Angela, ventisei anni, è incinta ma ha scoperto di avere un tumore cerebrale.

 

Per curarsi, non intende, però, sacrificare la vita di sua figlia e chiede alla Regione Puglia di autorizzare l’utilizzo del sistema robotizzato “cyberknife”, ancora in attesa di accreditamento, unico trattamento sanitario che non danneggerebbe il feto

 

È la vita che sfida la morte. “A una madre non si può chiedere di salvarsi uccidendo la propria bambina”. Angela ci ha pensato e ripensato. E’ da quel maledetto mese di agosto che non pensa ad altro. Né potrebbe fare diversamente, se scopri che a 26 anni devi coabitare col sonno eterno. Ma quando le hanno spiegato che per essere operata avrebbe dovuto abortire, ci ha messo un attimo a decidere: “Mia figlia deve nascere, costi quello che costi”.

 

Salernitana di Casal Velino, si è sposata a maggio di quest’anno, con Marco. La cerimonia, la festa, il viaggio di nozze. Quando tutto finisce, comincia il calvario. Questa ragazza bruna, un sorriso disarmante, grandi occhi scuri, una faccia pulita, tre mesi fa ha un forte mal di testa. È una emorragia cerebrale, ma Dio batte i suoi record e fa il miracolo. “A quest’ora potevo essere un vegetale, invece… “. Non tutte le nubi fanno tempesta, ma quel maledetto giorno d’estate la gioia per il pericolo scampato si mescola alla paura. I medici scoprono il tumore di Angela. Potrebbe ricorrere alla chirurgia, ma deve rinunciare al parto. “No, non se ne parla. Preferisco morire”.

 

Ci sarà un modo per battere quella brutta malattia e fare in modo allo stesso tempo che venga alla luce “Francesca Pia, questo sarà il nome della mia piccola, perché padre Pio la proteggerà, sempre”. Sì, forse c’è: si chiama cyberknife, è un robot che esegue interventi impugnando il machete della radiochirurgia. Interventi costosi, tra gli 8 e i 10mila euro. Ed è necessario anche che ci sia il reparto di Ostetricia nella clinica dove i dottori faranno funzionare il dispositivo elettromedicale destinato a bruciare le cellule maligne con i raggi X.

 

Ad Angela d’altra parte è impedito di andare altrove nel mondo a curarsi perché non può salire a bordo di un aereo, una seconda emorragia le sarebbe fatale. Ma frenetiche ricerche su Internet, materializzano la clinica Mater Dei a Bari. Il gruppo Cbh ha il cyberknife insieme con l’Ostetricia. Però l’avveniristico macchinario è come se fosse un fantasma: fino a quando non sarà accreditato dal servizio sanitario regionale, non esiste. “Dal 2011 a oggi ci siamo limitati a fare qualche intervento compassionevole” racconta l’oncologo Enrico Restini.

 

Ma il caso di Angela scuote le coscienze. Max Paganini, l’amministratore delegato di Cbh, insiste perché la giunta Vendola conceda un’autorizzazione eccezionale e faccia sì che il dolore di Angela non sia rassegnato, piuttosto si trasformi nel filo con cui tessere la stoffa della gioia. Restini nel frattempo si affretta a far fabbricare quella che definiscono una calotta di piombo le cui lastre sono spesse cinque centimetri: servirà a proteggere il feto dalla potenza elevata delle radiazioni. Visto che perfino l’esposizione a quelle di un telefonino durante la gravidanza possono avere effetti sullo sviluppo di un embrione.

 

Sono i direttori generali di policlinico e Asl, Vitangelo Dattoli e Mimmo Colasanto, a muovere le leve perché quello Stato immaginario che è la burocrazia non s’impantani nelle secche dell’indolenza. Nel giro di tre-quattro giorni, potrebbe accendersi la luce verde.


Angela è tranquilla, apparentemente. “Ho scritto un’email a papa Francesco: per fargli sapere che ho bisogno di aiuto. La Chiesa è contro l’aborto, ma come si può accettare di sacrificare una madre? Ci sarà una maniera per tutelare il diritto alla vita di entrambe queste persone, perché per me Francesca Pia è già una persona. Adesso voglio percorrere questa che è l’unica strada possibile per continuare a sperare. È la ragione per cui con mio marito e i miei genitori siamo venuti subito qui a Bari. Non ce la facevo più ad aspettare, a casa, una telefonata, l’attesa è snervante, ti consuma. Ho pure pensato che attendere altre due-tre settimane poteva non servire a niente”. Angela non vuole arrendersi. “Ho pregato mia madre di crescere Francesca Pia…”. Ma nel momento in cui lo dice a chi la ascolta, celebra un esorcismo. No, non sventola bandiera bianca.


Angela è una donna troppo coraggiosa per deporre le armi senza combattere.

 

 

 

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