Fonte: CORRIERE DI MAREMMA
05 febbraio 2014
Rubrica: Ambiente
L’ennesimo scempio a danno degli alberi cittadini
Italia Nostra riceve regolarmente, da parte di soci e di simpatizzanti, segnalazioni riguardanti i più vari abusi compiuti a danno del patrimonio artistico e naturale del nostro Paese. Alcuni giorni fa ci era stata comunicata, e i giornali ne avevano parlato, la notizia che gli amministratori pubblici grossetani avevano l’intenzione di abbattere i numerosi, grandi pini che circondano la scuola di via Monte Bianco. Scopo dell’intervento sarebbe stato quello di scacciare gli storni che avevano preso l’abitudine di trascorrere la notte fra i rami di quegli alberi, sporcando il terreno sottostante. Un proposito del tutto insensato, perché il rispetto per gli alberi, meravigliosi capolavori della natura capaci di donarci tanti benefici, è un segno distintivo di civiltà, e l’idea che a Grosseto, nel 2014, qualcuno volesse ricorrere a un espediente a tal punto barbaro, ci sembrava impensabile.
Tuttavia, conoscendo la malsana passione per le motoseghe che anima le nostre amministrazioni locali, e inoltre leggendo sui giornali la noti
zia che un cittadino minacciava di querela gli amministratori nel caso in cui avessero tagliato quei pini per un motivo tanto futile, decisi di intervenire anch’io nella controversia, in rappresentanza di Italia Nostra, con un articoletto in cui rammentavo l’esistenza sul mercato di una vasta gamma di moderni dispositivi elettronici capaci di contrastare in modo incruento ed efficace la presenza di uccelli e di altri animali indesiderati. Domenica scorsa, nello stesso giorno in cui il mio articoletto appariva sulla stampa locale, fui avvertito che lo scempio dei pini in via Monte Bianco era stato compiuto, senza neppure aver tentato l’utilizzo di possibili rimedi alternativi. Andai subito a vedere, e mi trovai di fronte a uno spettacolo da lasciare allibiti. Sordi a quahnque richiamo alla ragionevolezza e al comportamento responsabile, i bruti della motosega avevano sottoposto quei poveri pini a un vero e proprio massacro. Diversi grandi alberi erano stati segati alla base, e gli esemplari superstiti erano stati orribilmente, incredibilmente mutilati dei loro rami. Tutti noi conosciamo le grandi, tipiche chiome a ombrello del pinus italicus, l’albero simbolico della Maremma. Ebbene, quelle chiome erano state sadicamente, barbaricamente mutilate, lasciando miseri ciuffetti di rami in cima agli altissimi tronchi: una visione da lasciare davvero esterrefatti e indignati.
Qualcuno dovrebbe insegnare, agli energumeni responsabili di questo ennesimo scempio, che non si possono sfigurare in questo modo, oltretutto per motivi così futili, elementi costitutivi del decoro e del benessere urbano: a nostro parere è stato compiuto un atto gravissimo a danno di un bene prezioso che fa parte del patrimonio pubblico.
E quanto alle notizie che si sussurrano, e cioè che tutto questo tagliare e capitozzare e ridurre a monconi alberi cittadini sia finalizzato alla creazione di cippato, cioè di materiale legnoso triturato da vendersi all’inceneritore di Scarlino, o ai fabbricatori di pellets, ci sembra un’ipotesi difficile da credere. D’altro canto, se si consultano i testi informativi della società che gestisce l’impianto di Scarlino, si legge che esso è effettivamente alimentato, oltre che con rifiuti indifferenziati, anche con le cosiddette “biomasse vegetali”, “pigne e cippato di legno” derivante, come è stato scritto, “dalla triturazione di legno proveniente da sfalsi e potature di provenienza locale”.
Ora, finché si tratta di scarti agricoli, per esempio di potature di olivi o di viti, si rimane nella logica, per noi discutibile, di questo tipo di impianti, ma se qualcuno ha pensato che si possano impunemente bruciare i nostri boschi, o peggio gli alberi delle nostre città, per alimentare un mostro inquinatore, occorre che si faccia chiarezza su questa vicenda.
Tanto per cominciare, le amministrazioni pubbliche interessate smentiscano pubblicamente che: a) il legno derivante dalle potature e dal taglio di alberi finisca nel computo virtuoso dei rifiuti differenziati, e b) che il cippato di legno derivante da quei tagli finisca nelle fauci del mostro di Scarlino, o nel circuito commerciale dei pellets.
Michele Scola
Presidente della Sezione di Grosseto di Italia Nostra