Fonte: LA NAZIONE
21 settembre 2013
Rubrica: Panorama politico
Il Comune ha diffidato il ministero «Per il carcere devono pagare loro»
SI PROFILA un ricorso alle vie legali nei confronti del Demanio e del ministero della Giustizia presentato dal Comune di Massa per la vicenda Pizzarotti legata al debito cui ha dovuto far fronte dopo la condanna ricevuta per i fatti legati alla costruzione del carcere circondariale della Camilletta. Comune, Demanio e Ministero sul punto quindi di sfidarsi sui banchi della giustizia, e non si tratta di un’ipotesi, ma l’eventualità di una vertenza legale destinata a concretizzarsi se da parte dei due enti non verranno fornite assicurazioni entro venti giorni ad un nuovo sollecito approvato dal Consiglio comunale. Come noto il Comune massetano ha dovuto pagare all’impresa Pizzarotti quasi un milione e 200mila euro per effetto della sentenza della Corte d’Appello. Finora non hanno portato ad alcun risultato gli incontri per fare chiarezza su una vicenda sulla quale il Comune stesso si ritiene non solo estraneo ma anche ingiustamente coinvolto solo per aver a suo tempo concesso gratuitamente il terreno per la costruzione del carcere senza riceverne alcun vantaggio figurando esclusivamente come stazione appaltante.
Il Ministero però non ci sente, non vuol rispondere di una vicenda vecchia di anni e quindi già andata in prescrizione. La Giunta comunale però non ci sta a diventare il capro espiatorio e ha dato mandato ad un legale di promuovere azioni per richiamare il Ministero a farsi carico del debito sorto. Sotto questo aspetto c’è da dire che il Comune non è particolarmente fortunato nei rapporti con i Ministeri visto che deve sempre ricevere una congrua parte del contributo a suo tempo stanziato dal ministero dello Sviluppo Economico per il recupero dei compendi minerari di Niccioleta i cui importi spettanti alle imprese costruttrici sono stati anticipati proprio dal comune metallifero. Finora, come riferito dal sindaco Lidia Bai, «la trattativa bonaria non ha avuto esito, con i due enti che si scaricano a vicenda problemi di competenza con il risultato di far slittare i tempi senza arrivare a nulla di concreto». Da qui allora il mandato approvato all’unanimità di dare al sindaco Bai il compito di inviare un decisivo ultimatum fissando in venti giorni il tempo per ricevere una risposta, in mancanza della quale con il consenso del Consiglio comunale verrà avviato un contenzioso con il Ministero che ha del sensazionale per le motivazioni addotte.
La notizia non è esatta. Il Sindaco ha avuto un mandato riferito esclusivamente all’invio di un ulteriore sollecito da parte dell’amministrazione comunale ad avviare una trattativa con il Ministero. In seguito ad una risposta negativa o ad una non risposta da parte di quest’ultimo il Comune valuterà se ricorrere alle vie legali ed il consiglio comunale sarà chiamato ad esprimersi in merito.
La realizzazione del carcere a Massa Marittima era previsto fin dagli inizi degli anni settanta. L’importo finanziario del progetto, dell’originale somma di 182 milioni di lire nel 1971, è passato per revisione dei prezzi a 360 milioni di lire nel 1975, a 600 milioni di lire nel 1976, a 1 miliardo e 600 milioni di lire nel 1981 e 2 miliardi e 500 milioni di lire nel 1982 (cfr. Delibera C.C. n.118 del 7 Maggio 1982).
Il Comune di Massa Marittima, nella sua qualità di stazione appaltante, nel 1986 ha affidato ad uno studio professionale di Napoli la progettazione del nuovo carcere mandamentale, approvato poi in Consiglio Comunale nel mese di Agosto 1987.
Nella convenzione approvata nel 1986, all’articolo 4, si specificava che “l’ente committente fornirà ai professionisti le indicazioni necessarie circa la scelta e le caratteristiche dell’area di sedime” e che “i professionisti si impegnano ad apportare a tutti gli elaborati le modifiche e le integrazioni richieste dall’ente committente e dagli altri organi competenti senza alcun compenso“.
Lo studio professionale di Napoli commissionò poco dopo una perizia geologica ad un professionita locale che dette precise indicazioni per la realizzazione del progetto. In base a quanto riferito nel lodo arbitrale emanato in data 30 Ottobre 2001, pare che forse di questa perizia non si sia tenuto adeguatamente conto.
In tal caso, eventuali responsabilità contabili ricadrebbero anche sulla stazione appaltante, per non aver esercitato i necessari controlli sugli elaborati tecnici prodotti dai progettisti.
Se fossi nel movimento civico Massa Comune e nei tre consiglieri comunali di quel movimento eviterei di delegare il Sindaco a promuovere iniziative legali contro il Ministero di Grazia e Giustizia.
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA C.4/08949 del 7 OTTOBRE 2010
[Costruzione dell’istituto penitenziario di Massa Marittima]
SANI e ANDREA ORLANDO. – Al Ministro della giustizia. – Per sapere – premesso che:
nel comune di Massa Marittima, in provincia di Grosseto, l’amministrazione comunale, ai sensi dell’articolo 19, della legge n. 119 del 1981, ha realizzato, in qualità di stazione appaltante, un carcere mandamentale, successivamente trasformato in casa circondariale, attualmente in funzione;
l’opera è stata acquisita al patrimonio dello Stato con decreto del Ministero della giustizia in data 9 marzo 2000;
durante la realizzazione la direzione dei lavori ha provveduto a redigere varianti in corso d’opera a causa di riscontrata difformità geologica e a seguito di comunicazione prot. 659623/422-3 del 13 agosto 1990 del Ministero della giustizia, circa il venir meno dell’interesse dell’amministrazione penitenziaria alla costruzione degli istituti mandamentali, chiedendo la realizzazione di lavori compatibili anche con un utilizzo diverso dal penitenziario e confermando la possibilità di acquisizione della struttura al patrimonio statale;
ad una precedente comunicazione del 12 giugno 1990 prot. 657934/6.c del Ministero della giustizia, nella quale si ipotizza a un provvedimento normativo di soppressione delle case mandamentali, il comune di Massa Marittima, con lettera del 28 giugno 1990 prot. 9188, a firma del sindaco pro tempore, ha comunicato l’avvenuto avvio dei lavori e segnalato, senza produrre alcun effetto, le problematiche conseguenti alla sospensione degli stessi e al possibile cambiamento di destinazione dell’immobile, prospettando il rischio di contestazioni da parte dell’impresa esecutrice;
risulta dai verbali della direzione dei lavori che, in data 28 dicembre 1993, si è disposta una ulteriore sospensione dei lavori, allo scopo di definire una nuova variante per mutate esigenze impiantistiche, in quanto il Ministero della giustizia era tornato alla decisione originaria di destinare la struttura a carcere;
sull’insieme della varianti e relative sospensioni dei lavori, l’impresa esecutrice, Pizzarotti & C. S.p.A., ha espresso riserve e, successivamente, promosso un contenzioso, affrontato in sede arbitrale e poi in corte di appello, che si è risolto recentemente a favore dell’impresa, addebitando all’amministrazione comunale il pagamento di maggiori oneri per euro 1.159.463,68, oltre alle spese legali e processuali;
l’amministrazione comunale ha, pertanto, riconosciuto un debito fuori bilancio, ex articolo 194 del decreto legislativo n. 267 del 2000, dandone pronta comunicazione alla competente Corte dei conti;
attualmente, diversamente da quanto ipotizzato nella richiamata comunicazione prot. 659623/422-3 del 13 agosto 1990 del Ministero della giustizia, la struttura, a differenza di casi analoghi, oltre ad essere stata effettivamente acquisita al patrimonio dello Stato, è funzionante come casa circondariale;
l’articolo 19 della legge n. 119 del 1981, al terzo comma, prevede la possibilità per gli enti locali di finanziare i maggiori oneri derivanti dalla costruzione dei nuovi edifici giudiziari, mediante la contrazione di mutui con la cassa depositi e prestiti;
tale situazione sta creando grave difficoltà all’amministrazione comunale di Massa Marittima, considerando le modeste dimensioni del comune e le già ridotte capacità finanziarie circa le capacità di investimento e gestione servizi;
il sindaco di Massa Marittima ha richiesto il rimborso delle somme relative ai maggiori oneri;
ad avviso degli interroganti tale vicenda può configurarsi come indebito arricchimento dello Stato a danno dell’amministrazione comunale di Massa Marittima:
quali iniziative intenda assumere relativamente ai maggiori oneri derivanti dalla costruzione dell’istituto penitenziario di Massa Marittima anche nello spirito dell’articolo 19 della legge n. 119 del 1981, comma 3.
Se non ci sono casi di omonimia, Andrea Orlando è l’attuale Ministro di Grazia e Giustizia del Governo Renzi, nominato in data 22 Febbraio 2014.
http://it.wikipedia.org/wiki/Andrea_Orlando
Di fronte all’interrogazione di cui al post precedente, da egli presentata quale semplice parlamentare insieme al suo collega Luca Sani, quale posizione intende ora assumere, nella sua qualità di Ministro di Grazia e Giustizia, in relazione alle affermazioni ed alle richieste in essa evidenziate?
Sarebbe davvero interessante saperlo