La politica italiana, purtroppo, sappiamo tutti che cosa è diventata.
A me, ad esempio, piace definirla “l’arte di trarre un profitto personale e di partito dall’amministrare la Cosa Pubblica, cercando di far credere l’esatto contrario”.
Potremmo divertirci e coniare migliaia di definizioni di questo tipo.
La politica dei piccoli centri si fonda spesso sul clientelismo e, per la convenienza dei pochi che ne tirano le fila, si affida all’inconsistenza e all’inettitudine di soggetti che non avrebbero altre possibilità se non quella di vestire i panni dei parassiti.
Ma, sempre al riguardo delle amministrazioni locali medio piccole, pur valendo quanto sopra, spesso ci si imbatte in realtà dove, comunque, qualcosa si è riusciti a fare.
La differenza la fanno sempre le persone e non le bandiere.
Prendete, ad esempio, l’Emilia Romagna: rossa come la Toscana (se non di più), ha favorito uno sviluppo socio-economico che non è neppure paragonabile al nostro.
Neppure paragonabile.
L’Emilia Romagna è un mondo completamente diverso dalla Toscana e lo dico avendo lavorato per molti anni con aziende Emiliane,
L’economia è basata su alcune (poche) grandi aziende e su una miriade di piccole aziende in cui i dipendenti si sentono parte integrante dell’azienda e si spronano a vicenda all’impegno per la crescita dell’azienda che rappresenta il loro posto di lavoro.
Fare il politico significa da quelle parti cooperare a tempo determinato per la crescita della propria cittadina in parallelo alla propria attività e non fare politica per cessare la propria attività.
Quindi non si tratta di dare la colpa a questo o quel partito bensi’ alle persone che lo rappresentano. In Toscana siamo stati sfortunati, in provincia di Grosseto molto sfortunati e a Massa Marittima sfortunatissimi.