Nel XVIII secolo il manifestarsi di due fenomeni concomitanti ovverosia l’accelerazione del tasso di crescita della popolazione (determinato anche da un rallentamento della mortalità infantile) e l’avvio del processo di industrializzazione (soprattutto in Inghilterra e in Francia) creò le premesse per la nascita dell’urbanistica moderna.

 

Conseguenza di questi due fenomeni fu una modifica radicale degli insediamenti, dei modi di vita e dei modelli culturali. La nuova organizzazione del lavoro alterò l’antico equilibrio tra città e campagna, dando luogo al fenomeno della concentrazione nelle grandi città e determinando sprechi enormi di risorse umane ed economiche, nonché gravissime tensioni nel tessuto sociale.

 

Nel secolo scorso il problema urbanistico più evidente era quello della condizione sub-umana in cui il proletariato era costretto a vivere nelle periferie delle città, problema peraltro ancor oggi assai pressante, anche se con caratteri diversi. L’urbanistica moderna nasce appunto come tentativo di correggere i mali della città industriale. Sorsero così due concezioni principali in un certo senso tra loro confliggenti: da una parte, il rifiuto della città esistente e la contrapposizione di nuove forme di convivenza; dall’altra, la razionalizzazione della città esistente, nell’intento di risolvere i singoli problemi.

 

A ciò si aggiungano i problemi derivanti dalle ricadute dell’azione di trasformazione del territorio in termini di aumento dell’esposizione delle persone e dei beni ai fattori di rischio connaturati al territorio come la pericolosità sismica, idraulica, idrogeologica. Per non parlare dell’incidenza delle trasformazioni sull’ambiente in termini di inquinamento dell’aria, del suolo, di sfruttamento delle risorse non riproducibili e del paesaggio e degli elementi della cultura.

 

In definitiva, le trasformazioni del territorio incidono sulla persona in termini di salute, di benessere psicologico, di benessere materiale.

 

Non si dimentichi però il primo comandamento comune a tutte le religioni del mondo, che hanno principalmente lo scopo di educare le persone: prima di tutto viene il creato e solamente in ultimo Dio pose l’uomo.

 

Anche gli ultimi avvenimenti naturali del terremoto dell’Abruzzo, delle inondazioni della Toscana ed in ultimo della Sardegna, della Calabria e della Puglia sono ulteriori segnali che la gerarchia del creato, a cui fa da corollario l’equilibrio delle cose, è in pericolo.

 

E’ evidente che la scienza del governo del territorio – ovverosia la pianificazione e programmazione urbanistica – negli ultimi sessant’anni non è stata applicata così come previsto dai legislatori.

 

Vorrei ricordare che anche la riforma parziale della Legge Urbanistica quadro avvenuta ad opera della legge n. 765/1967 (c.d. legge ponte) avvenne sull’onda emotiva della frana di Agrigento, e il Ministro Mancini colse l’occasione – sembra strano ma in Italia da sempre le tragedie sono l’unico spunto d’iniziativa per le riforme – per portare all’attenzione generale il gravissimo problema della sostenibilità ambientale dell’attività edificatoria.

 

La legge statale ancor oggi vigente richiede in via inderogabile la condivisione da parte della Regione delle scelte urbanistiche pianificatorie compiute dal Comune: l’atto di condivisione, che comporta la corresponsabilità delle conseguenze derivanti da scelte amministrative avventate e/o irrazionali, è rappresentato dall’atto approvativo (decreto) del Presidente della Giunta regionale.

 

Il sistema pianificatorio di governo del territorio è di tipo gerarchico, dove, a monte del piano regolatore comunale, stanno i piani territoriali di coordinamento che dettano indirizzi e direttive che i Comuni non possono non rispettare.

 

Nella Regione Toscana i piani territoriali di coordinamento sono a doppia scala, quella regionale e quella provinciale. Considerando che alla Provincia sono state delegate le competenze regionali in tema di tutela dell’ambiente è ben comprensibile che il piano territoriale provinciale costituisce la linea fondamentale guida per le trasformazioni incidenti sulle risorse essenziali del territorio (compreso il paesaggio).

 

Fatto il quadro, si viene ad evidenziare che in tutta la Regione Toscana non esiste un piano territoriale provinciale approvato dal Presidente della Giunta regionale; così facendo il dott. Rossi ora, e il dott. Martini prima, sono abilmente esentati dalle responsabilità per eventuali danneggiamenti all’ambiente derivanti dall’attuazione di piani territoriali provinciali mai divenuti efficaci.

 

Non vi è chi non veda che dietro l’omissione dell’emanazione del decreto presidenziale di approvazione dei piani territoriali di coordinamento si possa celare la consapevolezza che il territorio regionale è stato depredato e messo in pericolo rispetto ai fattori naturali. Così come sono sempre venuti i terremoti, altrettanto sono sempre avvenute le alluvioni, inondazioni e frane. Certamente, se nei siti a rischio sono state fatte insediare le popolazioni o le attività produttive qualcuno non può non essere responsabile dei danni conseguenti.

 

Ecco, quindi, che stanziamenti di fondi regionali a ristoro dei danni subiti per effetto di eventi in tutta evidenza prevedibili poiché naturali non sono che un lavacro di coscienza dei nostri governanti fatto a costo zero (perché il travaso di denari non avviene dalle loro personali tasche, ma da quelle dei sudditi).

 

Dulcis in fundo, entro il 31 dicembre 2013 i Comuni della Provincia di Siena “devono” adeguare i loro strumenti urbanistici (quali siano non si sa, visto che tutti quelli dal 1995 ad oggi non sono stati anch’essi approvati dalla Regione) al piano territoriale di coordinamento provinciale, anch’esso mai approvato dalla Regione.

 

Quando si dice l’apparenza del governo del territorio regionale !

 

POST SCRIPTUM:   Non esistono le emergenze di per sé.   Lo stato di emeregenza è sempre il frutto di errori di pianificazione, di programmazione, di valutazione in senso lato.   Quelli che generalmente chiamiamo politici (ma che in ossequio alla grande cosa che è la POLITICA bisogna iniziare a chiamarli con un appellativo sciasciano ovverosia “omm’ e merda“) creano le emergenze per poi rimanere a risolverle per poi crearne di nuove ecc.

 

Bisogna INTERROMPERE questo circolo creato da questi omm’ e merda (compreso taluni prefetti che invece di difendere lo Stato hanno difeso le proprie posizioni di potere e carriera … a questi un mio doppio “omm’ e merda” perché per occupare quei posti di responsabilità hanno giurato fedeltà allo Stato e alla Costituzione … questi fottutissimi “omm’ e merda”).

 

IL POPOLO INIZI A PRENDERE COSCIENZA DELLA PROPRIA FORZA E SI RIBELLI SIN DALLE PROSSIME ELEZIONI!

 

INFINE, IL POPOLO NON DEVE INVEIRE CONTRO IL “PALAZZO A LIVELLO NAZIONALE”.

DEVE INIZIARE DA QUELLO CHE GLI E’ PIU’ VICINO:   PRIMA DI TUTTO IL COMUNE (IL SINDACO, GLI ASSESSORI, IL SEGRETARIO, I DIRIGENTI).   DEVONO ESSERE PRESSATI, GLI DEVE ESSERE CHIESTO CONTO TUTTI I GIORNI DELLA LORO ATTIVITA’ E DEI LORO ERRORI.

BISOGNA CHE I CITTADINI INIZINO A DENUNCIARE GLI ORGANI ELETTIVI E DIRIGENTI AMMINISTRATIVI DEL PROPRIO COMUNE QUANDO SPERPERANO I DENARI, FANNO FAVORITISMI, NON APPLICANO LA LEGGE.

SI DEVONO SENTIRE COSTANTEMENTE CONTROLLATI ED IN PERICOLO DI RIMETTERE I DANNI PER LA LORO RESPONSABILITA’.

I CITTADINI DEVONO IMPARARE A VISIONARE, ANCHE DA CASA, L’ALBO PRETORIO ON LINE E PRETENDERE CHE VI VENGANO PUBBLICATI – COME DICE LA LEGGE E LE SENTENZE DELLA CORTE COSTITUZIONALE – TUTTE LE DETERMINAZIONI.   SE NON GLI E’ LORO CHIARO IL CONTENUTO, CHE SI ADOPERINO A CHIEDERE INFORMAZIONI A PROFESSIONISTI DI INDUBBIA RIGOROSITA’ MORALE, A LISTE CIVICHE, A MOVIMENTI DI DIFESA DEL CITTADINO E DEL CONSUMATORE.

 

IN DEFINITIVA LE PERSONE DEVONO COMPIERE UN SALTO DI QUALITA’, DI PROPRIA VALUTAZIONE.   NON DEVONO SENTIRSI PIU’ SUDDITI, MA CITTADINI, ATTORI DELLA VITA POLITICA, LA LORO VITA QUOTIDIANA.

 

E COME IN UNA SOCIETA’ PRIVATA DEVONO INIZIARE A RENDERE CONTO AGLI AMMINISTRATORI DEI LORO DENARI (CHE IN SOSTANZA SONO IL FRUTTO DI UNA VITA DI LAVORO E DI RINUNCE QUOTIDIANE).

 

DEVONO CAPIRE CHE QUESTI OMM’ E MERDA SONO QUELLI CHE LI STANNO STRANGOLANDO.

 

NON PUO’ LA VITTIMA ESSERE ELETTORE DEL PROPRIO CARNEFICE !!!

 

 

Un Commento a “La Virtualità dell’azione di Governo del Territorio nella Regione Toscana”

  • Oscar De Paoli says:

    Leggendo queste righe, sono dispiaciuto di non poter fare più di quello che ho già fatto con gli amici di Massa Comune.

    Proprio una magra consolazione, ma ci sto ancora provando…

    .

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