Fonte: IL TIRRENO
30 gennaio 2014
Rubrica: Sanità
A giudizio due chirurghi del Sant’Andrea che avevano operato un ottantenne poi morto a Grosseto Morì paziente, medici sotto accusa
MASSA MARITTIMA Quattro medici sotto accusa per la morte di un paziente, Giuseppe Mazzarani, classe 1932, avvenuta all’ospedale di Grosseto il 1° luglio 2012 dopo l’intervento eseguito all’ospedale di Massa Marittima il 28 giugno precedente. Omicidio colposo in cooperazione l’ipotesi di reato per la quale i medici Simone Cecconi e Domenico De Sando, rispettivamente primo operatore e aiuto al Sant’Andrea, sono stati rinviati a giudizio per l’udienza del 19 maggio, davanti al giudice Compagnucci. Il gup Bilisari ha ritenuto sufficienti a sostenere l’accusa gli elementi portati dal sostituto procuratore Ferraro, che ha raccolto la denuncia della figlia presentata due settimane dopo il decesso, le cartelle cliniche, le testimonianze e la consulenza del proprio esperto, il dottor Matteo Benvenuti. La posizione di altri due sanitari, Roberto Barni e Antonio Lallai, assistenti in sala operatoria, viene trattata separatamente. Conclusioni contestate dalla difesa (avvocato Luciano Giorgi) che si prepara a sostenere in dibattimento il confronto sulla base di proprie consulenze mediche. Secondo l’accusa, i medici avrebbero agito, o sarebbero responsabili di omissioni, «del tutto divergenti dalle linee guida e dalle buone pratiche accreditate dalla comunità scientifica». Così facendo, i sanitari imputati avrebbero causato lesioni viscerali significative con una gravissima emorragia (stimata in quasi tre litri di sangue) e conseguenze choc emorragico e «progressivo e inevitabile decadimento dell’emodinamica e della funzionalità renale». Il capo di imputazione nei confronti di De Sando e Cecconi è articolato in vari capitoli, corrispondenti alle diverse fasi di trattamento del paziente, ricoverato per un intervento chirurgico al colon (adenocarcinoma). Il 27 giugno, Mazzarani era stato sottoposto a un’ecografia addominale che aveva evidenziato lesioni renali e che, secondo l’accusa, avrebbe dovuto comportare una Tac o una risonanza magnetica invece non richiesta; ancora secondo l’imputazione, i sanitari avrebbero dovuto differire l’intervento del 28 giugno (che non sarebbe stato urgente) proprio per acquisire quelle maggiori informazioni. Le manovre effettuate durante l’intervento del 28 sarebbero poi state «incongrue e prive di utilità scientifica», fino a causare una lesione renale con sanguinamento. Il rene sinistro era stato asportato e vi era stata una perdita di 2,8 litri di sangue; anche la milza sarebbe stata danneggiata. Un intervento chirurgico così complesso, nota la Procura, avrebbe dovuto essere eseguito in un ospedale dotato di rianimazione (che a Massa Marittima non c’è), considerata anche l’età avanzata del paziente ottantenne e le sue patologie preesitente. Infine, prima dell’intervento del 28 giugno i medici avrebbero omesso di informare il paziente delle lesioni renali accertate con l’ecografia del giorno prima e avrebbero omesso di ricevere il consenso del paziente sull’intervento chirurgico eseguito. Pierluigi Sposat