di Federico MONTOMOLI
Consigliere Comunale Capogruppo di Massa Comune
Le parole etica, morale, deontologia, fanno parte del bagaglio, spesso solo propagandistico, di tutti i soggetti, siano essi aziende, associazioni o singoli che agiscono nella società, anche quando, spinti dal meschino interesse di pochi, distruggono perfino la vita di tutto quello che potrebbe essere di ostacolo ai loro interessi. I casi di palese incongruenza, tra i nobili principi enunciati e i comportamenti, sono numerosi sotto gli occhi di tutti e non c’è bisogno di andare a cercarli nell’agire delle multinazionali nel terzo mondo.
Il famoso detto predicare bene e razzolare male è una triste realtà, spesso nell’indifferenza generale. Il fatto che certe azioni o comportamenti non siano illegali o non siano espressamente proibiti non vuol dire che siano moralmente ed eticamente sostenibili. Concetto che non dovrebbe essere difficile da comprendere, se pure ognuno ha sensibilità diverse.
Anche nella nostra cara Maremma, certamente afflitta amministrativamente da malgoverno, in cui molti continuano ad illudersi che sia esente dal malaffare, autorevoli personaggi lanciano continui allarmi, addirittura per preoccupanti segnali di infiltrazioni camorristiche e certamente per un preoccupante crescente livello di corruzione; tanto che il procuratore generale di Grosseto, per contrastare le negatività legate alle questioni urbanistiche di vari comuni, ha sottoscritto una apposita convenzione con la Procure della Corte dei Conti per la massima collaborazione.
Ma il male grande dell’Italia è che in troppi, a tutti i livelli, hanno una doppia morale, e troppi sono afflitti da cortigianeria e si comportano come il manzoniano Don Abbondio, preferendo girarsi dall’altra parte e fingere di non vedere e sentire, facendo violenza alla propria coscienza ed intelligenza; altri, invece, si tramutano in perfetti “Bravi” e si schierano dalla parte del signorotto, accondiscendendo e rendendosi parte attiva di sonore ingiustizie, combattendo ferocemente contro chiunque tenti di perseguire la giustizia ed il rispetto delle leggi.
La politica della doppia morale non stupisce più quasi siamo assuefatti, si va dalle case comprate ad insaputa, ai fondi pubblici utilizzati per acquistare di tutto ad uso personale, dai cioccolatini alle auto, ma, si giustificano, d’altronde la legge non lo proibisce esplicitamente, e via di questo passo.
Alcuni episodi che meritano qualche riflessione e lasciano non poche perplessità si verificano da tempo anche nella nostra Massa; ed anche qui, certamente per accidentali casualità, si ruota intorno al campo delle questioni collegabili all’ urbanistica ed anche qui in tutte le sedi ci sono i nostri bei Don Abbondio ed i feroci Bravi. Ci viene in mente la ex-Agraria, l’area Molendi, la futura (ahime!!) area del Magrone, gli incarichi affidati per motivi di urgenza senza pubblicazione di bando che dopo sei mesi non hanno ancora prodotto nulla, le assunzioni avviate con procedure non rigorose, addirittura senza specifica, quanto indispensabile, delibera di giunta, e varie altre questioni che via via si leggono sui giornali.
Una morale, un’etica e gli stessi codici deontologici liberamente letti, interpretati e adattati al bisogno.
Vogliamo un esempio a proposito di doppia morale?
Un architetto, denunciando le stranezze di un concorso pubblico, chiama un collega con un nomignolo tipo “pistola” e viene sospeso per due mesi dall’ordine perché, (offendendo?), ha violato il codice deontologico. Un altro architetto, a caso, finisce agli arresti domiciliari ed è rinviato a giudizio: tra i capi di accusa falso ideologico e turbativa di asta per vicende legate all’urbanistica di un comune, ed i medesimi rigorosissimi componenti del Consiglio dell’ordine lo sospendono solo per il tempo che sono durati gli arresti domiciliari, pochi giorni, pur essendo in attesa di giudizio. Non crediamo davvero che per tutti gli architetti sia normale che si tengano comportamenti tali da giustificare la richiesta di rinvio a giudizio e di arresti domiciliari, anzi crediamo che molti ritengano lesivi dell’intera professione tali comportamenti e non ne abbiano nulla da spartire, eppure non c’è nessuna rimostranza nei confronti di scelte disciplinari tanto contrastanti.
Ora per l’architetto sospeso perché scrive di colleghi “pistola” e facezie del genere si potrebbe profilare un nuovo procedimento, per altre “gravissime” violazioni del codice deontologico, quali pubblicazioni, se pure non effettuate dallo stesso, risalenti al novembre 2011, tra cui la retribuzione di funzionario pubblico del Presidente. Mentre l’altro Sig. architetto, per cui tutti sono pronti a togliersi tanto di cappello, continua tranquillamente nella propria attività professionale, compresi i rapporti con la pubblica amministrazione.
Non sarà per caso che l’architetto criminale (dare del “pistola” e uno tra i crimini più gravi! Altro che turbativa d’asta!) dia noia con le sue denunce e si è voluto colpire, non certo per i nomignoli, ma perché ha portato all’attenzione di tutti e documentato tante questioni legate alle scelte urbanistiche del proprio comune e le vicende di un concorso pubblico che ad essere benevoli lascia molte perplessità? Tanto per ricordare: concorso emesso senza delibera di giunta, pubblicato all’albo pretorio del comune dal 13 al 29 agosto. Al vincitore viene anche attribuito un aumento di stipendio. L’Ordine che non avvisa i propri iscritti perché non ne era a conoscenza, quando il “criminale” manda una comunicazione allo stesso ordine per sollecitarli ad inviare la comunicazione a tutti gli iscritti la posta elettronica non funzionava. La commissione giudicatrice era composta da due componenti del Consiglio dell’ordine, tra cui il Presidente ed entrambi lavorano gerarchicamente dipendenti nello stesso ente. A parte le procedure di indizione, sia chiaro che per lo svolgimento della selezione non ci sono elementi per dire che non sia stata regolare e quindi non c’è nessun illecito, ma dal punto di vista dell’etica e della deontologia o della semplice opportunità, proprio non c’è niente da dire? Un comune cittadino che storce il naso di fronte a questa serie di casualità è un pazzoide?
Come al solito c’è e ci sarà chi si mette con decisione nei panni dei “Bravi”, a sostegno dei potentati, infamando e attaccando l’illuso che chiede moralità, trasparenza, giustizia, rispetto delle regole e chi invece, come Don Abbondio, stringendosi nelle spalle e cercando di starsene fuori dalle contese, giustificando a se stesso che come va il mondo si sa,… e se uno i guai se li va a cercare…, contribuiranno entrambi al dilagare del malgoverno che non sempre, ma spesso, coincide anche con il malaffare, da cui anch’essi fingono di essere disgustati.
Avendo un procedimento penale in corso per una diffamazione avanzato da uno dei soggetti ai quali sembra far riferimento Federico nella propria nota, al quale la cronaca locale di un quotidiano ha dato grande pubblicità (a proposito, come avrà avuto la notizia? Ci vorrà del tempo, ma state certi che lo scopriremo) non intendo fare commenti in merito.
Posso solo dire, senza avanzare la benchè minima insinuazione verso nessuno, che il mondo degli Ordini Professionali sembra percorso da privilegi e situazioni assai discutibili, ben descritte da un libro del quale vi consiglio caldamente la lettura
http://www.chiarelettere.it/libro/principio-attivo/i-veri-intoccabili.php
Il post di Federico termina con “contribuiranno entrambi al dilagare del malgoverno che non sempre, ma spesso, coincide anche con il malaffare, da cui anch’essi fingono di essere disgustati”.
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Ebbene, fingere di essere disgustati dal malgoverno, soprattutto a piccola scala, è diventato lo sport nazionale. Taluni sono dei veri campioni, degni della convocazione per partecipare alle Olimpiadi.
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La verità, a mio modesto avviso, è che SONO TROPPI coloro ai quali le cose vanno bene per come vanno. Lo status quo è perfetto per chi ha avuto privilegi, ha da nascondere qualcosa, non ha capacità, persegue sporchi interessi, naviga tra l’egoismo e il disprezzo altrui.
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Un cambiamento radicale delle cose porterebbe taluni a perdere in breve tempo tutti i privilegi lentamente e ingiustamente acquisiti ai danni degli altri, costringendoli a confrontarsi con le proprie reali IN-capacità, celate e ignorate solo dalla politica di bassa lega nei confronti della quale dovranno sempre dichiararsi [consapevolmente] schiavi.
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Ribadisco:
La paura di perdere la reputazione era un deterrente potente rispetto alla tentazione di violare le regole, quando sulla reputazione veniva costruita una vita, oltre che la carriera.
Pier Luigi Celli, Breviario di cinismo ben temperato, 2002