli-errori-fatti-dai-giudici-ci-sono-gia-costati-600-milioni
gli errori di giudici e magistrati dal 1992 ad oggi sarebbero già costati ai contribuenti circa 600 milioni di Euro, dei quali forse nessuno degli eventuali responsabili pare essere mai stato chiamato a rispondere
Quest’anno il Ministero di Grazia e Giustizia ha speso quasi un miliardo di Euro per i risarcimenti previsti dalla Legge Pinto sulla durata irragionevole dei processi
http://www.lastampa.it/2015/10/03/economia/la-resistenza-dei-ministeri-non-c-pi-nulla-da-tagliare-whl7pFta8D0xbZSfTEyunI/pagina.html
Ad ulteriore conferma di una organizzazione ed efficienza tutt’altro che ottimale dell’ordinamento giudiziario
Pare che stasera su Report (Raitre) vada in onda una interessante inchiesta che intende fare luce sul funzionamento e sull’efficienza dell’ordinamento giudiziario italiano
http://www.ilsussidiario.net/News/Cinema-Televisione-e-Media/2015/11/29/REPORT-Anticipazioni-puntata-29-novembre-2015-i-tempi-della-giustizia-e-il-funzionamento-del-Csm/659666/
Chissà se darà conto anche delle diffidenze che i magistrati sembrano dimostrare nei confronti del processo civile telematico
http://www.ristretti.org/Le-Notizie-di-Ristretti/giustizia-con-la-carta-o-digitale-sui-tempi-dei-processi-e-scontro-tra-generazioni
Allora il processo civile telematico funziona
http://www.lastampa.it/2015/11/01/italia/politica/giustizia-civile-tempi-pi-brevi-IKX8fe1kcBdh3owUFYV8aI/pagina.html
Bravo Renzi. Meglio così. Le diffidenze dei magistrati possono quindi ritenersi superabili
A quanto pare non è solo la politica ad essere infastidita dal dover dare conto delle proprie spese