Fonte: IL TIRRENO

19 febbraio 2014

 

Rubrica: Ambiente

Barocci boccia lo studio Ambiente: «Eliminerebbe 42 tonnellate di sostanze tossiche e ne lascerebbe 5mila» «Progetto sbagliato Bisogna togliere le ceneri interrate»

 

di Alfredo Faetti FOLLONICA Il progetto della società Ambiente è sbagliato alla base. In buona sostanza è questo il riassunto delle varie posizioni che si accavallano tra geologi e periti convocati dai comitati ambientalisti. La lettura dei dati infatti è esattamente opposta. Seconda la società che ha proposto il progetto per le bonifiche, la concentrazione di arsenico nella falda acquifera non si è mai spostata in tutti questi anni, rimanendo circoscritta all’area del Casone, e il primo intervento quindi dovrebbe essere quello di costruire una barriera idraulica in modo che rimanga ferma. Secondo gli ambientalisti, invece, la contaminazione si estende fino al sottosuolo di Follonica e creare una barriera idraulica che circoscriva la piana industriale sarebbe del tutto inutile, dato che l’arsenico ha già sconfinato. «Certo che no, questo progetto non va bene» dice Roberto Barocci del Forum Ambientalista. Lui ha provato anche a incalzare i giovani ingegneri di Ambiente durante la prima convocazione della conferenza dei servizi, chiedendo se fossero a conoscenza dei dati che riguardano i pozzi compresi nel territorio follonichese. Anche altri esperti presenti ieri mattina in sala consigliare hanno chiesto di poter intervenire in quella sede, sempre con l’intento di fermare il progetto, ma non è stato loro permesso neanche di partecipare. «Anche lo studio dell’Università di Firenze – continuano gli ambientalisti – nel 2007 aveva segnalato l’inquinamento in quattro pozzi a Salciaina e nella zona industriale di Follonica». Quindi, seguendo questo studio, c’è poco da contenere la concentrazione d’arsenico. Diversi invece i dati in mano alla società Ambiente, che non hanno rilevato cambiamenti nel corso degli anni. Ma le due parti si trovano in disaccordo anche su altri aspetti. «L’impianto di bonifica nei 15 anni di esercizio previsti – continuano i comitati – potrà estrarre al massimo 42 tonnellate di arsenico, ma l’università di Siena ha stimato che ce ne sono 5.390. Anche se ne venissero estratte 42, ne resterebbero più di cinquemila». Dunque, anche ammettendo che l’università senese possa aver commesso degli errori, «rimane una differenza di due ordini di grandezza tra quanto si estrae e quanto è stato disperso». La questione è al vaglio dei tecnici della conferenza dei servizi. Perché una cosa è certa: far partire gli interventi per poi rendersi conto che il progetto non era basato sui giusti dati sarebbe uno spreco di tempo e risorse pubbliche. Quindi il lavoro su verifiche e validità della proposta Ambiente non manca. L’idea degli esperti ambientalisti su come bonificare la falda comunque sarebbe un’altra. Più dispendiosa, ma «possibile», assicurano. Ossia rimuovere le ceneri interrate nel sottosuolo, così che l’arsenico non torni a far capolino anche a distanza di anni. Nel progetto della società Ambiente, invece, questo passaggio non c’è e viene basato su tre linee di pozzi che raccolgono le acque e le inviano agli impianti di Solmine, Tioxide e Scarlino Energia per il trattamento. E anche questa è una bocciatura da parte degli ambientalisti. «La collettività dovrà pagare le aziende per questo servizio, nonostante siano state loro ad inquinare in questi anni».

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