Sani: «Ecco il mio voto: stop alle divisioni interne» Il deputato mostra la foto della scheda. E attacca le candidature di Simiani al provinciale e di Christian Sensi a Grosseto: «È la più ostile di tutte»
di Guido Fiorini GROSSETO Mostra la foto della scheda Luca Sani, immortalata quel 19 aprile nel gabbiotto per il voto per il presidente della Repubblica. Sopra c’è scritto “Romano Prodi”: «Ecco, questa è la prova che quanto scrive Damilano nel suo libro è falso. Ora mi riservo di querelarlo. Perché questa accusa è infamante e, soprattutto, giunge in un momento in cui ci sono le urne aperte per i congressi. E potrebbe condizionare il voto». Certo fotografare la scheda di un voto segreto non è il massimo. E sarebbe anche reato. Però Sani la sua spiegazione ce l’ha: «Non capita tutti i giorni di eleggere un presidente della Repubblica. Quello scatto doveva essere solo un ricordo privato. Mai avrei pensato di doverlo mostrare. Però, di fronte a certe accuse false, credo che un parlamentare abbia il dovere di rispondere del proprio operato di fronte a chi lo ha eletto». Il giornalista Damilano, nel suo libro, lo accusa di essere fra i 101 traditori di Prodi (che in realtà – spiega proprio Sani – sono almeno 124-125, visto che c’è stato un travaso anche in senso opposto) al voto per la presidenza della Repubblica. E di essere fra coloro, tutti toscani, che avrebbero ordito il complotto: «Fra l’altro lo avremmo fatto – dice – per andare contro Renzi, secondo Damilano. Anche questo non torna. Di fatto quel voto ha segnato la fine politica di Bersani, che io ho sempre sostenuto e che ha lavorato per la mia nomina a presidente della commissione agricoltura». Ma dal voto per Prodi all’ambito locale il salto è breve. Perché Sani parla di “brutto clima” e, senza dirlo, fa capire che quel brano del libro è stato diffuso ad arte per condizionare il voto dei congressi. «Questa divisione netta nel partito non mi piace. E non mi piace come siamo giunti alle candidature. In questa stessa sala (nella sede del Pd, in via Svizzera, ndr) abbiamo fatto una direzione in cui era stato deciso di ricandidare la sola Barbara Pinzuti, in quanto al primo mandato. E nessuno ha detto che non andava bene. Dopo un paio di giorni è arrivata la candidatura di Simiani». Sani contesta anche la scelta per l’Unione comunale, non gli va giù che la parte renziana-giaguariana abbia puntato su Christian Sensi. «Non è certo un ramoscello di ulivo. Per carità, ha tutto il diritto di candidarsi, sia chiaro. Ma quel nome è il più ostile nei confronti dell’Amministrazione comunale. È il più critico in assoluto, pare che sia stato lanciato un guanto di sfida. Capisco bene la reazione del sindaco». Del resto le amministrative, in città, sono meno lontane di quanto sembri (primavera 2016), ma già fra qualche mese si vota in 17 Comuni su 28. «In alcune realtà dove si vota è stato trovato l’accordo sulla candidatura unica. È successo a Follonica, a Scansano, a Cinigiano. E, guarda caso, i tre nuovi segretari eletti sono tutti di area renziana. Quindi non c’era certo, da parte nostra, un veto su quell’area. È solo stata fatta una scelta di unità per andare alle amministrative con la forza per vincerle. La stessa cosa non la vedo a Grosseto». E cosa succederà dopo il congresso? «Mi auguro che il partito sappia ritrovare una linea comune, chiunque sia a vincere alla fine della settimana. Io non posso dire di non averci provato fino in fondo». Dall’altra parte dicono la stessa cosa. Non saranno giorni facili. @guifiorini