IL TIRRENO

Rassegna stampa quotidiana della Provincia di Grosseto

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2013-08-29

 

PANORAMA POLITICO

LUCIA MATERGI «Serve una revisione ma senza demolire il modello toscano»

 

«Il sistema deve tornare a occuparsi del malato e metterlo al centro di tutto»

 

GROSSETO «La sanità grossetana fa tragica notizia in questi giorni di fine estate», è il commento della consigliera regionale del Pd Lucia Matergi. Ma «le valutazioni politiche che si stanno sprecando rispetto a quanto accaduto – spiega – rivelano un fondale scontato e prevedibile di sciacallaggio senza scrupoli». «Attribuire al sistema salute toscano, alle sue modalità e ai suoi professionisti il peso della morte non può significare altro se non continuare a perseguire l’obiettivo ostinato e pregiudiziale di demolire un modello di cura che ha fatto epoca e che continua a essere ottimo e si distingue per l’impegno a far fronte alle continue diminuzioni di risorse e alla crescita dei bisogni. Saranno importanti le ispezioni e le verifiche, doverose e necessarie soprattutto per rafforzare sicurezza e professionalità: non ci dobbiamo rassegnare alle morti evitabili. Allo stesso tempo si deve concentrare attenzione e azione su tutto ciò che può essere effettivamente migliorato, soprattutto rispetto alle attese e ai diritti collettivi. Mi riferisco alla cura effettiva delle persone, che dovrebbero essere il riferimento costante, come recitano i sempre più numerosi proclami legati alla salute e che invece restano sempre di più ai margini dei processi della sanità. La persona al centro: ma l’impegno a ottimizzare, a razionalizzare, a far tornare sistemi e modelli, fa perdere di vista il destinatario, il più delle volte ridotto a contenitore della malattia, indagato magari accuratamente ma solo dopo una meticolosa spersonalizzazione. Chi ha detto che fa guarire un medico o un altro professionista della salute che nemmeno si presenta come tale al paziente o che non ritiene necessario dire il proprio nome? Si perde solo tempo a spiegare le fasi di una cura o a chiedere scusa per le interminabili attese, magari chiarendone i motivi? O non sarebbe piuttosto un contributo al recupero della salute? Si esce dai nostri ospedali magari clinicamente guariti, di certo troppo spesso insoddisfatti e mortificati. Una contraddizione che trova conferma nella discrepanza di giudizio tra curanti e curati, quasi mai concordi nella misurazione dell’efficacia delle prestazioni. Una sanità che si occupa della malattia e non del malato: anche questo è un problema di cui farci carico, perché si possono e si devono trovare responsabili e soluzioni».

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