CORRIERE DI MAREMMA
Rassegna stampa quotidiana della Provincia di Grosseto a cura dell’URP
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2012-12-11
PANORAMA POLITICO
Sale il malessere interno al centrodestra. L’attuale capogruppo lascia il partito e si dimette dal consiglio provinciale De Carolis sbatte la porta, altri pronti a farlo Cerboni: “Berlusconi? Ormai un politicante”
di Giacomo D’Onofrio GROSSETO – Gli smottamenti che l’annuncio della nuova ridiscesa in campo di Berlusconi (la sesta in diciotto anni) sta provocando nel Pdl non lasciano indifferente la Maremma. Dove ieri il coordinatore provinciale Luca Agresti ha dovuto prendere atto di un addio fragoroso: quello del capogruppo in Provincia Alessandro De Carolis Ginanneschi, che con atto di grande sensibilità istituzionale ha deciso di dimettersi anche dalla carica di consigliere provinciale, essendo stato eletto nel 2009 nelle file del Pdl. Addio eccellente Un addio, quello di De Carolis, che va ad allungare la lista di coloro che, per motivi anche differenti, hanno lasciato un partito – il Pdl – che sopratutto nelle ultime settimane ha dato evidenti segni di confusione politica. Prima le primarie, poi i dubbi del Cavaliere, fino al precipitare della situazione con la “sfiducia- non sfiducia” a Monti, che ha aperto la corsa alle elezioni anticipate. De Carolis da tempo si sentiva a disagio nel Pdl: subito dopo le elezioni di maggio aveva esternato tutto il suo malessere affidandosi ad un documento, poi pubbli – cato dal Corriere. Come risposta si era beccato il cicchetto di Agresti: “Il Pdl ha bisogno di dirigenti, non di opinionisti”. De Carolis nel frattempo si è avvicinato alle posizioni di “Fermiamo il declino”, il movimento dell’economista-giornalista Oscar Giannino. E ieri con una nota ha annunciato il suo addio al Pdl. Un addio che nasce dalla presa d’atto “che la politica perseguita dal Pdl era ed è lontana dalle promesse fatte e, comunque, troppo distante dal mio modo di pensare e di essere”. De Carolis contesta “l’inconcepibile appoggio al Governo Monti”, la “condivisione della scellerata politica economica e fiscale”, il “calpestare ogni più elementare regola democratica interna al partito”. L’ormai ex capogruppo parla del Pdl come di un “partito inclusivo solo a parole, ma nei fatti fossilizzato sui soliti vecchi e noti nomi; una dirigenza che, ad ogni li – vello, nonostante le sconfitte tira dritto come nulla fosse”. I “crampi” di molti Per uno che se ne va, sono molti quelli coi crampi allo stomaco. A partire da Mario Lolini, anche lui da tempo in sofferenza e sempre più lontano dal partito. “Torna Berlusconi? – ha dichiarato qualche giorno fa – Toglierebbe l’imbarazzo a molti di quelli che non sanno se rimanere nel partito o no…”. Ma dentro il gruppo consiliare in Comune sono tutti sul piede di guerra, tanto che Luca Agresti è praticamente “in minoranza”. Fabrizio Rossi ha già annunciato di essere pronto ad andarsene dopo la pantomima sulle primarie e insieme a Pierfrancesco Angeli – ni è sulle posizioni di Giorgia Meloni. Domenica sarà a Roma al teatro Brancaccio per partecipare alle “primarie delle idee”. Luigi Colomba è sulle posizioni di Stefania Craxi (fuori dal Pdl), mentre chi sta vivendo un vero e proprio travaglio interiore è il capogruppo Giacomo Cerboni. Cerboni: “Berlusconi come un politicamente qualunque” “Sono molto amareggiato – ammette – Ho sperato davvero che riuscissimo a presentarci agli italiani con un programma e un leader nuovi proprio mentre il Pd punta sul ‘vecchio’ Bersani. Invece Berlusconi ci sta condannando all’ennesima campagna elettorale con le solite dinamiche di contrapposizione frontale…”. Cerboni dice di aspettarsi “che mi buttino fuori…”, ma non se ne va. E non perchè non ne abbia il coraggio: “Se me ne vado via da solo non cambia nulla, se invece saremo un gruppo di persone le cose saranno diverse”. Insomma, il capogruppo in Comune cerca di dare un segnale che sia politico. Si dice vicino a Mario Mauro, il capo delegazione al Parlamento europeo che ha “sparato” contro Berlusconi, ma aspetta l’evolversi della situazione. Di una cosa è certo, però, lui forzista della prima ora: “Con quest’ultima mossa, Berlusconi si ricandida come un qualunque politi – cante che pensa alle prossime elezioni, non alle future generazioni…”. Dietro a Cerboni c’è l’ala cattolica in forte sofferenza. Ci sono Stefano Dragoni, Massimo Ussia, c’è Jacopo Padovani, che su facebook ha scritto: “Nessuno è in vendita, ma il re e i lecchini non lo capiscono”. In posizione critica anche il sindaco dell’Argentario Arturo Cerulli, che sempre su facebook si scambia opinioni col vice coordinatore provinciale Fabrizio Viggiani e scrive: “Quindi forza Berlusconi? Chi avrà il coraggio (nominandi e in odor di nomination a parte) di andarlo a dire? Caro Fabrizio per voi che siete al centro forse la visione è più chiara, ma qui in periferia siamo letteralmente senza parole!” Ex An in crisi Poi ci sono gli ex An in fortissima sofferenza. Di Fabrizio Rossi abbiamo già detto, ma su facebook lo ”sfogatoio” è affollato. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è l’emendamento-scivolone del senatore Mugnai sui capoluoghi delle Province. Una “gaffe” che ha riaperto vecchie ferite interne agli ex aennini. C’è chi tira fuori il congresso provinciale del 2002, quando Mugnai fu eletto “federale” avendo contro Jurij Di Massa. Che a distanza di anni osserva: “Ora come allora, amici miei, questo è il prodotto di una politica fatta di lustrascarpe e servi schiocchi. La coscienza va ascoltata, sempre, ma la pancia dei più viene sempre prima. Franco (Mugnai, ndr) è lì perchè la Maremma ce lo ha mandato e nel bene e nel male è sua espressione. Ora siamo in balia di Milanello…”. A proposito, una volta accettate le dimissioni di De Carolis da consigliere provinciale, le porte di palazzo Aldobrandeschi si apriranno per Moreno Bellettini, primo dei non eletti, ex An, poi Pdl quindi Fli, visto come il fumo negli occhi dai pidiellini locali.