Fonte: IL TIRRENO

30 dicembre 2013

 

Rubrica: Panorama politico

Il Pd è con la Mansi Ma Rossi chiede ai manager di restare «Le dimissioni di Profumo e Viola porterebbero incertezza» Il partito più vicino al Monte tra silenzi dei big e imbarazzi

 

di Mario Lancisi wFIRENZE A sostegno di Profumo e Viola scende in campo il presidente della Regione Enrico Rossi: «Va fatto ogni sforzo per salvare l’attuale gruppo dirigente della banca di Siena. Finora hanno operato bene e le loro dimissioni aggiungerebbero incertezza ad incertezza», spiega Rossi al Tirreno. Anche se su Fb il presidente della Regione evita di scegliere tra Profumo e la Mansi: «Non ho opinioni precise. Molti me le chiedono, ma francamente non ne ho». La riflessione di Rossi parte dalla preoccupazione di salvare il posto di lavoro dei 25mila dipendenti del terzo gruppo bancario d’Italia, di salvaguardare i finanziamenti al sistema economico toscano e di mantenere a Siena la testa della banca per tenerla vicino alle esigenze del territorio. «Ecco, se le decisioni della Fondazione, che tanta discussione hanno suscitato, oltre a tenere conto dei propri interessi di “sopravvivenza” ( come viene detto ), hanno preso in considerazione anche tutto ciò, allora non ci sarà nulla di cui pentirsi. Se invece così non fosse, ci si sarebbe assunti una responsabilità davvero enorme», osserva Rossi su Fb. E allora perché l’uscita a favore della permanenza di Profumo e Viola? Per due ragioni. La prima è che Rossi condivide la preoccupazione della Mansi di salvare la Fondazione ma teme il rischio di un ritorno ai condizionamenti politici del passato. La seconda è che dopo la “guerra” di sabato sono scattati i pompieri, i tessitori di un accordo tra Profumo e la Mansi. Uno di questi è il braccio destro di Renzi, il fiorentino Dario Nardella. Il quale si schiera apertamente con la presidente della Fondazione: «Condivido la sua preoccupazione che punta a salvare non tanto la centralità quanto la sopravvivenza stessa della Fondazione con il fine di tenere la banca più legata al territorio e funzionale al suo sviluppo». Però subito dopo aggiunge l’auspicio che il gruppo bancario Mps e la Fondazione trovino al più presto un accordo di reciproca utilità». Il Pd è diviso e in molti, a cominciare dal candidato renziano alla segreteria regionale Dario Parrini («Chi ha ragione tra Profumo e la Mansi? No comment», è la sua risposta), preferiscono tacere, stare a vedere, a cominciare dalla reazione stamani della Borsa. C’è chi invece si schiera con la Mansi. Come l’assessore alle attività produttive Gianfranco Simoncini: «La sua posizione è responsabile e di prospettiva difronte alla forzatura, nei tempi, di Profumo». O come il capogruppo regionale Marco Ruggeri: «Le posizioni di Profumo e della Mansi sono espressione di due interessi diversi ed entrambi legittimi, ma quello della presidente della Fondazione è l’unico toscano, e quindi penso che quello di sabato sia stato un buon risultato». Ma c’è anche chi, come l’imprenditore Maurizio Berrighi, Pd, la pensa diversamente: «Pur stimando la Mansi, la linea Profumo avrebbe messo da subito in sicurezza la banca, la finanza internazionale avrebbe percepito che due stimati banchieri avrebbero ricreato valore per tutti gli azionisti e per il Paese. Da sabato invece a Siena sta tornando tutto come prima». E il centrodestra? Marco Taradash spara sulla Fondazione: «Se a giugno l’aumento di capitale non riuscirà chi restituirà 3,3 miliardi ai contribuenti?». Mentre il coordinatore regionale Massimo Parisi non sta nè con la Mansi e nè con Profumo: «Di questo scontro nessuno ha detto con chiarezza dove andrà la banca. Perché una cosa è certa: la banca se ne andrà. E’ stato dilapidato per colpa della sinistra un patrimonio immenso». Una crisi, quella del Mps, la cui responsabilità, conclude il presidente della provincia di Livorno Giorgio Kutufà, è della Banca d’Italia: «L’impasse del Mps evidenzia ulteriormente le gravi responsabilità della Banca d’Italia, che autorizzò a suo tempo l’operazione suicida di Antonveneta ed ora non riesce a mediare e trovare una soluzione di sistema per la terza banca italiana, lasciando campo libero ad uno scontro pericolosissimo».

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