Fonte: IL TIRRENO
30 ottobre 2013
Rubrica: Altro
Rifiuti, i conti non tornano e la Tares vola alle stelle Il Comitato Beni Comuni: «La Provincia sovravvalutò la produzione di spazzatura E promise alle Strillaie quantità di indifferenziata tali da frenare il riciclo»
di Francesca Ferri wGROSSETO
I cittadini della provincia di Grosseto potevano spendere un po’ meno di tassa dei rifiuti? Il Comitato provinciale Beni Comuni e il suo portavoce, Roberto Barocci, sono convinti di sì. Bastava – dicono – che 11 anni fa gli amministratori pubblici, «di ogni livello», non cadessero nell’errore di sovrastimare la produzione di rifiuti; non permettessero la costruzione di un impianto – le Strillaie – considerato sovradimensionato e non si caricassero dell’impegno di conferirvi una quantità di rifiuti indifferenziati di gran lunga superiore a quella realmente prodotta, tagliando le gambe allo sviluppo della raccolta differenziata che trasforma la “monnezza” in materie prime rivendibili sul mercato e dunque ne fa una fonte di guadagno. Ventotto anni di crescita. Per arrivare a questa conclusione il Comitato Beni Comuni torna indietro nel tempo al 2002, quando la Provincia (amministrazione Lio Scheggi) redige il piano provinciale dei rifiuti. Il piano ha un raggio d’azione incredibilmente lungo nel tempo, ben 28 (ventotto) anni. La Provincia prevede che in questi 28 anni i comuni del Grossetano producano sempre più rifiuti ogni anno che passa: il 5% in più all’anno. Cifre «impossibili», secondo il Comitato. «La produzione dei rifiuti – spiega Barocci – è proporzionale al Pil: se il Pil sale, sale la produzione di rifiuti; se scende, scende anche la produzione dei rifiuti». Difficile, anche per i più ottimisti, credere in una crescita del 5% annuo per 28 anni. Ci sono sempre meno rifiuti. E infatti succede proprio questo. Dal 2006 la produzione dei rifiuti cala e dopo l’annus horribilis 2008 (quello in cui è deflagrata la crisi mondiale), va a picco. È ovvio: la crisi fa calare la produzione, fa calare i consumi e tutto quel che non è più prodotto o acquistato viene “risparmiato” al cassonetto. Da un anno all’altro i maremmani producono dal 2 al 3% di rifiuti in meno che, portati sulla bilancia, sono migliaia di tonnellate in meno. Lo scostamento rispetto alla previsione del 2002, poi, è pauroso: nel 2008 si prevedeva una produzione di 175.579 tonnellate di rifiuti ma la cifra effettiva è di 167.182 tonnellate. Il calo è costante e nel 2012 (ultimo dato disponibile) delle 186.335 attese ne arrivano 148.829, oltre il 20% in meno. La convenzione e i «rifiuti necessari». Nel frattempo, però, sulla base della proiezione di crescita della spazzatura, l’Ato stipula una convenzione con la società Unieco (poi ceduta alla Futura) per stabilire quale e quanta spazzatura finirà nel costruendo impianto delle Strillaie. La convenzione (del 2005) stabilisce che l’impianto (oggi funzionante) raccoglierà e tratterà l’indifferenziata, da cui ricavare combustibile da rifiuti (quello che, pagando, finisce negli inceneritori) e la frazione umida, che dà il compost (il terriccio che, invece, può essere rivenduto ed è, quindi, un ricavo). Spazzatura che, nella convenzione, è chiamata con una sinistra definizione «rifiuti necessari». Meno rifiuti, rischio penali. La convenzione stabilisce che i comuni si debbano impegnare a conferire alle Strillaie almeno 118.972 tonnellate di rifiuti all’anno e su questo valore nominale calcolano la tariffa che i Comuni devono pagare e le eventuali penali se queste quantità non vengono raggiunte. Il nocciolo del problema sta qui. «La convenzione – spiega Barocci – impegna i comuni a produrre una quantità costante di combustibile dai rifiuti indifferenziati e queste quantità sono stabilite in base alle previsioni del 2002». Ma dato che nel 2006 i rifiuti cominciano a calare, si rischia di non avere abbastanza rifiuti da conferire e, quindi, di incappare nelle penali. Di fronte a questo rischio, i valori non furono rivisti neppure nel 2008, quando l’Ato si allargò a Siena e Arezzo: nonostante l’aria di crisi fosse già divenuta la tempesta che ha messo in ginocchio l’economia globale, le previsioni rimasero le stesse. Due conti per capire. La Convenzione applica ai Comuni la tariffa di 62,64 euro a tonnellata per i rifiuti urbani e assimilati indifferenziati destinati a cdr, e di 44,50 euro per l’organico che darà vita al compost. La tariffa è valida a fronte di un valore nominale di rifiuti conferiti pari a 118.972 tonnellate all’anno. Se i comuni conferiscono più rifiuti, hanno uno sconto dal 2,8 al 9,4 per cento. Se ne conferiscono meno, devono pagare una penale dal 5,1 al 17,8 per cento. Differenziata “guastafeste”. Il problema, per il Comitato Beni Comuni, è questo: se in provincia si producesse il 65 per cento di raccolta differenziata, come vuole la legge, non ci sarebbero abbastanza rifiuti indifferenziati per raggiungere la soglia delle 118.972 tonnellate e i comuni dovrebbero pagare la penale. Il calcolo è semplice. Nel 2012 si sono prodotte 148.829 tonnellate di rifiuti. Se la differenziata fosse al 65% sarebbe pari a 96.738,85 tonnellate. Di indifferenziato resterebbero 52.090,15 tonnellate, il 56,21 in meno rispetto alle 118.872 previste in convenzione, un decremento che la convenzione neppure sanziona: considera, tout court, motivo per riformulare la tariffa. «Perciò siamo fermi al 29%». «I comuni della provincia – spiega il Comitato – non possono aumentare la raccolta differenziata onde evitare penali contrattuali. Ecco il motivo per cui siamo fermi al 29 per cento di raccolta differenziata con costi aggiuntivi a carico dei cittadini». Il XX Rapporto sull’ecosistema urbano, pubblicato due giorni fa dal Sole 24 Ore, classifica Grosseto al 37º posto tra le città medie. Paradossalmente, è più vantaggioso pagare l’ecotassa che non le penali previste dalla Convenzione. «Rinegoziare la convenzione». Non è la prima volta che il Comitato Beni Comuni denuncia il rischio delle penali e la paralisi della differenziata. Eppure l’invito che Barocci rivolge ai comuni è ancora valido: «Discutiamone nei consigli comunali e rinegoziamo la Convenzione».
Parole sante e fatti concreti
Così come a suo tempo Massa Comune fece con l’acqua pubblica, faremo lo stesso con i rifiuti
https://www.massacomune.it/wp-content/uploads/2012/04/Referendum-Completo.png