Fonte: IL TIRRENO
26 settembre 2013
Rossi gelido con la Bramerini: deve chiarire. Il governatore vuole una precisazione sulle dichiarazioni rese ai pm. L’assessore potrebbe dimettersi
il retroscena
di Mario Lancisi FIRENZE Chi ci ha parlato racconta di aver trovato l’assessore all’ambiente Anna Rita Bramerini giù di umore. La pubblicazione dei verbali dell’interrogatorio reso al pm che indaga sull’Alta Velocità il 21 gennaio scorso pesa come un macigno nei suoi rapporti, già da tempo assai precari, con il presidente della giunta Enrico Rossi. La deposizione della Bramerini straccia la credibilità della versione fornita da Rossi, che ha sempre attribuito il trasferimento di Fabio Zita, l’architetto scomodo preposto alla valutazione ambientale delle grandi opere, alla responsabilità del direttore generale Antonio Barretta. Ma Rossi replica: «La verità è quella che ho detto io. E’ stato Barretta a trasferire Zita. La Bramerini si sbaglia». Mai successo finora, nella storia della Regione, che il presidente della giunta e un suo assessore si sconfessassero a vicenda su un tassello cruciale e delicato di un’inchiesta giudiziaria. Sì, perché l’ex presidente della Regione Umbria Lorenzetti è agli arresti domiciliari per i lavori alla Tav in quanto avrebbe fatto pressioni per ottenere la derubricazione da rifiuti speciali a sottoprodotto dei materiali estratti. Ma si sarebbe scontrato contro il parere contrario di Zita. Che la Lorenzetti e i suoi amici insultano senza ritegno. Il silenzio della Bramerini. Nel frattempo Zita viene rimosso. Da qui il filo sottile dei sospetti che hanno coinvolto Rossi. Il quale si è difeso con due argomenti. Primo, nel giugno del 2012 la giunta sostiene che i materiali estratti per fare il sottopasso della Tav a Firenze sono rifiuti speciali. Quindi lo spostamento di Zita del mese successivo non sarebbe in relazione con le terre di risulta della Tav. Secondo, il trasferimento di Zita sarebbe stato deciso da Barretta. E’ su questo punto che la Bramerini contraddice il suo presidente. L’assessore ieri non ha rilasciato dichiarazioni e non si è fatta sentire con il presidente. Il quale invece aspetta che la Bramerini precisi meglio le dichiarazioni rese al magistrato. La frattura imbarazza la giunta e la maggioranza di governo in Regione. E la frattura può essere ricomposta solo dall’assessore all’ambiente. In ballo c’è il rapporto di fiducia tra il presidente e il suo assessore. Nei palazzi della Regione ieri era anche circolata la voce di possibili dimissioni dell’assessore grossetana. C’è chi l’ha invitata a chiarire. Ma invano. Non si dimetterà. Così lo scontro si fa duro, pesante. «Io sono sereno, convinto della bontà del mio operato», fa sapere Rossi. «Siamo di fronte ad espressioni di una incrinatura nel sistema Toscana di cui Rossi e Bramerini sono espressione. Tuttavia credo che davanti ad una crepa di tale rilevanza la Bramerini senta forte l’imbarazzo, ma non certo in misura tale da sentire la necessità di dimettersi» dice la portavoce dell’opposizione, la Pdl Stefania Fuscagni . L’assessore “impallato”. Dimissioni o no, resta il fatto che i rapporti tra Rossi e la Bramerini hanno toccato il punto più basso. Tutto parte, guarda caso, quando oltre a Zita anche l’assessore viene rimossa da responsabile politico della Via. La ragione è che – secondo Rossi – la Bramerini si era «impallata» su opere importanti come la centrale geotermica di Grosseto e sulla Tirrenica. Il disegno di Rossi sembra chiaro: velocizzare le opere pubbliche in Toscana. Dalla Tirrenica alla Tav. Dalle terze corsie all’aeroporto. Zita e la Bramerini devono essere apparsi al governatore come elementi di freno. Così come ha battuto il pugno sul tavolo contro gli esponenti del Pd contrari alla nuova pista di Peretola. La “sicilianizzazione” delle pratiche. Intanto ieri Rossi è tornato sul caso Zita. Riportanto le ragioni che avrebbero indotto Barretta a rimuoverlo. L’architetto si sarebbe spinto «al di là della propria competenza tecnica addentrandosi all’interno di un ruolo squisitamente politico». Inoltre avrebbe fatto scadere 15 pratiche di Via su 24, «una situazione – dice Rossi – di palese illegalità». Viene riferito anche una singolare nota inviata da Zita a Barretta per riferire dei lavori della commissione di Via nazionale alla quale aveva partecipato come rappresentante regionale. Zita racconta, «coerentemente con l’obiettivo di “sicilianizzazione” della Regione Toscana, di non essersi espresso su nessun punto, ma di essere rimasto «mutu comu nu pisci. Bacio le mani a Vossia». Parole che non sono state tollerate da Barretta.
Se Rossi e Bramerini, bensì che litigare,
ambissero al ducato,
per gloria comparire,
null’altro che dimettersi dovrebbero operare.
Se poi l’orgoglio vinto, dovesse sopraffare,
la pugna, il basto, il fango e il rospo da ingoiare,
beh allora poco manca al giogo da indossare,
che sia per l’uno e l’altro la pena da scontare.
Comunque vada infine, se il giro vuoi ultimare,
non resta che soffrire, continua a pedalare,
politici si nasce e nulla porta in dono,
bramire per un fesso non merita perdono.