CORRIERE DI MAREMMA
Rassegna stampa quotidiana della Provincia di Grosseto
2013-09-10
AMBIENTE
“Rifiuti zero, si può” Ambientalisti alla carica provano a stanare i sindaci
GROSSETO Sembra aprirsi un pertugio nel muro contro muro che da anni mette su fronti opposti i comitati ambientali e le Amministrazioni pubbliche. Ne sono convinti il comitato di zona Rete Toscana per la legge di iniziativa popolare “Rifiuti zero” e il comitato per il no all’inceneritore di Scarlino. Dopo che due ami fa i sostenitori che l’alternativa all’incenerimento dei rifiuti esista e si chiami differenziata spinta consegnarono oltre due mila firme ciascuno ai sindaci di Grosseto e Follonica per chiedere l’estensione capillare del porta a porta e dopo che “non è accaduto praticamente nulla”, ora la battaglia si fa più intensa. I comitati hanno infatti aderito alla campagna “rifiuti zero”, volta a depositare il Parlamento una proposta di legge di iniziativa popolare che impegni le Amministrazioni a spostare le risorse pubbliche dedicate ai rifiuti dall’incenerimento al porta a porta. In provincia di Grosseto in pochi mesi sono state raccolte 1900 firme e gli ambientalisti si dicono certi che qualcosa stia cambiando. I fautori del porta a porta hanno accolto con molto favore il comunicato con cui i sindaci della zona sud della Maremma hanno formulato osservazioni in riferimento alle attività di programmazione del servizio dei rifiuti affidato a Sei Toscana, il nuovo gestore unico per le province di Grosseto, Arezzo e Siena, il quale dovrebbe diventare operativo da gennaio. Gli otto sindaci spingono per una “sistema di raccolta differenziata completo ed omogeneo” nella zona sud per innalzare le percentuali di differenziata, generare risparmi in bolletta e favorire nuove assunzioni di personale dedicato. Musica per le orecchie dei fautori del porta a porta, che oggi si riuniscono in convegno nella sala Tirreno di Follonica (inizio ore 17) per parlare proprio della “via virtuosa alternativa alla discarica e all’incenerimento”. “Per la prima volta dei sindaci ci danno ragione – conimenta Roberto Barocci – e smentiscono platealmente quanto finora Coseca è venuto a dire, ovvero che il porta a porta costa di più”. Secondo Barrocci sono cinque gli “errori grossolani ripetuti finora da Coseca. Perchè – domanda – l’azienda non porta in detrazione dai costi il fatto che con la differenziata spinta, riduce considerevolmente il quantitativo di rifiuti indifferenziati da portare in discarica? Perché non porta in detrazione il fatto che non si fa più lo svuotamento dei cassonetti? E perchè non quantifica il valore economico di una buona differenziata di plastica, carta e vetro?” E infine: Perrchè Coseca non porta in detrazione che se aumenta la differenziata non si paga più la penale regionale”. Per Barocci il tema non ha solo un valore etico, ma anche economico: “Non lo dico io, ma il presidente degli indu in loco. Il servizio rifiuti vale 45 milioni, mi chiedo: perchè trasferire queste risorse fuori provincia visto che i proprietari dell’inceneritore e dell’impiantistica non sono grossetani?”. Per Ubaldo Giardelli più differenziata produrrebbe risparmi an Anche i sindaci della zona sud aprono al nuovo striali maremmani, che il territorio deve saper reinvestire sul posto le risorse prodotte che in termini di costi sanitari. E mostra una tabella con dati sui ricoveri elaborati dal la Asl per il periodo 2003-2009. “Da quei dati – sostiene – si evince che nella piana di Scarlino la percentuale di ricoveri per determinate patologie è più alta che nel resto della Toscana”. Altrettanto netto l’avvocato follonichese Roberto Fazzi, portavoce del MSS del golfo: “E’ ormai urgente e necessario un ricambio della classe politica che finora ha gestito il tema dei rifiuti sul territorio. Oggi alcuni sindaci si svegliano, forse perché tra qualche mese si vota, ma sono solo proclami…”. Fazzi è l’avvocato che sta curando anche la class action collettiva sull’inceneritore di Scarlino: “Già raccolte 120 adesioni e fino alla data della prima udienza, fissata per il 3 dicembre, c’è ancora tempo. La class action – dice – apre un filone nuovo sull’inceneritore, né di tipo amministrativo nè penale, ma civile per la tutela del diritto alla salute rispetto ad un impianto privato, totalmente svincolato dal piano provinciale dei rifiuti”.