Fonte: LA NAZIONE
31 ottobre 2013
Rubrica: Panorama politico
Autovelox, per le multe «sparite» Bastianini e Bartolini patteggiano. L’ex presidente della Provincia concorda la pena per parte dei reati
OTTO MESI di reclusione è la pena che l’ex vice presidente della Provincia Giancarlo Bastianini ha patteggiato per la vicenda degli autovelox. Con lui ha patteggiato anche l’ex responsabile della polizia provinciale Evidio Bartolini, per il quale la pena concordata è stata più pesante, ovvero un anno e otto mesi. Il vice presidente, infatti, ha concordato la pena solo per una parte delle imputazioni che gli erano state mosse. La posizione di Bastianini resta quindi ancora da definire per una serie di accuse (per le quali Bartolini ha invece già patteggiato), come quella di corruzione per aver favorito l’aggiudicazione dell’appalto per la gestione del servizio di autovelox alla Tecnotraffico che in cambio avrebbe assunto persone segnalate dagli indagati. E come quella di aver accettato ai fini del bando anche la candidatura della stessa Tecnotraffico sebbene la documentazione presentasse alcune irregolarità. Si chiude così, in camera di consiglio e con la concessione della sospensione condizionale della pena, solo una parte dell’inchiesta portata avanti dalla polizia stradale, che in alcune fasi si è avvalsa della consulenza informatica della polizia postale, su quello che nell’informativa sottratta mesi fa da un hacker agli hard disk del Ministero e pubblicata su internet viene descritto come un vero e proprio business.
UN SETTORE, quello delle multe, che per la Provincia era balzato da poche migliaia di euro l’anno a un milione di euro non appena il servizio è stato appaltato a una ditta privata, la Tecnotraffico. Stando alle indagini della Stradale ad aggiudicarsi questi appalti sarebbero sempre le stesse ditte, che gestendo una gran quantità di enti riuscivano ad abbattere i costi e i tempi del servizio in un modo che un piccolo corpo di polizia non avrebbe potuto permettersi. Così, centralizzando tutto con l’ausilio di ottimi software gestionali che in pratica automatizzavano l’intero procedimento, era possibile garantire ingenti entrate alle amministrazioni locali senza alcun investimento. La ditta privata si occupava dell’intero pacchetto, dalle fotografie ai ricorsi, e guadagnava il ventuno per cento dell’incasso. Un sacco di soldi per gli enti locali. Soldi che, però, da qualche parte venivano. Da un posto in particolare: le tasche dei cittadini. Le infrazioni al codice della strada erano comprovate, ma la solerzia dimostrata andava, secondo gli inquirenti, al di là della sicurezza stradale. Ovvio, quindi, che qualcuno iniziasse a lamentarsi. Così, per evitare che a lamentarsi fosse qualche amico, stando agli accertamenti della stradale e quindi alla tesi degli inquirenti, il vice presidente della Provincia faceva in modo che certe multe finissero nel dimenticatoio. Il metodo era semplice. Dato che notificare multe all’estero era ritenuto troppo complicato (e soprattutto non prometteva un guadagno certo) appena il sistema riconosceva una targa straniera bloccava la procedura. Bastava quindi aggiungere un numero o una lettera alla targa di un amico che questa veniva interpretata dal sistema come proveniente da un altro Paese: niente multa e niente taglio dei punti. Per gli altri cittadini, invece, nessuno sconto.
Riccardo Bruni