IL TIRRENO
Panorama politico
Quei 382 mila euro al mese per i vitalizi dei consiglieri
Con 5 di attività hanno diritto a una rendita che viene pagata anche agli eredi. E c’è chi cumula con l’assegno da ex parlamentare. Passigli sfonda i 10mila euro di Gianni Parrini Quasi 382mila euro al mese. È la cifra che ogni mese spendiamo per pagare i vitalizi agli ex consiglieri regionali della Toscana e… ai loro eredi. Gli importi del gennaio 2014, sono stati appena pubblicati sul sito dell’assemblea. A darne notizia è stato il presidente del consiglio Alberto Monaci, in apertura dei lavori dell’aula. In tutto i beneficiari del trattamento sono 157: in 111 casi la somma finisce direttamente nelle tasche degli ex servitori della Toscana, negli altri 46 va in quelle dei loro eredi. In caso di decesso del beneficiario, infatti, il 60 per cento del vitalizio passa alla moglie o alla convivente, mentre il 15 per cento viene assegnato a ogni figlio minorenne fino all’esaurimento dell’intero vitalizio. Gli importi vanno da un minimo di 1.629 euro lordi a un massimo di 5.100. Il conteggio. Il meccanismo con cui sono calcolati gli importi dei vecchi e degli attuali consiglieri, stabilisce che, dopo 5 anni trascorsi sugli scranni del parlamentino toscano, raggiunti i 60 anni, si maturi il diritto a un vitalizio di 1.400 euro (netti) al mese. Il sistema prevede che per i primi 5 anni il consigliere paghi un contributo del 20% della propria indennità. La percentuale aumenta col trascorrere del tempo. Chi fa due legislature, al decimo anno paga un contributo mensile pari al 35% dell’indennità, ma riscuoterà poi un vitalizio di quasi tremila euro lordi. E avanti così, fino ad arrivare a coloro che con 15 anni di consiglio regionale ogni mese percepiscono un vitalizio di 4.226 euro lordi. Il pagamento è in gran parte a carico del bilancio regionale e in misura minore è coperto dai versamenti degli attuali membri dell’assemblea. Nel 2015 si cambia. Ma dato che il sistema fatica a reggersi in equilibrio (alla lunga ogni consigliere finisce per riscuotere più di quanto ha versato), dalla prossima legislatura le cose cambieranno: nel dicembre 2011, infatti, il Consiglio ha approvato le modifiche alla legge finanziaria del 2012 e tra i punti chiave c’erano proprio la soppressione del vitalizio e il passaggio al sistema contributivo. In pratica i futuri consiglieri, una volta cessato il mandato, non riceveranno la rendita “sine die”, ma un assegno il cui importo è calcolato sulla base di quanto versato negli anni trascorsi nell’assemblea. Facciamo un esempio: un consigliere regionale che ha fatto una sola legislatura e – ipotizziamo – ha versato 86mila euro, riscuoterà un assegno di 1.400 euro al mese per cinque anni. Poi basta. L’assegno contributivo, inoltre, scatterà a 65 anni e non più a 60. Il cambio di rotta, come detto sarà inaugurato con la prossima legislatura e non vale per chi ha maturato nel frattempo il diritto al vitalizio. Col cumulo si raddoppia. Tra le questioni che fanno pensare al vitalizio come a una sorta di privilegio della casta, c’è anche il fatto che sia cumulabile con altre pensioni o rendite analoghe. In Toscana, ad esempio, sono una quindicina gli ex di parlamento e consiglio regionale che sommano due vitalizi, portandosi a casa dai quattro ai diecimila euro. In questa speciale classifica, primeggia Stefano Passigli (10.327 euro), seguito da Riccardo Migliori (9.075 euro) e Michele Ventura (8.462 euro).