LA NAZIONE

27 novembre 2013

 

 

RIMBORSO MANCA L’ACCORDO FRA AMMINISTRAZIONE E PRIVATO

Discussione finale a Roma per la querelle «Molendi» Il Consiglio di Stato depositerà la sentenza a febbraio

 

 

 

NESSUNA decisione immediata emessa dai giudici del Consiglio di Stato che ieri mattina ha discusso gli atti presentati dal Comune di Massa Marittima contro la richiesta di risarcimento danni, quantificata in cinque milioni e mezzo avanzata dall’Immobiliare Porta al Salnitro per la nota vicenda che ha interessato l’Area ex Molendi. Sia gli avvocati Giorgi e Traina entrambi difensori del Comune che l’avvocato Righi per conto dell’Immobiliare Porta al Salnitro hanno provveduto a ripercorrere con le proprie tesi difensive le tappe di questa ormai lunga storia esponendo quanto avvenuto nel corso degli anni. Importante è che, come qualcuneo temeva, non ci sia stato un rinvio: la Corte che ha scelto la strada della trattenuta in decisione, riservandosi di emettere una sentenza dopo aver studiato a fondo gli atti depositati. L’avvocato Giorgi raggiunto al telefono mentre stava tornando dalla capitale ha ipotizzato come periodo per deposito della sentenza metà febbraio. Il secondo round della vicenda dell’ex Molendi, dopo la sentenza del Tar con cui l’Amministrazione era stata condannata a risarcire la società Porta al Salnitro, è andato così in porto con il privato a chiedere oltre cinque milioni e l’ente che in caso di condanna ha stimato il danno in 670mila euro: posizioni estremamente lontane. La storia risale alla fine degli anni Novanta quando il Comune si accordò con la società Molendi per la riqualificazione di un’area ai piedi della Cattedrale di San Cerbone. Porta al Salnitro avrebbe recuperato le volumetrie di un capannone in abbandono di sua proprietà pari a circa 2.100 metri cubi per farne un bar e uffici, mentre l’amministrazione avrebbe realizzato, lì sotto, un parcheggio interrato. Proteste e petizioni e il timore che i lavori potessero compromettere la staticità del Duomo, fermarono tutto. Il Comune bloccò il progetto e nel 2000 siglò un accordo di transazione con Porta al Salnitro che avrebbe potuto costruire le sue volumetrie e il Comune avrebbe pagato 200 milioni di lire per la realizzazione di quella «base di appoggio» su cui edificare. Porta al Salnitro però non ha mai costruito: nel 2003 presentò una proposta per una nuova ipotesi di transazione, che il Comune rifiutò ritenendola svantaggiosa per l’interesse pubblico. Arriviamo così al ricorso al Tar e alla sentenza della scorsa primavera, con la condanna del Comune.

 

 

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