Fonte: IL TIRRENO
19 settembre 2013
Rubrica: Lavori pubblici
Caso Tav, Rossi ascoltato in Procura sul dirigente rimosso
Il governatore a palazzo di giustizia come persona informata sui fatti. Il Pdl lo attacca: fa lo scaricabarile
di Luca Serranò FIRENZE Il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi è stato ascoltato in Procura nell’ambito dell’inchiesta fiorentina sui lavori per il tunnel dell’Alta Velocità, che nei giorni scorsi ha portato all’arresto di sei persone tra le quali l’ex presidente di Italferr (la società di progettazione del Gruppo Ferrovie) Maria Rita Lorenzetti, accusata di associazione a delinquere e corruzione. Oltre a Rossi, i magistrati hanno ascoltato anche il direttore generale della Regione Davide Barretta. Il governatore si è presentato al Palazzo di giustizia di Novoli due giorni fa, senza avvocato, per essere sentito come persona informata sui fatti. Al centro delle domande, la vicenda del funzionario regionale Fabio Zita, rimosso dal suo incarico di dirigente dell’ufficio Valutazioni d’impatto ambientale proprio mentre si stava occupando della classificazione dei materiali di risulta degli scavi dell’Alta Velocità, e che nelle telefonate intercettate dai carabinieri del Ros compariva come il nemico numero uno («Bastardo, mascalzone, terrorista, stronzo») degli indagati per la mancata declassificazione dei rifiuti della fresa in terra e rocce. Per il gip di Firenze il presidente Rossi, «indipendentemente dalla buona fede nell’assumere tale decisione», avrebbe di fatto consentito «all’associazione criminale di escludere un funzionario pubblico scomodo». Davanti ai pm Giulio Monferini e Gianni Tei, il presidente della Regione avrebbe però negato di aver subito pressioni, motivando la rimozione come un normale avvicendamento. Stessa linea anche riguardo la decisione di ritirare le delega alla Via all’assessore all’Ambiente Rita Bramerini. Gli inquirenti hanno comunque voluto approfondire anche i rapporti con Italferr e con Nodavia, la società controllata da Coopsette che nel 2007 si è aggiudicata i lavori del nodo fiorentino dell’Alta Velocità. Sempre in merito alle presunte pressioni messe in atto dalla Lorenzetti e dalla sua «squadra» di manager e tecnici, in Procura è stato ascoltato anche il direttore generale della Regione Barretta, già chiamato in causa nella misura cautelare in relazione all’avvicendamento tra Zita e Paola Garvin: «Garvin ha dato risposte generiche rinviando alle competenze tecniche di altri soggetti e lasciando intendere di avere assunto certe determinazioni in modo acritico. Emerge chiaramente che la stessa prende direttive e ordini direttamente dal direttore generale della Regione Barretta, che è in stretto contatto con i membri dell’associazione Lombardi, Lorenzetti e Casale». La vicenda ha innescato le reazioni del mondo politico toscano. «È incredibile l’attitudine del presidente Rossi a scaricare sugli altri responsabilità. L’ha fatto in passato, pensiamo al caso della Asl 1, e si ripete oggi ribadendo che la scelta di rimuovere il dirigente regionale dell’ufficio Via Fabio Zita è stata assunta dal direttore generale in totale autonomia», afferma ad esempio il parlamentare e coordinatore del Pdl toscano Massimo Parisi. Mentre il socialista Pieraldo Ciucchi difende Rossi e l’esigenza che l’inchiesta non venga strumentalizzata per fermare il piano delle opere che la Regione ha predisposto. Dalla Tav alla Tirrenica.