Premesso che confermo la mia intenzione di affrontare la campagna elettorale parlando di idee, proposte e programmi, non posso esimermi dal commentare uno strumento (le primarie) propinato alla gente come strumento di democrazia ma, di fatto, espressione di strani giochi e colpi sotto la cintura.
Un tempo, la struttura granitica del PCI e successori indicava a tutti i livelli un nome e gli iscritti e simpatizzanti si allineavano.
In una qualsiasi struttura organizzata, ci si riunisce, si discute, si litiga ma alla fine si esce con un candidato e via andare.
Nel PD da un paio di anni si parla di primarie come strumento di democrazia; dalle nostre parti si è scatenata una guerra porta a porta degli iscritti a raccogliere firme a favore del candidato voluto dal partito, chiedendo impegno a non avallare gli altri e in parallelo gli altri tentano sgambetti, scese in campo dell’ultimo secondo, per raccogliere ad ogni costo le agognate firme.
Questa è democrazia? Siamo solo alle semifinali ed è già guerra.
La realtà è che regna una confusione infernale nel partito che per antonomasia non mostrava screpolature.
Dulcis in fundo mi viene spontanea una domanda: come è possibile che in un paese (Italia) imperversa con grandi consensi Matteo Renzi e in provincia di Grosseto i Renziani vengono regolarmente messi da parte con ogni mezzo?