Fonte: LA NAZIONE
25 ottobre 2013
Rubrica: Panorama politico
Comune, spese senza fine
Altri duemila euro per il carcere
SI ACCRESCONO di altri duemila euro le spese legali sostenute dal Comune di Massa per le controversie intercorse nella realizzazione del carcere mandamentale della Camilletta, per il quale l’amministrazione della cittadina mineraria è già stata condannata in via definitiva al pagamento di un milione e 200mila euro all’impresa Pizzarotti di Parma. L’avvocato Grassi di Livorno, incaricato dall’ente locale di valutare la possibilità di promuovere un’azione legale nei confronti del Ministero di Grazia e Giustizia per obbligarlo a farsi carico dell’ingente risarcimento, ha presentato la relativa notula, liquidata con una determinazione dirigenziale risalente allo scorso 31 Luglio. Una spesa che viene quindi ad aggiungersi ai circa 50mila euro corrisposti all’avvocato Claudio Fiori ed i 60mila per lo studio legale Vieri Romagnoli, che ha poi sostituito il legale massetano nella tutela dell’amministrazione mineraria.La tormentata storia del carcere ha avuto una durata quarantennale con costi inizialmente previsti di 182 milioni di lire nel 1971, lievitati poi a 360 milioni nel 1975, 600 milioni nel 1976, un miliardo e 600 milioni nel 1981 e due miliardi e mezzo, sempre di lire, nel 1982, arrivati infine ad 8 miliardi e 270 milioni nel 1987, sulla base del progetto approvato in consiglio comunale nel corso di quell’anno. I lavori furono poi appaltati nel 1990, dopo pubblica selezione, all’impresa Pizzarotti di Parma, con un ribasso d’asta di poco superiore al 19 per cento, che portò l’importo complessivi dell’opera a 5 miliardi e 337 milioni di lire. Ma, poco dopo l’inizio dei lavori, l’impresa verificò una stratificazione della roccia diversa rispetto a quella prevista nel progetto, che comportò la necessità di un’indagine geotecnica più approfondita, al fine di modificare il progetto delle fondamenta e la conseguente approvazione di una perizia di variante, che comportò un aumento dei costi e dei tempi di realizzazione dell’opera. Ne derivò un contenzioso giudiziario affidato, come da contratto, ad un collegio arbitrale che, al termine dell’anno 2002, condannò il Comune al pagamento di un risarcimento di 1 miliardo e 700 milioni di lire del vecchio conio, confermato poi dalla Corte di Appello di Roma e lievitato ad un milione e 200mila euro.
Dal 2000 ad oggi il Comune di Massa Marittima ha speso una marea di soldi per liti e contenziosi giudiziari, oltre che per pareri e consulenze.
Questi soldi, se spesi per finalità più appropriate e meno discutibili, avrebbero certamente creato benefici per la nostra comunità.
Invece di piange miseria, ci si lamenta dei tagli ai trasferimenti statali e si promuovono ridicole iniziative, come quella del 23 Settembre 2011, dal titolo A STRINGERE LA CINGHIA SIAMO SEMPRE NOI. L’IMPATTO DELLA MANOVRA ECONOMICA SULLO SVILUPPO LOCALE, SUGLI ENTI LOCALI E SUI CITTADINI. Mamma mia che pena!
Il colmo della distrazione: la mattina, svegliandosi, dimenticare di aprire gli occhi.
Alphonse Allais,
Le Tintamarre, 1875-1884