Punti di sospensione
Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.
Segni di punteggiatura
I punti (o puntini, o puntolini) di sospensione, anche
chiamati puntini sospensivi o (nel parlato) tre puntini, sono un segno di
punteggiatura costituito graficamente da un gruppo di tre punti consecutivi
scritti orizzontalmente. Si tratta di un segno di pausa e quindi nella lettura
corrisponde a un intervallo fonetico paragonabile a quello di una virgola.
I punti di sospensione sono sempre in numero di tre, sia che si trovino alla
fine, all’inizio o all’interno di un periodo.
I punti di sospensione hanno vari utilizzi:
Segnalano una “sospensione” nel discorso (da cui il nome), come
una frase non conclusa, un’esitazione o un accenno lasciato volutamente
indefinito (figura retorica dell’ellissi). Sono utilizzati anche per riprodurre
l’andamento spezzato ricco di pause della lingua parlata.[1] Sono staccati alla
parola che li precede e sono seguiti sempre da uno spazio a meno che il
carattere successivo non sia una parentesi di chiusura o un punto
interrogativo[senza fonte]. Se posti alla fine di una frase si riprende con la
lettera maiuscola. Esempi:
«Andammo a cena insieme e poi…»
«Ella è… non è…» (Dante, Divina Commedia, Canto settimo del Purgatorio)
Segnalano anche la “sospensione” di una parola che pronunciata per
esteso risulterebbe volgare, di turpiloquio o una imprecazione. In questo caso
i puntini sono attaccati alla parte antecedente o seguente del termine. Esempi:
“vaff…”
“…zzo”
Se sono soli in una frase, i punti di sospensione indicano sorpresa e
stupore: non è raro trovare questo utilizzo nei romanzi e nelle opere di
narrativa in genere.
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impunità: significato
.
• Condizione di chi non è soggetto ad alcuna pena
All’epoca non sopraggiunsero querele
.
Non ho paura delle querele ma dello status quo………………………………………………
ATTENZIONE
Punti di sospensione
Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.
Segni di punteggiatura
I punti (o puntini, o puntolini) di sospensione, anche
chiamati puntini sospensivi o (nel parlato) tre puntini, sono un segno di
punteggiatura costituito graficamente da un gruppo di tre punti consecutivi
scritti orizzontalmente. Si tratta di un segno di pausa e quindi nella lettura
corrisponde a un intervallo fonetico paragonabile a quello di una virgola.
I punti di sospensione sono sempre in numero di tre, sia che si trovino alla
fine, all’inizio o all’interno di un periodo.
I punti di sospensione hanno vari utilizzi:
Segnalano una “sospensione” nel discorso (da cui il nome), come
una frase non conclusa, un’esitazione o un accenno lasciato volutamente
indefinito (figura retorica dell’ellissi). Sono utilizzati anche per riprodurre
l’andamento spezzato ricco di pause della lingua parlata.[1] Sono staccati alla
parola che li precede e sono seguiti sempre da uno spazio a meno che il
carattere successivo non sia una parentesi di chiusura o un punto
interrogativo[senza fonte]. Se posti alla fine di una frase si riprende con la
lettera maiuscola. Esempi:
«Andammo a cena insieme e poi…»
«Ella è… non è…» (Dante, Divina Commedia, Canto settimo del Purgatorio)
Segnalano anche la “sospensione” di una parola che pronunciata per
esteso risulterebbe volgare, di turpiloquio o una imprecazione. In questo caso
i puntini sono attaccati alla parte antecedente o seguente del termine. Esempi:
“vaff…”
“…zzo”
Se sono soli in una frase, i punti di sospensione indicano sorpresa e
stupore: non è raro trovare questo utilizzo nei romanzi e nelle opere di
narrativa in genere.