IL TIRRENO
Rassegna stampa quotidiana della Provincia di Grosseto
2013-08-31
PANORAMA POLITICO
Nel Pd lo scontro è totale Sarà un autunno di guerra Ha acceso le polveri Sani, accusano Simiani. Poi Bellumori contro Rossi In ballo il futuro del Comune capoluogo e le candidature per Firenze e Roma
L’onorevole Luca Sani che imbraccia il fucile e spara alle gomme degli autobus elettrici (cinesi) di Marco Simiani. Il sindaco di Capalbio Gigi Bellumori che, guardando il cielo da un lettino dell’Ultima Spiaggia, getta la sabbia negli occhi del governatore Enrico Rossi («Invece di pensare agli aeroplanini di Silvio si occupi dei problemi veri»). E ancora, a proposito di inquinamento nel Golfo, l’assessore provinciale Patrizia Siveri che va a muso duro contro il primo cittadino di Follonica Eleonora Baldi e i depuratori gestiti dal Fiora. L’ex deputato Claudio Franci che dall’Amiata dà l’ultimatum a Marras per la strada del Cipressino. Qui il congresso del Pd non è stato ancora fissato, lo scontro invece è già in atto. L’onorevole Luca Sani – due mesi fa – aveva acceso la miccia accusando i renziani di “correntismo estremo”: «Non partecipano alla vita del partito, rinunciano ad entrare negli organismi dirigenti ma fanno attività con le loro associazioni come un’organizzazione parallela al Pd. Questo modo di fare lo deve smontare subito il candidato renziano alla segreteria regionale Dario Parrini se vuole diventare il segretario di tutti, perché Grosseto è tutt’altro che il modello di un partito unito…». Risposero per le rime Nicola Danti (da Firenze) e Marco Simiani (da via Topazio): «Sani è tra i leader della corrente più strutturata della Toscana (quella dalemiana, ndr), non può darci lezioni del genere.
Non è vero che a Grosseto ci siamo messi fuori. E’ vero però che non entriamo nell’esecutivo del partito sulla base di una vecchia logica di cooptazione. Vogliamo passaggi chiari». Prima ancora, a proposito di criteri per le nomine nelle partecipate, Marco Simiani aveva lanciato il sasso in piccionaia chiedendo «trasparenza e approfondita valutazione delle competenze». A rispondergli a dritto Alessandro Militello, altro dirigente del Pd: «La pensavo in questo modo anche ai tempi della nomina di Simiani alla Rama, che non fu certo fatta sulla base dei titoli, del curriculum o delle capacità. A suo tempo fu una vera e propria nomina politica poco trasparente. Questo per dire che per essere rinnovatori si dovrebbe esserlo da sempre. E poi andrebbero valutati anche i risultati finali…». Il Pd, d’altra parte, è così. Quando il vecchio nemico (de)cade o diventa amico, quando il nuovo avversario si riposa o si organizza dai banchi dell’opposizione, in un impeto di attivismo i suoi capobastone iniziano a giocare alla guerra. La guerra tra bande. Succede a Roma, succede in Toscana e nella periferica Maremma. Un giovane consigliere comunale del capoluogo, di recente, ha ben descritto – con poche parole – la situazione del suo partito, il Pd: «In troppi hanno la certezza dell’infallibilità. E chi ne è immune assiste al prevalere della volontà dei capi». Forse ha ragione. Le polemiche estive anticipano un autunno di guerriglia nel Pd grossetano, con i renziani da una parte e gli oltranzisti di Bersani-Manciulli dall’altra. C’è da decidere il futuro del municipio capoluogo, le candidature per Firenze (forse per Roma) e i capolista in una ventina di comuni. Tanta carne al fuoco. Tanti motivi per sbranarsi. Sì, perché a livello locale non sembra proprio funzionare quel ‘ponte’ che Leonardo Marras aveva immaginato quando, nell’autunno scorso, decise di restare in mezzo al guado, creando la corrente dei “moderatamente bersaniani”, i giaguari. L’obiettivo? Dialogare con tutti. Una squadra di sartini armati di ago e filo, per fare da cerniera tra anime diverse di un partito già diviso e adesso senza guida. A cena a Capalbio con il sindaco di Firenze, agli incontri di Posto Pubblico e poi a fare sintesi alle riunioni in via Svizzera, dove la nomenklatura resta assolutamente in maggioranza. All’oggi, però, fatti e misfatti dell’ultimo mese dimostrano che questa questa bella idea non ha funzionato. Ma adesso tutti zitti e allineati. In questi giorni c’è la Festa Democratica, un oggetto su cui si può trovare convergenza. Poi, al massimo, si litiga dopo. Sui debiti accumulati.