IL TIRRENO
13 novembre 2013
Panorama politico
Si dimettono in nove, cade Bellumori
La convocazione d’urgenza del consiglio ha spinto gruppo misto e opposizione a chiudere l’esperienza
Ieri mattina si è concluso anticipatamente il primo mandato amministrativo del sindaco di Capalbio, Luigi Bellumori. Un’eventualità che era nell’aria, visto il precipitare degli eventi negli ultimi due mesi, che già da subito è stata accompagnata dalle voci che il Partito Democratico ricandideràl’ex-primo cittadino per le amministrative della prossima primavera. Non un caso, infatti, che all’ultima riunione del Pd capalbiese era stato deciso di trattare con gli ex-appartenenti alla maggioranza per salvare Bellumori dalla caduta: ma l’accordo non è mai giunto o semplicemente non si è provato a portarlo a termine visto che il sindaco stesso domenica pomeriggio ha fatto partire i telegrammi di convocazione della seduta straordinaria che avrebbe sancito la sua fine. Alle 9 del mattino, infatti, tutto era in pronto per un consiglio comunale straordinario in cui si doveva discutere la mozione di sfiducia presentata da nove consiglieri. Ma non ce n’è stato bisogno perché prima dell’inizio gli stessi hanno protocollato le loro dimissioni facendo di fatto decadere il consiglio comunale ed il sindaco in carica. Una scelta che non ha permesso a Luigi Bellumori di fare il suo canto del cigno, visto che aveva già preparato una lunghissima relazione sull’attività svolta durante il suo mandato amministrativo in cui aveva elencato tutti gli obiettivi raggiunti e atti e lavori effettuati nonostante si fosse in una situazione difficile quanto a dotazione di personale. Ed in realtà, dalla documentazioni addotta dall’ex-primo cittadino di cose sembrerebbe che ne siano state fatte anche se c’era chi non la pensava così: «Ci chiediamo dove fosse l’urgenza della convocazione per oggi dopo che il sindaco aveva convocato un ulteriore consiglio per giovedì prossimo – dicono dal gruppo misto – peraltro, nel consiglio comunale del 30 ottobre era stato rilevato un ulteriore errore del R.U. che prevede a Chiarone un’area attrezzata anziché un nuovo stabilimento balneare, ed il sindaco che si era dapprima detto pronto a provvedere, per poi non lasciarne traccia nel consiglio programmato. Inoltre per quanto riguarda l’edilizia sociale a Borgo Carige, nonostante le numerose richieste effettuate, il sindaco ha assegnato la delega a Giorgio Stefanelli solo mercoledì passato, per poi convocare il consiglio sulla sfiducia dopo pochi giorni. Tale schizofrenia politico- amministrativa ci ha indotto a rassegnare le dimissioni poiché riteniamo di non poter diventare, nostro malgrado, dei “burattini” mossi da logiche che non comprendiamo, forse dettate da spinte politiche provenienti dall’esterno e certo non rispettose del ruolo e delle funzioni dei consiglieri». Molto critici anche i membri del gruppo di opposizione con a capo Lucia Biagi: «Il gruppo “Per Capalbio” già per ben due volte aveva richiesto le dimissioni del sindaco in passato – dicono – una prima volta, in occasione dell’accordo sulla fascia costiera, contestando l’opportunità di un patto che poteva limitare il Comune nella piena libertà di gestione e programmazione di una fascia importante del territorio. L’altra richiesta di dimissioni era stata avanzata a seguito di quanto emerso nella vicenda biogas, per le affermazioni del sindaco stesso che dapprima negò in consiglio ogni condivisione con il privato circa il sito su cui realizzare l’impianto, poi, dopo che la minoranza prese visione dei documenti depositati al Tar dal privato, non poté far a meno di ammettere il contrario».