Fonte: IL TIRRENO
12 novembre 2013
Rubrica: Altro
Tre morti per il crollo «Ci sono responsabili» Le indagini difensive dell’avvocato dei familiari di Paolo Bardelloni «Il ponte ha retto, ci siamo concentrati su quanto avvenuto nelle vicinanze»
di Pierluigi Sposato GROSSETO «Io certezze piene ancora non ne ho, devo ancora verificare la documentazione sulla gestione dell’emergenza. Ma mi sento di poter già escludere che il crollo del ponte che l’anno scorso ha causato i tre morti di Marsiliana sia esclusivamente da ascrivere a un caso fortuito o eccezionale. Quello che posso anticipare è che arriveremo a individuare responsabilità personali, da valutare sia in sede penale, sia in sede civile». L’inchiesta sulla morte di Antonella Vanni, Paolo Bardelloni e Maurizio Stella è alla stretta finale. L’avvocato Paolo Serra, che tutela Riccardo Bardelloni – figlio di Paolo – e insieme al fratello Luciano Serra la moglie del tecnico Enel, Lore Grandi, ha raccolto documenti ed effettuato studi. Ha affidato la parte tecnica delle indagini difensive all’ingegner Lorenzo Loreto e al geometra Bruno Cenderelli e ha messo in campo energie e tempo per dare una risposta ai familiari di quei morti. Si potevano evitare? Chi doveva fermare la Punto di ritorno da Roma prima che precipitasse nella voragine? E come? «Allo stato non posso ancora attribuire responsabilità a nessuno – dice l’avvocato Serra – perché devo ancora visionare la documentazione in possesso della Procura». Il fascicolo è ancora aperto anche se nel giro di poche settimane sul tavolo del sostituto procuratore Alessandro Leopizzi arriverà la relazione conclusiva affidata all’équipe del Politecnico di Milano coordinata dal professor Enrico Larcan, capo del dipartimento di ingegneria idraulica. Un’indagine complessa, che ha interessato tutto il bacino idrografico dell’Albegna, dall’Amiata al mare, da Roccalbegna alla Giannella. Sono stati esaminati i corsi d’acqua, le loro regimazioni, i ponti, gli andamenti, i punti di controllo, la documentazione geologica e quella più strettamente amministrativa. Il lavoro è alla fine ma non è stato ancora consegnato. Lo studio della difesa, come verosimilmente quello della Procura, parte da un dato certo: il ponte ha retto. «Sì, il ponte ha retto, non ci sono dubbi – riconosce il legale – E’ un punto a favore del costruttore, è stato ben costruito, non ha presentato criticità. Ma se il ponte ha retto, ciò che non ha funzionato è stato quanto è avvenuto nelle sue immediate adiacenze. Si sono create forze idrodinamiche che hanno prodotto una sorta di vortice: questo ha scavato il terrapieno congiunto al ponte. Sono tre le direttrici di queste forze spaventosamente potenti, secondo la nostra ricostruzione». Quelle forze che hanno mangiato il terreno e hanno poi trascinato la Punto dei tre tecnici una quindicina di metri più a valle, dopo averla fatta passare sotto il ponte in un viaggio breve ma infernale, senza scampo, con il fango arrivato quasi a cinque metri di altezza. Così le attenzioni degli esperti si sono concentrate sulle opere vicine. Proprio sotto il ponte la furia dell’alluvione ha depositato un grosso conglomerato di cemento armato: «Non appartiene certamente al ponte – osserva Serra – Si è staccato da qualche opera idraulica a monte del ponte». Forse dalla cosidetta “chiavica” costruita un paio di anni prima, forse da qualche altra parte. Ma c’è da valutare con attenzione anche il resto: l’alveo, gli argini. Gli studi faranno maggiore chiarezza. La Procura dirà la sua parola. Le indagini condotte anche sulla documentazione della Provincia relativa al ponte e a quel tratto di fiume sono arrivate a un punto di conclusione in attesa dei riscontri sulla gestione dell’emergenza. Ma serviranno anche testimonianze? Come era la situazione del ponte quella sera? «Non ho ancora avviato la ricerca delle testimonianze. Ma le cercherò: e se le troverò le metterò a disposizione della Procura, anche se non escludo che il pm le abbia già acquisite autonomamente». E c’è anche un filmato che dimostra l’altezza raggiunta dall’acqua quando c’era ancora luce. E i familiari? «Sono sereni, ma ancora sofferenti naturalmente. Specialmente in questi giorni in cui cade l’anniversario. Ritengo che abbiano fiducia nel lavoro della Procura e anche in quello del mio staff. Sono costantemente in contatto con l’avvocato Francesco Guardavaccaro, che tutela la famiglia della signora Antonella; lavoriamo insieme perché la verità emerga».