Quanto riferito da ARPAT, senza peraltro fornire alcuna analisi ufficiale, è a nostra conoscenza solo dal 16 Aprile.
Abbiamo quindi insistito reclamando risposte che, in maniera contraddittoria, sono state fornite solo all’amministrazione comunale che non le ha mai fatte pervenire alla Civica né, tanto meno, le ha pubblicate.
Senza alcun riferimento al quadro normativo, del quale ognuno di noi conosce molto bene le strade da percorrere o evitare per giungere a destinazione senza difficoltà, mi fa specie il capoverso che così recita:
“… come dichiarato dal responsabile del cantiere i rifiuti di demolizione sono stati recuperati mediante riutilizzo all’interno del cantiere stesso per la formazione di sottofondi o massicciate”
Forse il Dott. Giancarlo Sbrilli non è a conoscenza che l’area dove sono state effettuate tali operazioni si trova nelle immediate adiacenze (addirittura direttamente sopra, come risulta da carte geologiche più professionali di quella del Piano Strutturale) della formazione del travertino, acquifero importantissimo dell’area di Massa, il cui affioramento è soggetto a rigide prescrizioni (vedi cartografia a supporto del Piano Strutturale)
E’ quindi verosimile pensare che le acque meteoriche, infiltrandosi nel terreno, possano mobilizzare gli ioni metallo e immetterli nel ciclo idrologico, con conseguenze facilmente prevedibili.