Ho trascorso Pasqua e Pasquetta a Massa.
Finalmente un po’ di gente, un po’ di movimento (almeno in Piazza e nel Corso).
Ho girellato per il paese, in qua e in là, proprio come fanno i turisti…
E mi sono messo nei loro panni.
Manca ogni tipo di indicazione turistica.
Nessun vero elemento di arredo urbano.
La piazza, in molti angoli, è sporca.
Il corso, idem.
L’ombrellone del Bar Michelengelo è tristemente chiuso, come una bandiera ammainata.
Sul sagrato del duomo, a ridosso del campanile, c’è una transenna che, almeno in questi due giorni poteva essere tolta.
La Palazzina dei Conti di Biserno (così come il fabbricato adiacente) è coperta da un ponteggio che, montato prima di Natale, non è stato ancora utilizzato un solo giorno.
Il riflesso sul vetro che protegge l’affresco alle Fonti dell’Abbondanza ne impedisce la vista.
L’ufficio informazioni è aperto ma è buio; é come se non ci posse perché nessuno sa dov’è.
Le porte del Comune sono chiuse (lì, al piano terra, dovrebbero stare gli uffici turistico e di accoglienza!!!).
Anche tanti negozi sono chiusi.
Le bacheche di fronte al Comune sono allestite in modo vomitevole.
I tavoli di pizzerie e gelaterie fanno colore ma sono pressoché vuoti.
Ancora quella maledetta struttura della Banca Popolare di Novara che fa inorrridire chiunque.
Non un solo amministratore in giro.
Via Goldoni è deserta.
Da via Moncini qualcuno si sta dirigendo verso la parte alta pensando di trovarci chissà cosa.
Intorno alla Torre del Candeliere una desolazione indescrivibile.
Niente servizi, da quelle parti.
In Cittanuova quasi nessuno, nemmeno in direzione del Museo di Arte Sacra.
I (pochi) turisti che ci sono si lamentano.
Uno, in particolare scuote la testa e dice: questo paese sarebbe bellissimo solo se…
Ma è tenuto male…
Ecco, sentendo tali parole, vi giuro, mi sono vergognato di essere massetano.
La “mia” Massa non può essere questa.
E non era un pesce d’Aprile.
Il problema è che non sei tu che dovresti vergognarti.
La vergogna è l’emozione che accompagna l’auto-valutazione di un fallimento globale nel rispetto delle regole, scopi o modelli di condotta condivisi con gli altri; da una parte è una emozione negativa che coinvolge l’intero individuo rispetto alla propria inadeguatezza, dall’altra è il rendersi conto di aver fatto qualcosa per cui possiamo essere considerati dagli altri in maniera totalmente opposta rispetto a quello che avremmo desiderato.
A differenza dell’imbarazzo, che si sperimenta esclusivamente in presenza degli altri, ci si può vergognare da soli e per lungo tempo; inoltre, mentre l’imbarazzo sorge per l’infrazione di regole sociali che possono anche non essere condivise, la vergogna è il segnale della rottura di regole di condotta alle quali personalmente si aderisce.