IL TIRRENO
18 novembre 2013
Viabilità-trasporti
Mille no all’autostrada
di Guido Fiorini
GROSSETO Dal diluvio di Follonica allo splendido tramonto multicolore sulla laguna di Orbetello. In mezzo ieri c’era la rabbia di un centinaio di persone, poi diventate mille pian piano che il corteo di protesta si avvicinava all’incontro finale. Sono stati ottanta chilometri di bandiere e slogan, di fermate in ogni paese che l’autostrada rischia di stravolgere, riportando il traffico su quella vecchia Aurelia che negli anni ’80, con la costruzione della quattro corsie, è stata assorbita dai centri abitati. La manifestazione No Sat Day, organizzata dal Movimento 5 Stelle, da Sel, dal Prc, dai comitati e dalla associazioni ambientaliste, è partita sotto una pioggia battente che poteva trasformarla in un flop nonostante la grande determinazione degli organizzatori, ma è terminata in una grande festa di gente. E in strada non c’erano i favorevoli a un tracciato invece che a un altro, ma tutti coloro che sostengono che l’autostrada non sia necessaria alla Maremma. Tanto che i rappresentanti delle istituzioni, come il presidente della Provincia Leonardo Marras, peraltro da sempre critico sui progetti di Sat, non hanno partecipato. Chi era in piazza ieri vorrebbe il ritorno al vecchio progetto Anas del 2001, una semplice messa in sicurezza dell’attuale Aurelia, in particolare nella zona a sud di Grosseto, dove vecchi e nuovi tratti si alternano come in un gigantesco domino, con decine di pericolosi attraversamenti a raso. «Togliamo la concessione a Sat – dice il follonichese Ubaldo Giardelli, da sempre in prima linea contro l’autostrada –. L’Aurelia deve restare pubblica, non può essere espropriata da un privato per il suo profitto e senza rischio d’impresa». Il tratto a nord di Grosseto è assai diverso da quello a sud. Da Rosignano fino alla città la nuova Aurelia è una strada di grande scorrimento, a quattro corsie e sostanzialmente sicura, che corre parallela alla vecchia Aurelia disegnata dai romani, stretta e in molti tratti divenuta via cittadina. Dopo Grosseto i due tracciati si riuniscono, come in un enorme “Y” e così corrono fino al confine con il Lazio. È questo il tratto che la gente chiede di mettere in sicurezza. «Con una spesa assai inferiore – dice Giacomo Gori di 5 Stelle – e lasciando la strada gratuita. Se l’autostrada sarà fatta pagheremo il pedaggio più caro di tutta Europa». A nord del capoluogo maremmano il timore è legato soprattutto alla sostanziale assenza di nuove complanari nel progetto Sat. Sarà la vecchia Aurelia, nell’idea dei progettisti, a dover assorbire il traffico locale. «Non si rendono conto – tuona l’ex sindaco di Gavorrano, Massimo Borghi – che chi non vorrà pagare il pedaggio si riverserà in mezzo ai nostri paesi, alle nostre case. Negli anni ’80 qui c’era un morto alla settimana per il traffico veloce. Gavorrano, dopo Orbetello, è il territorio più a rischio». Rischio analogo lo corre la città di Grosseto che potrebbe essere percorsa nei due sensi da un traffico di semplice attraversamento che adesso corre sulla quattro corsie. A sud della città, invece, il progetto della Sat lascerebbe la gente senza sostanziali alternative, se non complanari di appena 7 metri ricavate adeguando in molti casi strade poderali. E qui la protesta del No Sat Day si è saldata a quella della gente di Albinia e di Orbetello che, in primo luogo, chiede che il territorio sia messo in sicurezza dal punto di vista idraulico dopo la terribile alluvione dell’anno scorso. I cento coraggiosi dei primi chilometri sono così diventati in fretta un migliaio con le auto di Fonteblanda, di Albinia, di Capalbio e di Orbetello e accanto alle bandiere politiche sono comparse quelli dei comitati. Qui ogni tracciato ha i suoi oppositori: nell’entroterra ci sono le aziende agricole, lungo la costa le zone artigianali e residenziali. Un’Aurelia più sicura potrebbe andar bene a tutti. Ma chissà se hanno fatto i conti con i bilanci di Anas.