Fonte: CORRIERE FIORENTINO
21 febbraio 2014
Rubrica: Panorama politico
Il governatore, il cerino e l’acqua del pd
di MAURO BONCIANI
Il governatore Rossi all’inizio della settimana andrà in Consiglio regionale per spiegare il rimpasto di giunta e dettare il programma dell’ultimo anno di legislatura su cui ha chiesto un voto di verifica della sua maggioranza.Ma non passa giorno senza che lo stesso Rossi sottolinei che se non avrà la fiducia «per me si può andare a votare già a maggio. Io sono pronto a correre alle primarie che chiederò al mio partito». Il presidente della Regione, insomma ha alzato la posta su un rimpasto che ha scontentato sia la sinistra – Rifondazione ora si chiama fuori dall’alleanza di governo – che il centro, con il siluramento di Cristina Scaletti, esponente di Cd, suscitando anche le perplessità del Pd (ora renziano), non solo per un «terremoto» che poteva essere evitato (e che poteva avere esiti anche peggiori per la stabilità se il governatore avesse insistito sulla scelta di Tomaso Montanari come assessore alla cultura).
Rossi ha deciso in solitudine di andare oltre l’intesa con Renzi per l’approdo in giunta del vicesindaco di Firenze Stefania Saccardi, giocando le sue carte con l’obiettivo dichiarato di far fare un cambio di passo alla sua amministrazione nell’ultimo anno, anche a costo di tornare al voto, facendo sciogliere in anticipo la legislatura. In un momento in cui i nuovi assetti di partito si devono consolidare: Dario Parrini è appena diventato segretario regionale e Saccardi è appena arrivata a Palazzo Strozzi Sacrati. Ma il Pd vuole evitare il rischio delle
elezioni, tanto che ieri pomeriggio, nella sede di via Forlanini, il neosegretario, il suo vice Andrea Biagianti, il portavoce della segreteria Nicola Danti e il responsabile enti locali Stefano Bruzzesi si sono incontrati a sorpresa con Rossi. Nel confronto (durato più di un’ora) è scomparsa l’ipotesi voto
anticipato e si è concordato sul «fare bene» nell’ultimo anno di governo Rossi, fissando alcuni punti programmatici che saranno sottoposti al sì di Palazzo Panciatichi. Si cercherà anche di risolvere la spinosa questione della nuova legge elettorale regionale. Gli ex «cespugli» hanno già detto no al tetto del 4% per entrare in Consiglio, di fatto concordato da Pd e Fi, e chiedono garanzie di rappresentatività, cioè un premio di maggioranza «temperato», la possibilità di presentare candidature in più collegi così da poter raccogliere (e far pesare) voti in tutta la regione e non in una singola area.
Non sarà un anno di ordinaria attesa. Parrini ieri ha annunciato che entro l’estate la segreteria del Pd si terrà in ciascuna delle tredici direzioni sul territorio e che entro l’anno ci saranno quattro conferenze tematiche su sanità, gestione del territorio, servizi pubblici e riforme istituzionali. Con l’obiettivo di costruire un programma forte per vincere le elezioni. Nel 2015, però.