°

°

 

°

 

Ricordo che il progetto è iniziato almeno 4 anni fa ed era un “progetto sperimentale” centrato sulla prevenzione del suicidio nella zona di Massa Marittima, oltre che dell’Amiata e del Casentino: costo 320.00 euro.

 

Alcune osservazioni, riservandomi di fornire ulteriori dati in quanto “informato sui fatti” fino alla data del mio pensionamento (febbraio 2010).

 

Non si capisce dove e come è stato rinnovato il protocollo d’intesa, dalla foto sembra in un incontro a tre o a quattro.

 

Non sono specificati i risultati sinora raggiunti.

 

Non sono indicati i fondi stanziati, quelli finora spesi, e come sono stati spesi.

 

Il numero verde di cui si parla è sconosciuto a qualsiasi persona io abbia inconrato nella mia qualità di psichiatra, compresi gli operatori del settore psichiatrico.

 

Faccio notare che si parla di 226 chiamate in due anni.

 

Questo vuol dire che è stato messo su un gruppo di lavoro, 24 ore su 24, che risponde in media a mezza chiamata al giorno, TRE chiamate alla settimana!

 

Il tasso dei suicidi in Italia e in Toscana è calato notevolmente PRIMA che iniziasse il “progetto” in questione.

 

Andrebbe comunque provata la correlazione affermata tra diminuzione del tasso di suicidioe il tipo di intervento svolto.

 

Fornire i dati è qualcosa di disdicevole?

 

L’ultima considerazione riguarda le CLANDESTINITA’ in cui si è svolto il progetto.

 

L’aspetto positivo di un numero verde, in particolare per la prevenzione del suicidio, è il fatto che sia diffuso, conosciuto, propagandato, contestato se si vuole..ma se ne deve parlare!

 

Perché ciò che facilita di più l’attuazione di un suicidio è la impossibilitàdi comunicare una intenzione così tragica e non popolare, è la vergogna che si prova!

 

Il modo silenzioso con cui è stato portato aventi questo costoso progetto mi sembra che abbia paradossalmente confermato che il suicidio debba continuare ad avvenire in questa atmosfera di ignoranza, solitudine e clandestinità con cui di solito viene portato avanti.

°

 

 

Dott.Giovanni Cutolo                                                    
                  

Medico Chirurgo, Psichiatra, Psicoterapeuta                  
Già Primario Psichiatra ASL 9 Grosseto, zona 1 Massa marittima

 

 

 

9 Commenti a “Il Dott.Cutolo sul progetto “Montagna in Salute””

  • f.bonuccelli says:

    Sono grato al Dr. Cutolo- ciao Gianni- per i suoi chiarimenti sul tema. Questo però non toglie, sec. me, che il tema del disagio e dell’ emarginazione sociale nella ns. zona sia molto importamte ed in larga misura misconosciuto. Visto che siamo in campagna elettorale, non sarebbe  male farci sopra qualche riflessione ed elaborare qualche proposta.

  • gabriele galeotti says:
    .
    Massa Comune, da sempre, seppur limitatamente alle proprie competenze, è attenta alle problematiche di questo tipo. Ben venga (indipendentemente dall’essere in campagna elettorale) un lavoro rivolto in questa direzione che porti alla formulazione di proposte e progetti concreti, non come quello propagandistico [e irriverente] di Giurlani e Fedeli. Abbiamo bisogno di un aiuto competente. Se gli amici Francesco e Giovanni (entrambi stimati professionisti) vorranno darci una mano, accoglieremo le loro indicazioni con entusiasmo. Grazie.
    .
  • cutolgia says:

    Ha ragione Gabriele Galeotti a porre il problema della collaborazione e l’utilizzo dei “tecnici” nel settore della salute così come credo sia giusto anche negli altri settori.Faccio notare che questo progetto, pur essendo rivolto alla nostra zona che storicamente detiene un triste primato nel tasso di suicidi, è stato formulato fin dal 2007 senza il coinvolgimento del responsabile del Servizio di Salute mentale, che fino al 2010 ero io. Io entrai “di forza” nel senso che chiesi al politico che gestiva la questione come mai non fossi stato coinvolto e da allora “fui ammesso” alle riunioni preparatorie, anche se non avevo alcun potere operativo. E, per tornare al punto sollevato da Galeotti, una volta andato in pensione, malgrado la mia disponibilità a continuare anche gratuitamente la collaborazione, non mi è stato detto più nulla. Forse a ragione, perchè il progetto su cui si stava lavorando precedentemente, se pure non mi convincesse molto, era di tutt’altro spessore mentre questo del numero verde per come è stato costruito è insostenibile dal punto di vista, non dico scientifico, ma semplicemente del “buon senso”.Già questo numero verde per il suicidio è qualcosa di contraddittorio di per sé. Nessuno telefonerebbe ad un numero clandestino, di cui non si sa nulla. Perchè un aspirante suicida dovrebbe conoscere questo numero verde se non lo conosce neppure un cittadino informato, nemmeno un operatore del settore?  E poi. Ammesso che riuscisse a telefonare, (io ci ho provato), avrebbe generiche indicazioni di rivolgersi ai Servizi già esistenti;  perchè da quello che ho capito il centralino da cui rispondono è a Firenze, dove operatori, pur preparati, conoscono superficialmente la situazione del territorio. Territorio in cui nessuno sa di questa iniziativa e dove non c’è stato alcun “rafforzamento” dei servizi di salute mentale che dovrebbero dare una risposta, anzi per quanto ne so, una ulteriore riduzione. Sarebbe utile sapere quante persone hanno ricevuto un reale beneficio dalla telefonata che hanno fatto e credo che questo sarebbe nell’interesse di tutti, a partire da coloro che hanno gestito e gestiscono ora il progetto.L’unica condizione per cui il numero verde può essere utile, è che diventi una occasione per “sollevare il problema”, per aprire un dibattito, per riattivare i collegamenti con le strutture sociali e sanitarie che si occupano, con la fatica degli operatori che ci lavorano, dei disturbi che spesso (ma non sempre) stanno alla base dell’ideazione suicidaria. Che diventi un nodo, non certo il primo o l’unico, di una rete che coinvolga le competenze e le disponibilità di tutti quelli che le hanno. Lo so che di suicidio è difficile parlare. Ma modo con cui viene portato avanti questo progetto rischia di convalidare proprio quella “clandestinità” in cui si consuma questo dramma.

  • Laomedea says:

    Ringrazio di cuore il Dott. Cutolo per le precisazioni. Quel progetto, come tanti altri, nelle mani della politica finisce per diventare un insulto a chi potrebbe beneficiarne. Alcuni personaggi si fanno paladini di tematiche sociali importanti solo per il proprio interesse economico. Sarebbe davvero una bella cosa se volesse interessarsi lei del problema. Nei ragazzi di Massa Comune troverebbe la più assoluta disponibilità e la massima collaborazione. Io sono molto sensibile alla questione “suicidio” e mi sono spesso documentata al riguardo. Ma servirebbe una azione locale forte e competente. Fedeli è nessuno. Grazie anche al Dott. Bonuccelli che potrebbe essere un altro autorevole fautore dell’iniziativa.

  • Fiorenzo.Borelli says:

    Vorrei utilizzare questo sito per invitare il Dr Cutolo ed il Dr Bonuccelli unitamente ai miei compagni di ventura di Massa Comune ad un incontro magari anche a cena per discutere il tema e vedere come fare opera di giusta informazione.
    Grazie

    • f.bonuccelli says:

      OK, per me va bene, tenete comunque presente che sul tema specifico e più in generale sul disagio sociale sicuramente il Dr. Cutolo è molto più esperto di me. grazie comunque per l’ invito. F. Bonuccelli

  • Roberto Ovi says:

    Buongiorno Giovanni. Quanto affermi è veramente deprimente.
    Volevo solo sapere da te, se ritieni di potermi rispondere, che fine ha fatto il progetto del Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura (SPDC) che l’USL 9 ed il protocollo di intesa del 1 Gennaio 2007, con successive modifiche ed integrazioni, prevedeva di realizzare presso il P.O. Sant’Andrea.
    Ti chiedo in particolare se risponde al vero la voce che l’SPDC sarà realizzato all’interno dell’area medica, e non separato e distinto da essa. In tal caso, da profano, mi chiedo in che modo sarà possibile gestire contemporaneamente, all’interno della stessa area, un degente post infartuato ed un soggetto con problemi psichici

    • cutolgia says:

      Caro Roberto,non so quali siano i progetti relativi allo SPDC in quanto da 4 anni sono in pensione e sono poco informato, specie rispetto alle “voci” che corrono.Posso però dirti che lo SPDC in medicina è sempre esistito, almeno da 25 anni, a partire dalla fine degli anni  ’80. Il fatto che questo non fosse noto, come sembra mostrare quello che scrivi, dimostra indirettamente che questo non ha creato grossi problemi, altrimenti si avrebbe avuto notizia dei disagi che tu paventi. In realtà questa decisione rispondeva ad una disposizione regionale che è stata applicata in altri “piccoli” servizi della Toscana. Ti posso dire che questi disagi sono stati prevenuti  da una attenta organizzazione che prevedeva la presenza di due operatori presenti nelle 24 ore per una media di due pazienti ricoverati al giorno. Non ci sono mai stati grossi problemi per gli altri ricoverati malgrado una totale mancanza di “protezioni ambientali” ovvero l’inadeguatezza della struttura, e questo proprio grazie ad una modalità di gestione che io ho chiamato “base sicura”, che prevedeva una intensa cura della relazione con la persona che impediva l’emergere  di comportamenti violenti.   So che negli ultimi anni i ricoveri sono molto diminuiti, passando dai circa 80-90 all’anno ai 10-20 (non ho i dati precisi) e questo credo per una diversa gestione dello SPDC che prevede una maggiore presenza territoriale e, credo, anche per la diminuzione del personale di assistenza. Sarebbe utile una discussione, come tu proponi, della opportunità dell’apertura di un “diverso” SPDC che preveda ambienti più strutturati e che va avanti da anni senza risultati. In assenza di un opportuno livello di personale di assistenza, infatti, lo SPDC diventerebbe un ambiente “chiuso” (ovvero due stanze con sbarre, porte chiuse e magari telecamera di sorveglianza). Personalmente, con l’esperienza maturata in 30 anni di lavoro a Massa, penso che l’apertura di un SPDC con misure di sicurezza che non lo trasformino in un piccolo manicomio, richiederebbe un investimento, non solo economico, ma anche di risorse qualitative, umane, culturali che non vedo molto presenti (v.anche l’attenzione prestata al problema dei suicidi). Qualora il tuo interesse si aggiungesse a quello di altri cittadini, come forse questa piccola discussione postata su questo sito sembrerebbe dimostrare, sarei ben felice di dare il mio contributo.. saluti

  • Roberto Ovi says:

    Carissimo Giovanni, se c’è una cosa della quale mi rammarico è il fatto di non aver ben approfondito, nel corso della mia esperienza di consigliere comunale, questa importante tematica, sulla quale ho raccolto tante informazioni che non ho poi saputo o potuto approfondire.
    L’insoddisfacente realizzazione dell’assistenza psichiatrica territoriale, all’interno del Dipartimento Salute Mentale, così come prevista dalla Legge Basaglia del 1980, merita senz’altro un’attenzione prioritaria da parte delle istituzioni nazionali e locali, e sono certo che Massa Comune contribuirà a farsene carico

Lascia un Commento

Devi aver fatto il login per inviare un commento


Entra
IL NOSTRO SPOT
Categorie
GRAZIE PER LA VISITA