IL TIRRENO
Rassegna stampa quotidiana della Provincia di Grosseto a cura dell’URP
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2013-02-28
PANORAMA POLITICO
La svolta nel 2011 con Gori e Olivotto in consiglio comunale a Grosseto e Pitigliano
I grillini in Maremma, una storia iniziata nel 2010
Dagli incontri con 20 curiosi in sala Pegaso di Schiaretti e Gori al primato in città Tra i sostenitori l’architetto Aureli, il dirigente An Renis, l’avvocato Andreucci
Quando Grillo nel 2009 sostenne il candidato sindaco di Follonica Ubaldo Giardelli
di Gabriele Baldanzi GROSSETO «Né con la sinistra, né con la destra, ma sopra». Era il 20 ottobre del 2010 quando, in sala Pegaso, i grillini grossetani presentarono il movimento “Grosseto a 5 stelle”. In città si sarebbe votato 8 mesi dopo. Le amministrative che portarono al Bonifazi bis. Alan Schiaretti e Giacomo Gori erano, allora, i portavoce di un gruppo di persone che già da anni, anche a Grosseto, attraverso i cosiddetti Meet-Up, lavoravano insieme, discutevano e tracciavano la rotta. Prima ancora – correva l’anno 2009 – in piena campagna elettorale per il rinnovo del governo della Provincia e del Comune di Follonica, Beppe Grillo era arrivato nella città del Golfo, ai piedi della Torre Azzurra, per sostenere la candidatura a sindaco di Ubaldo Giardelli. Quella volta non andò benissimo. Tanta gente al comizio, pochi voti al grillino. Sembra passato un secolo. La svolta nel 2011 quando Giacomo Gori (attivo dal 2006, prima ancora del V-day) entra in consiglio a Grosseto e Lorenzo Olivotto a Pitigliano. Oggi M5S è il primo partito nei comuni di Grosseto, Orbetello, Monte Argentario e Campagnatico. In città Gori, si votasse a primavera, sarebbe il candidato sindaco favorito. Altro che Borghi o Lamioni. Eppure, dietro al risultato ottenuto in Maremma, non ci sono né papaveri, né centri di potere. «Cerchiamo persone che per la severità delle loro posizioni anti-sistema e una volontà chiara di fare una politica vicina ai cittadini, diventino un gruppo, una rete pronta a togliere le deleghe ai partiti per amministrare direttamente i Comuni, trasformando quest’ultimi in un vero strumento di benessere e buon governo». Questo dissero tre anni fa Gori e Schiaretti, in sala Pegaso, davanti a una platea di 20-30 curiosi. Beppe Grillo fu nominato un paio di volte. Non di più. «Se non ci obbligasse la legge – disse Gori – non sceglieremmo neppure il candidato sindaco, che è il nostro ultimo pensiero». A quella iniziativa, tra i volti noti presenti in mezzo al pubblico, scorgemmo Marco Micheli (già assessore in Comune in quota al Mat). Con Alan Schiaretti, libero professionista, uno dei pionieri del grillismo a Grosseto, abbiamo parlato ieri al telefono. «Non sono iscritto al movimento, partecipo a qualche iniziativa quando ho tempo e quando sono preparato su un tema, per esempio la mobilità. Ma non credo interessi a nessuno cosa faccio io. Sono uno dei 13 mila grossetani che sostengono M5S e sicuramente la persona meno adatta a raccontarne la storia e l’evoluzione, che poi è tutta sul web». Adesso in città il sostenitore più famoso del M5S è l’architetto Roberto Aureli, socialista, che al tempo in cui Gori e Schiaretti organizzavano le prime iniziative elettorali a giro per la Maremma, partecipò alle primarie interne del Pdl da indipendente. Sì, perché tra tanti comuni cittadini, il movimento ha fatto incetta di consenso anche tra qualche “pentito” della vecchia politica. Oltre al già citato Aureli, è il caso di Adriano Renis, ex presidente di circoscrizione a Marina, dirigente di An e poi candidato alla presidenza della Provincia da La Destra. Percorso simile a quello di Andrea Urso, imprenditore laziale, storicamente collocato a destra, ex candidato sindaco a Sorano. Altra ex Pdl vicina a M5S è Laura Andreucci, avvocato, componente della commissione pari opportunità del Comune di Grosseto. A Massa Marittima ha lavorato convintamente per M5S il consigliere comunale Alessandro Tassoni. Gori, su questo fronte, è già stato molto chiaro: «Non respingiamo nessuno perché i trascorsi politici non ci interessano. M5S non ha affinità con la politica propriamente intesa. Il movimento non ha etichette e non ne vuole».