tratto da www.libero.it
venerdì 21 dicembre 2012
L’esperienza delle Società della Salute in Toscana va verso la fine. La prossima chiusura è stata ufficializzata questa mattina nella conferenza delle SdS presso la sede dell’Assessorato al Diritto alla Salute della Regione Toscana.
“Come UNCEM – ha dichiarato il Presidente Oreste Giurlani – abbiamo da sempre sostenuto quanto le Società della Salute, in particolar modo quelle montane, siano state un’esperienza positiva nel corso degli anni, ma a questo punto è necessario delineare il percorso di uscita senza però compromettere il sistema socio-sanitario locale in qualità e quantità”.
“Da parte dei Sindaci e amministratori presenti – ha aggiunto Giurlani – è stato chiesto alla Regione un impegno forte nel delineare il percorso da intraprendere alla luce del superamento”.
“Una cosa deve essere certa – è stato ribadito – “ciò che non può mancare, sono quelle specifiche politiche di governo del territorio montano per quanto riguarda il sociale e sanitario e la loro integrazione. In montagna le Società della Salute nel corso degli anni hanno rappresentato proprio quell’anello di congiunzione tra i due settori portando importanti ricadute sui territori minori, isolati e marginali, ora è necessario non far crollare tutto questo per non far sì che a pagarne le spese siano i cittadini”.
Esulta invece Stefano Mugnai, consigliere regionale del Pdl e vicepresidente della Commissione Sanità. “Con l’annuncio della chiusura imminente della Società della Salute, il Pdl finalmente porta al traguardo una sua storica battaglia. Ora, però, da qui parta il processo di sburocratizzazione e spoliticizzazione di cui la sanità toscana ha bisogno”.
“Nate come atto di creatività amministrativa dall’allora assessore alla sanità Enrico Rossi – riassume Mugnai – le SdS hanno vissuto anni di sperimentazione di cui i cittadini raramente si sono accorti, riscuotendo bocciature tanto dalla Corte dei conti quanto, per la loro configurazione giuridica in consorzi, dalla Corte costituzionale. Poi è toccato ai sindaci levare le loro voci contro questi organismi ibridi, operanti entro un limbo normativo e funzionale inaccettabile per chi vi si trovava ad operare. Finalmente, oggi, arriva l’annuncio della chiusura, dopo un confronto di idee nel quale possiamo ben dire di aver avuto ragione, al di là della corsa al sorpasso che in questi giorni si innesca da più parti per ascriversi il merito di un’iniziativa che noi abbiamo sempre caldeggiato, voluto e teorizzato”.
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Le “Società della Salute” sono un tentativo ambizioso della Regione Toscana, e dell’ex assessore regionale alla Sanità Enrico Rossi, di ricondurre sotto un’unica gestione integrata i servizi socio sanitari e socio assistenziali, non riconducibili all’assistenza ospedaliera, erogati dai diversi soggetti istituzionali e non (Aziende USL, Comuni, ex IPAB – divenuti ASP ovvero Aziende Pubbliche per i Servizi alla Persona, medici convenzionati, associazioni non profit e del privato sociale).
L’allora assessore regionale Enrico Rossi, a quel tempo coordinatore per le politiche sanitarie della Conferenza Stato Regioni, le sottopose nel 2002 all’attenzione dell’allora Ministro della sanità Girolamo Sirchia, ottenendone un giudizio positivo ed un invito alla sperimentazione che, con la riforma del Titolo V della Costituzione, non doveva comunque più essere sottoposta all’autorizzazione ministeriale.
Per questo motivo inviterei l’amico Stefano Mugnai (PDL), ex assistente di Lorenzo Zirri (CDU, poi confluito nel gruppo di Formigoni), ad essere meno severo con i propri giudizi sulle Società della Salute (SdS). Mi ritrovo molto di più con il giudizio a suo tempo espresso dall’amico Marco Carraresi che, pur criticando con precise motivazioni le SdS, invitava a seguirne con attenzione e rispetto la sperimentazione, rinviando i propri giudizi al termine della sperimentazione triennale, secondo le modalità previste in una delibera del Consiglio Regionale del mese di Settembre dell’anno 2003.
Questo fu il percorso seguito da me e Cappelloni, prima con la Delibera C.C. n°95 del 26 Novembre 2003 e poi con la successiva Delibera C.C. n°95 del 20 Dicembre 2004, con la quale abbiamo accompagnato in modo critico, ma anche propositivo e privo di inutile spirito polemico (si leggano a tale scopo gli interventi letti in consiglio comunale ed allegati alle due deliberazioni) questa sperimentazione.
Nel corso dei due anni successivi, per gentile intercessione del Sindaco Lidia Bai e del Presidente della Società della Salute Luciano Fedeli, ci fu anche consentito di far parte di una delle commissioni (percorsi ospedale territorio), e di conoscere persone dalle qualità davvero notevoli, confrontandomi con le quali ho imparato molto.
Al termine di questo lavoro, è scaturita prima l’immagine di salute del territorio e poi il PIS (Piano Integrato di Salute). Poi, dovendo passare alla fase attuativa di questi processo, che avrebbe dovuto portare alla creazione di molti servizi, credo che la sperimentazione si sia come impantanata, tanto che anche la Sezione Regionale di Controllo della Corte dei Conti, in un proprio referto del 2010, ha fortemente censurato ritardi ed i profili di estrema burocratizzazione di questa sperimentazione, che riguardava ben 27 zone socio sanitarie in tutta la Toscana.
Chi oggi gioisce, legittimamente, della fine delle Società della Salute, dovrebbe anche porsi un’altra domanda: in quale altro modo, certamente migliore di quello delle SdS, sarà possibile coinvolgere tutti i professionisti della sanità nella gestione dei servizi socio sanitari e socio assistenziali territoriali, compresi quelli ad alta integrazione, mettendo al centro i bisogni reali dei cittadini?
E’ ancora tollerabile che i degenti, specie anziani, debbano girare come una trottola da un servizio all’altro, da un professionista all’altro, portandosi sotto braccio referti medici e certificati?
Se le Società della Salute avessero funzionato, ci sarebbe stato un tutor territoriale che avrebbe gestito l’intero percorso assistenziale di ciascun degente.
E’ ancora tollerabile che un genitore di bambino piccolo, con quest’ultimo a casa con la febbre alta, debba sentirsi dire dal pediatra al telefono “lo avvolga in una coperta e me lo porti in Studio”, piuttosto che venire egli stesso a visitarlo a domicilio?
Questo era uno egli scopi della sperimentazione delle Unità di Cure Primarie, con le quali si doveva anche evitare gli accessi inappropriati al Pronto Soccorso Ospedaliero, che determinano ingenti spese a carico della collettività.
Forse sarò un idealista, oltre che un incapace, ma io non riesco ad esultare per il fallimento delle Società della Salute.
Sono certo che il gruppo consiliare “Massa Comune”, dopo l’eccellente interpellanza sull’Ospedale Sant’Andrea, vorrà interessarsi anche degli esiti a livello locale di questa sperimentazione e chiederne conto sia al Sindaco Lidia Bai che al Presidente Luciano Fedeli. Anche io e Cappelloni,
se necessario, ci uniremo a questa richiesta di verifica.
Finché non le vedo chiuse, non le credo chiuse. Perdonate ma non ci credo proprio alla loro chiusura.
la penso nel solito modo…