tratto da “Il Giornale della Toscana”
del 24 Settembre 2009

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Un Commento a “Le scatole cinesi”

  • Roberto Ovi says:

    RISOLUZIONE n. 7-00431 SUL COGENERATORE DI SCARLINO, APPROVATO IN DATA 13 MAGGIO 19998 DALLA X COMMISSIONE “ATTIVITA’ PRODUTTIVE” DELLA CAMERA DEI DEPUTATI

    La X Commissione,

    considerato che negli ultimi anni la provincia di Grosseto è stata sottoposta ad un processo di deterioramento delle attività economiche e della condizione sociale, avviato dalla deindustrializzazione del comparto chimico minerario che ha prodotto un tasso di disoccupazione che sfiora ormai il 15 per cento;

    preso atto che l’iniziativa pressante di forze sociali, economiche, politiche delle istituzioni, dei parlamentari per mettere a punto un progetto globale di rilancio attraverso la definizione ed il conseguimento di strumenti di incentivazione e di intervento a sostegno di sviluppo e occupazione, ha ottenuto: a) il riconoscimento di area di crisi (legge 236/93) e i primi relativi finanziamenti; b) l’applicazione degli obiettivi comunitari 2 e 5b; c) la nuova legge mineraria (204/93); d) l’istituzione della società per lo sviluppo (partecipata da Gepi); e) un progetto di patto territoriale sostenuto dalla regione Toscana è in fase di definizione conclusiva;

    preso atto di questo sforzo impegnativo del sistema delle imprese locali e delle istituzioni si deve, tuttavia, segnalare che un punto decisivo e irrinunciabile resta ancora bloccato: il processo di riconversione che ha interessato uno dei più importanti bacini minerari di Italia, quello delle colline metallifere;

    considerato che questo processo prevedeva sì la totale chiusura delle miniere e una ristrutturazione innovativa degli impianti chimici, ma anche la garanzia di un saldo occupazionale attivo nei processi di mobilità dei lavoratori e la realizzazione di un progetto di sviluppo plurisettoriale, eco-compatibile (piccola impresa, agroalimentare, turismo, ambiente, cultura…) in grado di concretizzare una grande opera di risanamento e tutela ambientale e di ricostruzione economico-sociale;
    evidenziato che protagonista di questo progetto avrebbe dovuto essere l’Eni con le sue consociate presenti sul territorio (Nuova Solmine, Eni ambiente, Eni risorse, Minieraria Campiano) in sinergia con enti locali e regione Toscana;

    constatato che a distanza di sei anni dall’avvio di questa fase si stanno registrando: a) defaticanti lentezze nella messa a punto di nuove attività produttive, in certi casi il precoce esaurimento di alcune già avviate; b) il mancato rispetto sui livelli occupazionali, la precarizzazione crescente del lavoro nell’indotto, nessuno spazio per l’occupazione giovanile; c) la chiusura e messa in sicurezza degli impianti (attualmente si propone lo smantellamento di quelli più antichi della miniera di Niccioleta) senza una preventiva verifica di impatto ambientale, senza un progetto organico per la bonifica del territorio con le necessarie relazioni con il progetto di parco archeologico-minerario proposto dagli enti locali, con rischi per la salute dei cittadini, per l’ambiente, per la valorizzazione e tutela di un patrimonio che è parte integrante della cultura, delle tradizioni, del lavoro, della storia di questa terra; d) la privatizzazione della società Solmine e i rischi di frammentazione ed alienazione ai privati di un vasto patrimonio pubblico immobiliare, che potrebbe al contrario rappresentare un vettore del nuovo sviluppo; e) la proposta contraddittoria e contrastata da un vasto movimento di netta opposizione sociale, politica ed istituzionale, per la realizzazione di un impianto cogeneratore di energia, con utilizzo di rifiuti non classificati, che ha destato allarme e del quale oltre la sentenza recente del Tar Toscana che ne ha di fatto ammesso la fattibilità, si chiede, comunque, la disattivazione della fase sperimentale e la non realizzazione;

    constatato che la verifica aperta, nei mesi passati, in sede regionale e ministeriale con Eni e consociate al fine di definire un coerente impegno sul territorio, risarcitorio e promotore di sviluppo e occupazione, si è, per un verso, illanguidita senza concretizzarsi in nessun impegno diretto e autonomo di Eni o partecipato con progetti locali di sviluppo e dei servizi; e per l’altro verso, inceppato nella controversia irresolubile sul cogeneratore;

    considerato che è inaccettabile che l’Eni smobiliti dal nostro territorio, dopo anni di sfruttamento, lasciando un cumulo di problemi ambientali, produttivi, occupazionali e sociali irrisolti;

    impegna il Governo

    a promuovere un tavolo di confronto con ENI, regione Toscana, enti locali, forze sociali, allo scopo di rilanciare e definire, con la utilizzazione dell’ampio quadro di strumenti ed interventi disponibili, un patto per lo sviluppo e l’occupazione che impegni direttamente l’ENI e il suo sistema di relazioni industriali in coerenza con le valutazioni sopra espresse e finalizzato a tre obiettivi prioritari:

    1) piano di bonifica ambientale del territorio a partire dai compendi minerari dismessi, coordinato con i progetti di tutela e valorizazzione dell’area, in collegamento con il sistema ambientale protetto a livello provinciale (parchi, aree protette, laguna di Orbetello, eccetera) fino alla realizzazione di un polo tecnologico ambientale per la ricerca, la sperimentazione e la formazione;

    2) nuova fase dello sviluppo e nuova occupazione con progetti fortemente innovativi e sostenibili ad opera del sistema delle imprese locali e del sistema industriale ENI, e verifica della possibile partecipazione a progetti per la gestione di grandi servizi (acqua, rifiuti);

    3) in attesa della definizione concertata dei punti 1 e 2, blocco di ogni iniziativa di smobilizzo di attività produttive, del patrimonio pubblico ENI-SNAM, ed altresì di ogni iniziativa di messa in sicurezza attiva o passiva senza la preventiva intesa con gli enti locali, affermando coerentemente il principio di sussidiarietà riconosciuto ampiamente dalla legge n. 59 del 1997 anche in materia di industrie minerarie;

    impegna altresì il Governo

    a disattivare la fase sperimentale e a non consentire comunque la realizzazione dell’impianto di cogenerazione di Scarlino.

    Manzini, Mussi, Tattarini, Campatelli, Brunale, Vigni

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