Fonte: LA NAZIONE

28 settembre 2013

 

Rubrica: Panorama politico

Ora anche Borghi pensa al ricorso «Il sindaco di Gavorrano sono io»

 

AL QUARTO anno di veti incrociati, tensioni, polemiche, carte bollate e ingovernabilità, a Gavorrano è punto e a capo: si torna a votare. Questo ha stabilito il Tar di Firenze che, accogliendo il ricorso presentato dalla lista di Massimo Borghi contro la proclamazione del sindaco e del Consiglio comunale nelle ultimissime elezioni per un’irregolarità nelle sottoscrizioni della lista a sostegno di Elisabetta Iacomelli, ha sancito il ritorno alle urne. «Nella vicenda — si legge nella motivazione — è evidente che l’eventuale annullamento dell’ammissione della lista risultata vincitrice comporterebbe uno stravolgimento del risultato elettorale rispetto al quale non potrebbe operare alcun potere di correzione dei risultati da parte di questo giudice». Dunque per ora niente cambio della guardia, la fascia tricolore resta sulle spalle di Elisabetta Iacomelli. Si potrà tornare alle urne forse a primavera 2014 in concomitanza con le altre Comunali. E intanto il commissario arriverà se nessuno farà ricorso contro questa sentenza o se — in caso di ricorso — il Consiglio di Stato confermerà il ritorno alle urne. Ma Borghi non è soddisfatto della volontà del giudice di rimandare tutti al voto perché sostiene che la maggioranza di voti validi, quelli ottenuti dalla lista Borghi e quelli della lista di centrodestra guidata da Muriel Berretti, porterebbe un totale superiore al 51% di consiglieri comunali. «Ci ritroveremo con i nostri legali — dice Massimo Borghi — e valuteremo l’opportunità di ricorrere al Consiglio di Stato contro la parte della sentenza che parla di nuove elezioni: non abbiamo chiesto di tornare al voto ma di prendere atto che le autenticazioni delle liste pro Iacomelli erano state sottoscritte in maniera non conforme, chiedendo l’applicazione dell’art 130 del Processo Amministrativo che prevede la correzione del risultato e la sostituzione degli eletti». L’arrivo del Commissario è previsto al momento del passaggio in giudicato della sentenza, ma in caso di ricorsi si andrà per le lunghe. Anche in casa Iacomelli si prende tempo per valutare se ricorrere al Consiglio di Stato. «C’è un principio di democrazia — dice il sindaco Elisabetta Iacomelli — che non può essere stravolto da una sentenza del Tar. La volontà degli elettori deve essere sovrana, non è possibile sconvolgere il responso delle urne. Ho convocato l’assemblea di coalizione e valuteremo quali passi compiere. Voglio che i cittadini subiscano il minor disagio possibile: a me non interessa la poltrona. Nel resto d’Italia ci sono varie interpretazioni della norma in materia. Comunque, se la strada è questa, arriverà il Commissario e gli elettori trarranno le conseguenze del caso». Il deputato Luca Sani (Pd) annuncia «un’iniziativa parlamentare per fare chiarezza. Borghi ha pagato in passato per un proprio errore e oggi cerca cavilli per sovvertire la volontà popolare. Questa sentenza è un paradosso giuridico: perché, di fronte a due casi identici, i tribunali amministrativi della Basilicata e della Toscana sono arrivati a conclusioni opposte?». Interviene anche il centrodestra, che alle Comunali correva con una lista guidata da Muriel Berretti e con il 9,8% non è riuscita a entrare in Consiglio: «Questa vicenda — dice Patrizio Vitagliano, Fratelli d’Italia» — continua a essere uno spreco di denaro pubblico solo per ripicche personali e per una guerra a sinistra».

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