Fonte: IL TIRRENO
24 dicembre 2013
Le materie prime recuperate valgono oro, ma il Comune non sa quanto ricava a venderle
Il tesoro nascosto nei mastelli del porta a porta
Quanto guadagna il Comune a vendere la materia prima ricavata dalla raccolta differenziata? Boh, nessuno lo sa. Non lo sa, per primo, il Comune che, pure, avrebbe tutto il diritto – e anche il dovere – di rendicontare il giro d’affari che sta dietro il recupero della differenziata. Di un affare, infatti, si tratterebbe per i cittadini che, con quello che il Comune riesce a ricavare vendendo la plastica, il vetro, il cartone, l’alluminio e l’umido raccolto con la differenziata, potrebbero avere un bello sconto sulla tassa sulla spazzatura. Ci sono comuni, come in Veneto, dove la Tares è addirittura più bassa della Tarsu grazie a questo meccanismo. E invece? Invece «non risultano a questo servizio rilevamenti dei flussi finanziari relativi a particolari metodi di raccolta ma solo rilevamenti delle quantità prodotte in determinate aree urbane», scrive lo scorso 9 agosto il dirigente dei Servizi ambientali del Comune di Grosseto al coordinatore dei Comitati Bene Comune, Roberto Barocci, che chiedeva conto dei bilanci. «Secondo le stime dell’Anci – spiega Barocci – i Comuni dovrebbero incassare 7 euro a tonnellata dalla vendita delle materie prime ricavate dalla differenziata». Addirittura la carta e il cartone raccolti con il porta a porta, e dunque di qualità superiore rispetto a quelli che finiscono nel cassonetto della carta, valgono 93 euro a tonnellata. Tutti soldi che, scomputati dai costi del servizio, potrebbero alleggerire la bolletta della spazzatura. «Qua a Grosseto, invece – spiega Barocci – Ecolat, che gestisce il servizio per il Comune, si fa pagare per portare via i rifiuti. E quest’anno, nonostante la differenziata sia stata estesa ad altre zone della città oltre a Barbanella, e dunque si dovrebbe guadagnare di più dalla vendita di materie prime, visto che si raccoglie di più, Ecolat riceve dal Comune più soldi, per la precisione 1 milione e 363mila euro. Ecco, io vorrei sapere dall’assessore al Bilancio Paolo Borghi: perché non porta in contabilità queste voci? In quale bilancio sono mantenute queste voci? Non c’è nulla da inventare, c’è solo da copiare. Il Veneto le fa da 10 anni le convenzioni con gli artigiani e loro pagano la metà di noi». (f.f.)