SANITA’
Il ministero della Salute ha reso noto quali sono le regioni tra cui verranno individuate le tre “benchmark” – La sanità toscana non è un esempio esclusa dall’elenco di quelle da imitare
La Sanità toscana non è più tra quelle di riferimento a livello nazionale. Il ministero alla salute ha reso note quali sono le regioni tra cui verranno trovate le tre “benchmark”, cioè le realtà alle quali rifarsi per definire i criteri di qualità dei servizi sanitari da erogare e per individuare l’appropriatezza e l’efficienza per determinare costi e fabbisogni standard. Se la giocano in cinque per diventare gli esempi da imitare: Umbria, Emilia-Romagna, Marche, Lombardia e Veneto. La Toscana è fuori, dovrà far funzionare il suo sistema sanitario riferendosi ad altri. La comunicazione ufficiale da parte del ministro Beatrice Lorenzin dell’elenco delle Regioni coinvolte ha creato più di un mal di pancia in via Taddeo Alderotti, dove ha sede l’assessorato alla salute. Per anni la Toscana è stata abituata ad essere additata come esempio, anche da ministri del Pdl, per conti e qualità dei servizi offerti. Quell’era sembra essersi conclusa. La selezione delle Regioni “benchmark” è stata fatta basandosi principalmente su criteri finanziari. E infatti non è presente nessuna realtà del sud. Si è fatto riferimento ai conti 2011, quando quattro delle cinque prescelte avevano raggiunto l’equilibrio di bilanci, erogando ovviamente tutti i livelli essenziali di assistenza. Solo l’Emilia era in rosci so (di circa 104 milioni di euro), ma meno della nostra regione. In base al documento del ministero la sanità toscana ha avuto un risultato di esercizio con un passivo in sanità di 113 milioni di euro, che poi è stato ripianato con fondi della giunta. Il dato comunque non ha permesso di rientrare tra le cinque che faranno da esempio per le altre. Qualcuno in assessorato fa notare come la decisione di certificare i bilan- in qualche modo “blindi” i numeri, cosa che non avviene in altre realtà, dove i conti possono essere maggiormente “manipolati”. E’ anche vero però che il processo di certificazione non ha evitato che alla Asl di Massa si creasse un buco record da 420 milioni di euro. Un caso unico in Italia. Ma al di là dei criteri di selezione delle Regioni virtuose, lo smacco per essere fuori è comunque forte. Da un po’ di tempo, del resto, la sanità Toscana non ha più lo stesso peso a livello nazionale, anche per questioni più propriamente sanitarie. Ai tavoli dove si pensano le riforme del sistema sanitario ci sono attori più influenti.