da www.liberoquotidiano.it
A Fini assegno da 260mila euro – Quanto ci costano i trombati
Maxi liquidazione e ricca pensione per l’ex presidente della Camera. Ricchi “premi di consolazione” pure per Di Pietro, Bonino, Marini.
Il più illustre dei «trombati», come l’ha definito ieri senza mezzi termini perfino la presidenza del Consiglio dei ministri sul proprio sito Internet, è il presidente della Camera, Gianfranco Fini.
È lui il bocciato più celebre di questa tornata elettorale.
Il suo partito, Futuro e Libertà, è praticamente scomparso: ha ottenuto lo 0,46% alla Camera, un terzo circa dei consensi pur ottenuti da Oscar Giannino dopo il caso delle false lauree e del suo falso master a Chicago.
Così Fini che si era messo di traverso all’apparentamento con Giannino temendo giustamente di non ottenere nemmeno quei consensi, andrà a fargli compagnia nella società civile.
A differenza del giornalista, Fini anche fuori dal Parlamento continuerà ad essere mantenuto dalle tasche degli elettori fino all’ultimo.
Semplicemente costerà un po’ meno di ora.
Fra un paio di mesi intascherà l’assegno di fine mandato, che dovrebbe ammontare a circa 260 mila euro netti.
È una sorta di liquidazione che deputati e senatori ottengono quando non vengono più rieletti (o quando dovessero essere eletti nel Parlamento europeo).
Nel 1992, quando venne fuori la cosiddetta Tangentopoli, gli ex fascisti e gli ex comunisti sollevarono la questione morale, spuntando fuoco e fiamme verso gli esponenti della DC e del PSI, con accuse di ogni genere, compresa quella, ovviamente di attaccamento alla poltrona.
Qualche mese fa La Nazione pubblicò articoli che testimoniavano che, salvo qualche rara eccezione (tipo Beppe Pisanu, Pierfurby Casini, Giorgino La Malfa), i nuovi dorotei erano diventati gli ex fascisti e gli ex comunisti.
Ma i dorotei, così come i socialisti craxiani, rispetto a questi poveri diavoli, erano proprio di un’altra pasta