Fonte: CORRIERE FIORENTINO
10 dicembre 2013
Rubrica: Panorama politico
Rossi fa i conti con il ribaltone E inizia la sfida per i sindaci
I renziani: bis del governatore nel 2015? Solo se il giudizio sarà positivo
Due conferenze stampa a meno di un’ora l’una dall’altra fotografano più di tante analisi la situazione del Pd in Toscana. Prima ha parlato il segretario regionale in carica, cuperliano, Ivan Ferrucci, poi Nicola Danti, il referente toscano della mozione Renzi, cioè dei renziani, anche se la corrente da ieri non esiste più a sentire i sostenitori del sindaco. Un confronto che andrà in scena prima di tutto al congresso regionale di primavera – su cui c’è già un braccio di ferro per quando tenerlo – ma anche sui « palcoscenicv> del governo regionale e delle amministrative 2014.
Candidati e primarie. Prima tocca a Ivan Ferrucci, segretario reggente, nella sede regionale Pd di via Forlanini. «Un conto sono le primarie per il segretario nazionale, un conto i congressi territoriali, che ci sono già stati, un altro il congresso regionale che, da decisione della commissione nazionale, può tenersi fino al 31 marzo, coinvolgendo prima tutti gli 85o circoli della Toscana nella scelta per i i candidati. Noi siamo orientati a fare tutte le primarie per i candidati sindaco delle amministrative 2014 il 23 febbraio e poi c’è tutto il tempo per il congresso a fine marzo». E per possibili primarie per la presidenza della Regione (Rossi è al primo mandato) nel 2015? «Per quanto riguarda le primarie per le cariche monocratiche, Regione e sindaci, circa il 5o% dei 220 sindaci per cui si voterà sono al primo mandato, in caso di ricandidatura dell’amministratore uscente, sul primo mandato ci dovrà essere un giudizio da parte del partito: se il giudizio è positivo, sono contrario a nuove primarie. Come dice lo statuto del partito».
Segreteria regionale. Ieri Ferrucci non si è sbilanciato sui candidati, ma la sua linea resta quella di un accordo unitario, con Dario Parrini, già candidato dei renziani, che preventivamente fa un passo indietro. Opposta la lettura di Danti. «Quella di Parrini era una candidatura già forte prima, ora è legittimata dal risultato di domenica. Mi piacerebbe fosse unitaria e se possibile unanime – ha detto alla conferenza stampa, tenuta poco dopo nel comitato elettorale di Renzi, in via Martelli – E questo perché in 5 province Renzi ha superato l’8o% dei consensi, in 4 è tra il 75 e l’8o%, in 3 tra il 7o e il 75%. E prima si fa il congresso meglio è perché il partito ha bisogno di una classe dirigente legittimata. Mi auguro che tutti, soggetti politici e istituzionali -ha proseguito il coordinatore della mozione – anche in Toscana, dove c’è stato un deficit di analisi politica sui risultati di Matteo, prendano atto del risultato, lo riconoscano. Le proposte di Renzi impegnano ciascuno di noi anche sul territorio». Noi, cioè la corrente renziana? «I renziani sono stati rottamati da ieri sera risponde Danti Noi siamo un gruppo, entusiasta, che ci ha messo la faccia, che ha visto crescere il consenso politico sulle idee di Matteo, e che adesso ha una grande responsabilità, quella dell’8o% in Toscana, quella della fiducia nella politica che in tanti ci hanno dato, facendo però capire che sarà l’ultima volta».
La partita in Regione. Rossi è stato eletto nell’assemblea nazionale del Pd in quota Cuperlo, per cui si è speso pesantamente, e anche ieri ha chiesto a Renzi politiche di «sinistra», con «moderatismo e centrismo», ma ora molto è cambiato: Renzi è in maggioranza chiara anche nel partito. L’impressione è che i renziani non vogliano nessuna «guerra» col governatore, in attesa di portare a casa altre partite, segretario regionale prima, sindaco e liste per le europee poi. Così Danti non ha polemizzato troppo «Rossi? Il suo ruolo verrà riconosciuto sicuramente meglio di come lui ha riconosciuto il nostro in passato – prendendo tempo – Primarie per la Regione? parlarne adesso è prematuro, c’è una scadenza istituzionale (2015, ndr). Ed è vero che dopo un primo mandato le primarie si possono non fare, ma solo in presenza di un giudizio positivo sul mandato stesso». E dietro le quinte, tutti si affannano a spiegare che non esiste neppure il problema di un rimpasto della giunta regionale, anche perché ha poco più di un anno di lavoro davanti.
Sarà, insomma, il congresso e il nuovo modello di Toscana che nè verrà fuori che «costringerà» Rossi a fare i conti: a presentarsi, se vorrà, per le primarie in un contesto ben diverso rispetto a quello ipotizzato.
Le elezioni comunali. A primavera si voterà in 220 Comuni, ma soprattutto a Firenze Prato e Livorno, le città più importanti della Toscana. A Palazzo Vecchio correrà Renzi, tranne votazioni nazionali a marzo, e questo chiude ogni discussione. A Prato, Renzi e il partito puntano sull’onorevole Matteo Biffoni, renziano doc ma capace di avere con sè tutto il Pd e di pesare fuori dall’area del partito. Ma a Livorno, la situazione è più complessa. I renziani sanno che non sono in grado di imporre un loro candidato per il dopo Cosimi e cercheranno un accordo con la sinistra, sul modello Incatasciato per la segreteria metropolitana a Firenze. I nomi unitari circolano già, sarebbero l’assessore regionale Gianfranco Simoncini e il capogruppo Pd in Regione, Marco Ruggeri, che però sarebbe indisponibile (come Biffoni), mentre a sinistra si punterebbe su un candidato più «rosso». Intanto si discute di Pisa, del voto del sindaco Filippeschi per Renzi, che segna un altro punto per il rottamatore dopo il passaggio di alcuni lettiani tra le sue fila. «II risultato così importante di Renzi – commenta Federico Gelli, l’unico onerevole renziano della costa – ci carica di più responsabilità per tradurre sul territorio le sue proposte. Filippeschi? È un segnale forte. E del resto si poteva capire la sua scelta dal fatto che non si fosse schierato con Cuperlo».
Mauro Bonciani