tratto da www.liberoquotidiano.it
Matteo Renzi ha ottenuto la fiducia a palazzo Madama. Dopo quasi unidici ore di lavori l’Aula ha votato in nottata la fiducia al governo. Renzi ha ottenuto 169 sì e 139 no. Renzi ha affrontato per la prima volta il confronto diretto con un’assemblea parlamentare, presentandosi nell’aula del Senato – dove lo scorso 11 dicembre Letta ottenne il via libera con 173 sì, dopo la fuoriuscita di Forza Italia dalla maggioranza – per il primo dei voti di fiducia che sanciranno l’avvio ufficiale del suo governo. Il secondo arriverà martedì pomeriggio alla Camera. “Quanto accaduto nelle ultime settimane”, ha detto Renzi ai senatori, “è un’accelerazione che può essere apprezzata o meno, ma che nasce dal bisogno di dare risposte concrete”. Renzi ha poi citato Napolitano, che chiedeva nel giorno della sua conferma “ai partiti di farsi carico del processo di riforme”, chiedendo di realizzarle per rispetto al Presidente. “L’obiettivo è il 2018 e lo confermiamo. Verificheremo subito se è un bluff o no”, ha affermato il premier concludendo la sua replica dopo aver ascoltato in serata gli interventi dei senatori.
Il discorso – Nel pomeriggio Renzi aveva invece parlato all’Aula chiedendo la fiducia ai partiti di maggioranza. Il suo discorso al Senato però non ha convinto. Il premier ha parlato di tutto e di niente. Dopo settimane di annunci, Matteo arriva a palazzo Madama e ha già la batteria scarica. Il premier ha deluso le aspettative, nessuna ricetta concreta per la crescita e soprattutto nessuna parola sul rilancio dell’occupazione. Renzi ha parlato di lavoro in modo generico elencando i dati del Pil e della disoccupazione ma senza offrire soluzioni concrete all’emergenza. Le ricette di Matteo non convincono soprattutto il Pd.
Le critiche dal Nazareno – L’ala rossa del partito ha votato la fiducia a Matteo ma promette battaglia al Nazareno. Il bersaniano Michele Gotor è il primo a sdoganare il diritto di critica. Lo dice in una nota. “L’intervento del presidente del Consiglio sorprende per la scarsezza dei contenuti programmatici e per avere assunto in alcuni passaggi i toni di un vero e proprio comizio di piazza”, sostiene il senatore, assicurando che comunque voterà la fiducia. Ma la sua non è una reazione isolata. “Molti capitoli, nessuno sviluppo dei temi toccati”, dice il senatore lettiano Francesco Russo. Anche tra i Giovani turchi, quella parte di minoranza non renziana più vicina al presidente del Consiglio, ci sono interrogativi sul discorso in aula. “Un buon inizio, con tante cose condivisibili”, dice il deputato Matteo Orfini, che però ha “perplessità sull’enfasi” data dal premier al “taglio a doppia cifra del cuneo fiscale”. Certo, “va ridotto – continua Orfini – ma mi sfugge perchè un’impresa dovrebbe assumere se gli riduci le tasse pur non avendo commesse. Servono investimenti pubblici”.